Peter Handke: differenze tra le versioni

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{{Premio|Nobel|la letteratura '''(2019)'''}}
[[Immagine:Peter-handke.jpg|thumb|Peter Handke]]
'''Peter Handke''' (1942 – vivente), scrittore e drammaturgo austriaco.
 
*Il nesso è possibile. Ogni singolo istante della mia vita combacia con ogni altro – senza anelli di congiunzione. Un legame immediato esiste; basta che io lo liberi nella [[fantasia]]. (<ref>Sorger, da ''Lento ritorno a casa'').</ref>
 
{{intestazione|''HANDKE Don Chisciotte ci salverà'', ''Corriere della sera'', 3 marzo 2002}}
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*Pian piano il [[silenzio]] esterno della sera si tramuta nell'interiore [[calore]] del corpo.
*Tanto estraneo può diventare solo ciò che si ama alla [[follia]].
 
{{NDR|Peter Handke, ''Il peso del mondo'', traduzione di R. Precht, Guanda}}
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
===''In una notte buia uscii dalla mia casa silenziosa''===
Al tempo in cui si svolge questa storia, Taxham era quasi dimenticato. La maggior parte degli abitanti della vicina Salisburgo non avrebbero saputo dire dove si trovava quel posto. Per molti, già il nome suonava straniero. Taxham? Birmingham? Nottingham? In effetti la prima squadra di calcio dopo la guerra si era chiamata "Taxham Forrest", fino a quando, dopo la promozione dall'ultima serie, venne ribattezzata e poi addirittura denominata, in seguito a ulteriori promozioni avvenute nel corso degli anni, "FC Salzburg" (anche se ormai potrebbe essere retrocessa pure di nome). Certo, la gente del centro di Salisburgo vedeva passare non pochi autobus con la scritta TAXHAM, né più pieni né più vuoti degli altri, ma quasi nessuno della città era mai salito su uno di quegli autobus.
 
{{NDR|Peter Handke, ''In una notte buia uscii dalla mia casa silenziosa'', traduzione di Rolando Zorzi, Garzanti}}
 
===''Lento ritorno a casa''===
Sorger era sopravvissuto ad alcune persone che gli erano divenute vicine e non sentiva più nostalgia, ma spesso una voglia disinteressata di esistere e a volte un bisogno di salvezza, ormai animalesco, che premeva sulle palpebre. Da un lato capace di una quieta armonia, che si trasmetteva anche ad altri come una forza serena, e di nuovo troppo facile preda della strapotenza dei fatti, conobbe lo smarrimento, volle la responsabilità e fu pervaso dalla ricerca di forme, dalla loro distinzione e descrizione, ben oltre il paesaggio dove ("sul campo", "sul terreno") questa attività spesso martoriante, poi di nuovo divertente, solo con fortuna trionfante, era la sua professione.
 
{{NDR|Peter Handke, ''Lento ritorno a casa'', traduzione di Rolando Zorzi, Garzanti, Milano 1986}}
 
===''La donna mancina''===
Aveva trent'anni e viveva in un quartiere residenziale di bungalow che terrazzava il pendio meridionale di un monte non alto, giusto al di sopra dei fumi di una grande città. Aveva i capelli castani e degli occhi grigi che anche quando non guardava nessuno talvolta si riempivano di luce, senza che per questo il suo viso avesse a mutare. In un tardo pomeriggio d'inverno era seduta nella luce gialla che veniva da fuori, davanti alla finestra del vasto soggiorno, alla macchina da cucire elettrica, con accanto il figlio di otto anni, che faceva un tema per la scuola. Una delle due pareti lunghe dell'ambiente era costituita da un'unica vetrata di là della quale c'era una terrazza tenuta a prato, un albero di Natale gettato via e il muro senza finestre della casa attigua. Il bambino, seduto a un tavolo di legno scuro, era curvo sul quaderno e faceva scricchiolare il pennino e sporgeva la lingua lambendosi le labbra. Di tanto in tanto si fermava, guardava fuori della vetrata per poi riprendere con maggior zelo; oppure lanciava un'occhiata alla madre che, sebbene guardasse altrove, se ne accorgeva e la ricambiava. La donna era sposata col direttore vendite della filiale locale di una ditta di porcellane nota in tutta Europa, e quella sera egli sarebbe tornato da un viaggio d'affari in Scandinavia, durato varie settimane. La famiglia non era ricca, ma viveva agiatamente, senza dover pensare al denaro; il bungalow l'avevano in affitto, poiché l'uomo poteva essere trasferito da un momento all'altro.
 
===''Storia della matita''===
{{NDR|Peter Handke, ''La donna mancina'', traduzione di Anna Maria Carpi, Collana "Gli elefanti", Garzanti Libri, 1986, ISBN 88-11-66838-7 }}
L'esploratore disse: tutto il mondo è geograficamente esplorato.<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref>
 
==Citazioni su Peter Handke==
*«La drammaturgia di Handke – ha scritto [[Alberto Arbasino]] – è fatta di partiture vocali, che non operano né sulla [[storia]], né sull'ideologia, ma risolutamente sul linguaggio, fratturando l'espressione e sopprimendo l'indagine con risultati affini alla prosa di [[Philippe Sollers]], alla [[poesia]] di [[Nanni Balestrieri]]». ([[Ester Dinacci]])
*Finché Handke fa teatro sacrificando la [[parola]] al gesto può incontrare il favore del [[pubblico]], come è avvenuto con «Il pupillo vuole essere tutore», ma nel suo recente [[lavoro]] «Quodlibet» Handke ha deformato la parola. ([[Ester Dinacci]])
 
==Note==
<references />
 
==Bibliografia==
{{NDR|*Peter Handke, ''Il peso del mondo'', traduzione di R. Precht, Guanda}}.
{{NDR|*Peter Handke, ''In una notte buia uscii dalla mia casa silenziosa'', traduzione di Rolando Zorzi, Garzanti}}.
{{NDR|*Peter Handke, ''Lento ritorno a casa'', traduzione di Rolando Zorzi, Garzanti, Milano, 1986}}.
{{NDR|*Peter Handke, ''La donna mancina'', traduzione di Anna Maria Carpi, Collana "Gli elefanti", Garzanti Libri, 1986,. ISBN 88-11-66838-7 }}
 
==Voci correlate==