Indro Montanelli e Mario Cervi: differenze tra le versioni

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====Citazioni====
*[[Mario Roatta|Roatta]] non aveva il fisico del condottiero. Con gli occhiali e la incipiente pinguedine – caratteristiche comuni a troppi alti ufficiali italiani del tempo – era un tipico generale da tavolino e da corridoio, capace di destreggiarsi egregiamente nelle rivalità e negli intrighi che inquinavano i vertici delle Forze Armate, abile nel tessere ottimi rapporti con la gerarchia fascista. (cap. 1, 2006, pp. 34-35)
*Le leggi razziali del 1938 furono motivo di sgomento per gli ebrei e di indignazione per la stragrande maggioranza degli altri italiani. Ne apparve chiara, immediatamente, la estraneità non soltanto alla storia del paese, ma alla storia stessa del fascismo. Vennero intese come un prodotto di importazione e come il frutto peggiore dell'adeguamento mussoliniano alla «moda» tedesca. Molti zelanti razzisti dell'ultima ora andarono frettolosamente a ripescare, nelle cronache dei decenni prefascisti e del quindicennio fascista, precedenti, saggi, citazioni che avallassero la persecuzione. (cap. 9, 2006, p. 170)
*Non fu difficile attingere materiale ''ad hoc'' anche dalla vastissima pubblicistica e oratoria del Duce, che su quasi ogni argomento aveva sostenuto, secondo che lo suggerissero le circostanze e la opportunità politica, tesi opposte. Ma questo inane e maldestro sforzo propagandistico, che pretendeva di dare coerenza a una scelta dell'ultima ora, non riusciva a occultare una realtà inconfutabile: l'idea razzista era stata in Italia, per lungo tempo, il patrimonio di pochi, inascoltati, e per lo più disprezzati profeti, e almeno fino al 1936 Mussolini l'aveva respinta. (cap. 9, 2006, p. 170)