Giorgio Candeloro: differenze tra le versioni

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*Finite le ostilità contro la Francia e sfumate rapidamente le speranze tedesche e italiane che l'Inghilterra accettasse di trattare la pace, Hitler decise il 16 luglio {{NDR|1940}} di dare esecuzione al piano per l'invasione dell'Inghilterra (denominato operazione [[Operazione Leone marino|"leone marino"]]) e respinse l'offerta fattagli da Mussolini già il 26 giugno in vista della probabilità dell'operazione stessa, di un corpo di spedizione italiano per partecipare all'invasione motivando il rifiuto con difficoltà logistiche. (cap. 1, p. 65)
*Sostenitore di una religiosità indipendente da qualsiasi forma di chiesa o di setta, fondata sulla fratellanza umana, la non violenza e il pacifismo, [[Aldo Capitini|Capitini]] rimase sempre decisamente antifascista, sebbene non volesse mai far parte di alcuna organizzazione propriamente politica (neppure del partito d'azione) e si limitasse ad una funzione di ispiratore morale. (cap. 2, p. 144)
*[...] in pratica il nuovo stato fascista {{NDR|la [[Repubblica Sociale Italiana]]}} fu per i tedeschi il mascheramento del loro dominio militare, mentre Mussolini fu costretto a scendere un altro gradino della carriera a ritroso che aveva cominciato a percorrere da quando si era alleato con Hitler: egli infatti passò dal grado di alleato subalterno a quello di governante fantoccio di questo Stato italiano vassallo del Grande Reich. (cap. 3, p. 242)
*L'[[Sbarco di Anzio|operazione "Shingle"]], come fu chiamato dagli anglo-americani lo sbarco ad Anzio e a Nettuno, fu voluta soprattutto da Churchill, il quale, pur avendo accettato nelle già ricordate conferenze di Teheran e del Cairo che il principale sforzo alleato in Europa fosse effettuato nella Francia settentrionale, era rimasto del parere che fosse possibile anche un'operazione in Italia allo scopo di prendere Roma e di conseguire così un grosso successo di prestigio oltre che strategico, in quanto i tedeschi sarebbero stati probabilmente costretti ad abbandonare l'Italia centrale. (cap. 3, p. 268)