Biagio Marin: differenze tra le versioni

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*In realtà il «parlare dentro» che è tipico di Marin non può avere argomenti più di quanto ne abbiano i movimenti delle onde o i voli dei gabbiani anche se è pieno documento e autorità proprio perché è uno dei fattori più attivi in cui l'ambiente-isola, il mini contesto, si organizza, per riagganciarsi (almeno alludendovi) ad un intero arcipelago. ([[Andrea Zanzotto]])
*La bellezza della poesia di Marin è la perfezione delle cose che hanno bisogno di molto tempo per crescere e formarsi, richiamano i tempi lunghi e lenti delle sue conchiglie che assumono impercettibilmente sul fondo marino, in un processo secolare, la loro impeccabile e misteriosa simmetria. È una bellezza da cui sembra spirare la saggezza di [[Katsushika Hokusai|Hokusai]], il pittore giapponese che si proponeva di arrivare all'essenza del disegno quando avesse raggiunto i cent'anni e che identificava quest'essenza con la perfezione della linea, da raggiungere aldilà delle innumerevoli parvenze della natura. ([[Claudio Magris]])
*Non ho potuto fare il conto delle parole usate da Biagio Marin ma credo siano nell'ordine delle centinaia, non certamente delle migliaia. Quanto a dire che Biagio Marin è un poeta [[Francesco Petrarca|petrarchesco]], non [[Dante|dantesco]]. Contraddicendo con ciò la natura tradizionale e in qualche modo oggettiva del poeta dialettale. ([[Pier Paolo Pasolini]])
*Vedete come nel giro di una pagina è costretto a ritornare su pochi oggetti: il lido di sabbia, il mare, la laguna. Un mondo circoscritto e nello stesso tempo infinito. Fare poesia sarebbe stato per Marin insistere fino alla disperazione e alla solitudine su quei pochi tasti; e che non si trattasse di oggetti commerciabili di poesia ce lo conferma la povertà stessa del lessico assunto. Ma ciò che la parola non gli consentiva in lunghezza, Marin lo riscattava in profondità: probabilmente a forza di riprendere, di rimasticare quelle parole, egli rompeva i limiti el suo mondo originario, restava nell'ambito della realtà, trasfigurandola. ([[Carlo Bo]])