Leonardo da Vinci: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni di Leonardo da Vinci: Vittorio Sgarbi, Leonardo come genio dell'imperfezione
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*La passione dell'animo caccia via la lussuria.<ref>Dal ''Codice Atlantico'', 358 va, 994 v, in ''Scritti letterari'', a cura di Augusto Marinoni, Rizzoli, 1974.</ref>
*Or guarda, lettore, quello che noi potremo credere ai nostri antichi, i quali hanno voluto difinire che cosa s[ia a]nima e vita, cose improvabili, q[uando] quelle che con isperienza ognora si possano chiaramente conoscere e provare, sono per tanti seculi ignorate e falsamente credute.<ref name=Kemp/>
*Se dobbiamo puntualizzare quale fosse la sua specialità, quello che più assomiglia non dico ad un lavoro -parola troppo pericolosa per lui- ma ad un'applicazione è di fare il cantautore. Girava così. e questo lo porta anche a Milano. E sente che la musica, in quanto arte immateriale...Leonardo era un cantore di strada, un cantautore aplicato alla capacità di comunicare con l'affabulazione [e] con la bellezza della voce qualcosa che è immediato. Aveva iniziato come letterato, ma non mi risulta che vi fossero un "Promessi Sposi", un canone o un'opera letteraria fondamentale, perchè la caratteristica della sua grande insoddisfazione è che del grande Leonardo architetto non c'è una sola architettura, del grande Leonardo scultore una sola scultura, del grande poeta e trattatista un solo verso: non c'è niente, sono tutte ipotesi non realizzate. In tutto questo, lui ha un'impotenza sostanziale alla conclusione e [il Vasari] dice che «anche nelle lettere avrebbe fatto profitto tanto grande se egli non fosse stato così vario e instabile. Periocchè egli si mise ad imparare molte cose e, cominciatele, egli poi le abandonava». Questo talento dell'incompiutezza gli dà una condizione speciale, quella per cui Leonardo è il [[genio]] dell'imperfezione. ([[Vittorio Sgarbi]])
*Se questa sua [dell'uomo] composizione ti pare di maraviglioso artifizio, pensa questa essere nulla rispetto all'[[anima]] che in tale architettura abita e, veramente, quale essa si sia, ella è cosa divina sicché lasciala abitare nella sua opera a suo beneplacito [...] così mal vole[n]tieri [l'anima] si parte dal corpo e ben credo che 'l suo pianto e dolore non sia sanza cagione.<ref name=Kemp>Citato in Martin J. Kemp, ''Lezioni dell'occhio: Leonardo da Vinci discepolo dell'esperienza'', Vita e Pensiero, Milano, 2004, pp. [https://books.google.it/books?id=_1tGJPsfU74C&pg=PA49 49]-50. ISBN 88-343-0935-9</ref>
*Si muovono gli amanti verso i simulacri delle cose amate, a parlare con le imitate fatture.<ref>Da ''Scritti letterari''. Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 14603-X</ref>