Giovanni Papini: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Giovanni Papini==
*[[Aforisma]]: una verità detta in poche parole – epperò detta in modo da stupire più di una menzogna. (da<ref>Da ''Dizionario dell'Omo Selvatico'').</ref>
*Ci son di quelli che non dicon nulla ma lo dicono bene – ce n'è altri che dicono molto ma lo dicon male. I peggio son quelli che non dicono nulla e lo dicon male. (da<ref>Da ''Schegge'').</ref>
*Dicevo che [[Aldo Palazzeschi|Palazzeschi]] è grande e che il divertimento c'è per tutte le borse e per tutti i cervelli. (da<ref>Da ''Tutte le opere: Prose morali'', A. Mondadori, Milano, 1959, p. 145).</ref>
*Finalmente è arrivato il giorno dell'ira dopo i lunghi crepuscoli della paura. Finalmente stanno pagando la decima dell'anime per la ripulitura della terra. Ci voleva, alla fine, un caldo bagno di sangue nero dopo tanti umidicci e tiepidume di latte materno e lacrime fraterne. Ci voleva una bella annaffiatura di sangue per l'arsura dell'agosto; e una rossa svinatura per le vendemmie di settembre; e una muraglia di svampate per i freschi di settembre. (da<ref>Da ''Amiamo la [[guerra]]!'', ''Lacerba'', II, 20, 1° ottobre 1914).</ref>
*I [[Cinema (luogo)|cinematografi]] colla loro petulanza luminosa, coi loro grandi manifesti tricolori, e quotidianamente rinnovati, colle rauche romanze dei loro fonografi, gli stanchi appelli delle loro orchestrine, i richiami stridenti dei loro ''boys'' rosso vestiti, invadono le vie principali, scacciano i caffé, s'insediano dove erano già le ''halls'' di un ''réstaurant'' o le sale di un {{sic|bigliardo}}, si associano ai ''bars'', illuminano a un tratto con la sfacciataggine delle lampade ad arco le misteriose piazze vecchie e minacciano, a poco a poco, di spodestare i teatri, come le tranvie hanno spodestato le vetture pubbliche, come i giornali hanno spodestato i libri, e i bars hanno spodestato i caffè.<ref>Da ''La filosofia del cinematografo'', La Stampa, 18 maggio 1907; citato in Francesco Casetti, Silvio Alovisio, ''L'esperienza del pubblico cinematografico'' in (a cura di) Silvio Alovisio, Giulia Carluccio, ''Introduzione al cinema muto italiano'', UTET, Torino, 2014, p. 285. ISBN 9788860083524</ref>
*Il [[Alberto Martini|Martini]] è disegnatore e nient'altro che disegnatore. Egli non pretende far quadri né aspira a eseguire decorazioni. I suoi unici strumenti sono la penna e la matita e non ha bisogno d'altre materie prime al di fuori della carta e dell'inchiostro. S'egli è qualcosa di più di un artefice, è un poeta, uno scrittore – un pensatore se volete. Ma in lui non c'è traccia di ricerca del colore. Un semplice e sicuro contorno; il crudo contrasto fra il bianchissimo e il nerissimo gli bastano. Al di là della linea e della massa tenebrosa egli non cerca altro. Tutta la sua opera è fatta di disegni e tutta la sua fama è fondata sopra la sua fecondità di disegnatore. (da<ref>Da ''[https://archive.org/details/vitadarterivista01unse/page/24 Disegnatori italiani. Alberto Martini]'', in ''Vita d'arte {{small|Rivista mensile d'arte antica e moderna}}'', Anno I, Vol. I, Gennaio 1908, p. 24).</ref>
*{{NDR|Dopo aver definito i caratteri che non appartengono all'artista romantico: serenità, realismo corretto, idealizzazione ottimistica delle cose e prudenza della fantasia}} In questo senso Alberto Martini è il più romantico dei disegnatori italiani. Egli ama il riso e lo spavento, le smorfie dei buffoni e il ghigno dei demoni, le contorsioni dei corpi pallidi e le ombre delle spelonche. Le sue opere, sia che ci appaiano ricche di ''humour'' o di eleganza macabra, sono fra le più interessanti che i {{sic|giovini}} italiani abbiano offerto negli ultimi anni per il nostro godimento e la nostra riflessione. (da<ref>Da ''[https://archive.org/details/vitadarterivista01unse/page/32 Disegnatori italiani. Alberto Martini]'', in ''op. citata'', p. 32).</ref>
*Io ho creduto alla guerra nel 14 e nel 15 – ma dal 16 a ora la mia repugnanza e la mia disillusione son andate crescendo gigantescamente. E oggi, come te, maledico e condanno ciò che esaltai. [...] L'orrore ci ha insegnato quel che veramente siamo. (dalla<ref>Dalla lettera ad [[Aldo Palazzeschi]], 9 luglio 1920<ref>. Citato in Franco Contorbia, ''Su Palazzeschi "politico"''; in ''L'opera di Aldo Palazzeschi, Atti del convegno internazionale'', a cura di Gino Tellini, Olschki, Firenze, 22-24 febbraio 2001, p. 178</ref>)
*{{NDR|[[Alfredo Oriani]]}} Io non l'ho conosciuto. Ebbi l'onore, nel 1905, di pubblicare un capitolo inedito della sua ''Ideale Rivolta'' nel ''Leonardo'' ma non lo vidi mai. Forse è stato meglio: non avremmo avuto il tempo di limare le punte delle nostre persone scontrose colla consuetudine lunga e familiare dell'intimità. (da<ref>Da G. Papini, Alfredo Oriani. ''La lotta politica'', in ''Scrittori e artisti'')<ref. name=Gentili>Citato in Sandro Gentili, ''Carteggio Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini'', Vol. I, 2003. ISBN 88-8498-115-8</ref>
