Aeroplano: differenze tra le versioni

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*[[Carlo Faggioni|Faggioni]] atterra. È il mio momento. «Fammi vedere cosa hai imparato a Gorizia.» [[Decollo]] veloce e come lui mi tengo basso per acquistare velocità. In fondo al campo cerco di virare stretto, ma la terra così vicina mi consiglia di restituire i comandi: eppure era così facile vederlo fare a lui! Gli cedo la guida, arrendevole. Forza maestro! Ripete il ''looping'' d'ala partendo da rasoterra: una manovra elegante, scorrevole, emozionante. Quando il velivolo, tratto in verticale, arriva in cima alla parabola e si sente che i motori non ce la fanno più a tenerlo su, Faggioni con un tocco leggero come quello di un pianista toglie la manetta al sinistro, affonda lo stesso pedale, e il velivolo fa perno sull'ala puntando poi il muso verso terra. Subito toglie tutti e tre i motori: la velocità aumenta rapidamente; egli aziona il ''trim'' a cabrare e tira contemporaneamente il volantino. Con naturale dolcezza il velivolo assume a poco a poco l'assetto orizzontale e passiamo sul limite sfiorando le cime degli eucalipti.
*I due velivoli di [[Carlo Faggioni|Faggioni]] e di Spezzaferri si presentano all'orizzonte in sezione ala contro ala: l'[[Savoia-Marchetti S.M.79|S 79]] era un velivolo trimotore con eccezionale sensibilità ai comandi: quando un pilota l'aveva preso bene alla mano riusciva a fare pattuglia inserendo la propria ala tra l'ala e la coda del capopattuglia. Questa formazione serrata faceva parte dell'addestramento degli aerosiluranti per la difesa della caccia nemica, come il volo a pelo d'acqua: in tal modo l'assalitore si trovava di fronte più mitragliatrici dorsali anziché una sola e correva il rischio di infilarsi in mare se non interrompeva tempestivamente la picchiata di attacco. La manovra era impressionante le prime volte ma quando si erano vinti i primi timori, si trovava una buona sincronizzazione dei tre motori e si aveva una grande fiducia nel capopattuglia, diventava un'esercitazione divertente. Era necessaria una costante vigilanza sul piede e sulla manetta per mantenere l'esatta distanza dal capopattuglia (il pericolo era di avvicinarsi troppo e mangiargli o farsi mangiare l'estremità alare con l'elica laterale).
*L'[[Etna]] è diverso dalle mie splendide Dolomiti frastagliate e fantastiche, è un grosso cono schiacciato come una grande focaccia sul corno orientale dell'isola con i fianchi che scendono con pendenza regolare: mi tenta un lunga planata quasi senza motore ma veloce, dato l'assetto in cui devo tenere il velivolo; mi metto sopra un largo solco tracciato dalla lava di un'unica eruzione e scendo come in uno slalom entusiasmante.
*La previsione non era esatta, il velivolo non "piastrellava" perché non c'era il rapporto peso-velocità e perché non aveva il movimento rotatorio della "piastrella". Si era come invischiato nell'acqua con un contraccolpo che ci aveva sbattuti violentemente in avanti, e ora sprofondava. L'acqua passò spumeggiando sul parabrezza; eravamo sommersi, come in un sommergibile; soltanto che non c'era tenuta stagna e tra qualche secondo l'acqua avrebbe invaso tutto. In quegli attimi il pensiero va a Dio e alla mamma. È un pensiero velocissimo, di passata, non so se varrebbe per la salvezza dell'anima. Ma ecco ad un tratto l'acqua rifluire dal parabrezza e torniamo fuori nel sole caldo e amico; il velivolo "delfina" dolcemente alcune volte sulla superficie e poi si ferma come un gabbiamo stanco per il lungo volo. [...] C'era una gara per chi riusciva a volare più basso sull'acqua e sulla terra e bisognava fornire le prove: [[Carlo Faggioni|Faggioni]] qualche tempo prima era rientrato con una coda bagnata; [[Carlo Pfister|Pfister]] gli aveva risposto portando a casa delle spighe di frumento tra gli sportellini del ruotino posteriore. Era evidente che io li avevo battuti tutti e due.
 
===[[Richard Bach]]===