*L'universo è diviso in due parti: io — e il resto. (da<ref>Da ''Un uomo finito'', in ''Io, Papini'', Valecchi, 1967, p. 162).</ref>
*La [[gioventù]] è nostalgica e profetica: rimpianto di ciò che non fu mai posseduto, desiderio di quel che non sarà mai nostro [...]. Ma pure è il solo tempo della vita in cui veramente si vive: se vita è fuoco, amore di grandezza, sete di perfezione, amore dell'amore. È il solo tempo in cui l'uomo sia come ferro bianco e duttile, pronto a colare nelle forme vili ma anche in quelle divine; non ancora rappreso per sempre nel duro congelamento dell'abitudine [...]. Tutto il rimanente della vita ci scalderemo alla braciglia lasciata dall'incendio della giovinezza. (da<ref>Da ''Sulla gioventù'', ''Il Frontespizio'', XI, ottobre 1932).</ref>
*La [[modestia]] è la forma più insulsa dell'orgoglio. (da<ref>Da ''Schegge'').</ref>
*La [[scuola]] fa molto più male che bene ai cervelli in formazione. Insegna moltissime cose inutili, che poi bisogna disimparare per impararne molte altre da sé. (da<ref>Da un articolo pubblicato su ''Lacerba'', 1° giugno 1914).</ref>
*Nel mondo dell'arte c'è una guerra sola: quella tra Circe e Orfeo. Tra Circe che trasforma gli uomini in bestie e Orfeo che trasforma i bruti in uomini. (da<ref>Da ''Pillole di Minerva'', ''II Frontespizio''; ora in ''Mostra personale'', Morcelliana, 1947).</ref>
*{{NDR|[[Carlo Michelstaedter]]}} Egli, al pari di pochissimi e rarissimi pensatori che lo hanno preceduto, s'è ucciso per accettare fino all'ultimo, onestamente e virilmente, le conseguenze delle sue idee — s'è ucciso per ragioni metafisiche. (da<ref>Da ''Un suicidio metafisico'', ''Il Resto del Carlino'', 5 novembre 1910; anche in ''24 cervelli: saggi non critici'', Facchi, 1919).</ref>
*''Recinto di mandragola | di malve e di narcisi | scende al suo Mugello | l'incantatore [[Nicola Lisi|Lisi]]. Parroco di campagna | dice colui che sa | e invece non è vero: | è frate di città.''<ref>Citato in Antonio Altomonte, [http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/giornale/CFI0415092/1974/n.175/3 ''Lisi, un cattolico dalle radici pagane''], ''Il Tempo'', 30 giugno 1974.</ref>
*Se [[Roma]] ti ha fatto scrivere l<nowiki>'</nowiki>''Ora di Barabba'', [[Parigi]] t'ispirerebbe l<nowiki>'</nowiki>''Ora di Lucifero'' — o forse l<nowiki>'</nowiki>''Ora d'Iddio''. Perché Parigi, in fondo, è più morale e cattolica di quel che non si creda da lontano. La maggior parte della gente è massa borghese che lavora dalla mattina alla sera per guadagnar soldi — l'Industria del Vizio fa parte dell'Industria dello Straniero ed è esercitata in gran parte da stranieri. (lettera<ref>Lettera a [[Domenico Giuliotti]], Parigi, 19 maggio 1928, carteggio Giuliotti-Papini).</ref>
*Un delitto vien punito quand'è piccolo ed esaltato e premiato quand'è grande. (da<ref>Da ''Il tragico quotidiano'') .</ref>
*Un uomo verrà certamente, fra molti anni, in una calma sera d'estate, a chiedermi come si può vivere una vita straordinaria. Ed io gli risponderò certamente con queste parole: Rendendo abituali le azioni e le sensazioni straordinarie e facendo rare le sensazioni e le azioni ordinarie. (da<ref>Da ''Il tragico quotidiano'').</ref>
*Verso la mattina tutte le [[stelle]] sparse per il cielo si coagulano insieme, lasciando l'argento per l'oro allo scopo di formare l'unico sole. La [[Giorno e notte|notte]] è individualista e il [[Giorno e notte|giorno]] è monarchico. (da<ref>Da ''Spunti e spuntature'', ''Il Frontespizio'', X, settembre 1932).</ref>
 
==''Il diavolo''==
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*Il [[matrimonio]] è una promessa di felicità e un'accettazione di martirio. (p. 198)
 
==[[Incipit]] di ''Unalcune uomo finito''opere==
===''Chiudiamo le scuole''===
Diffidiamo de' casamenti di grande superficie, dove molti uomini si rinchiudono o vengono rinchiusi. Prigioni, Chiese, Ospedali, Parlamenti, Caserme, Manicomi, Scuole, Ministeri, Conventi. Codeste pubbliche architetture son di malaugurio: segni irrecusabili di malattie generali.<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref>
 
===''Un uomo finito''===
Io non sono mai stato bambino. Non ho avuto fanciullezza.<br>
Calde e bionde giornate di ebbrezza puerile; lunghe serenità dell'innocenza; sorprese della scoperta quotidiana dell'universo: che cosa son mai? Non le conosco e non le rammento. L'ho sapute soltanto dai libri, dopo.<brref>{{NDR|citatoCitato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}}.</ref>
 
==Citazioni su Giovanni Papini==