Antonio Rezza

attore, regista e scrittore italiano
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Antonio Rezza (1965 – vivente), attore, scrittore, regista e autore italiano di cinema e teatro.

Antonio Rezza

Citazioni tratte dalle opere cinematografiche

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Suppietij (1991)

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  • Ho visto
    poveri
    tagliarsi
    i piedi
    per non sentirli freddi
    U.N.
    (citazione iniziale)
  • I piedi sono il cervello dei poveri

L'Orrore di Vivere (1993)

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  • (Un lui e una lei entrambi interpretati da Antonio Rezza.)
    Lui: «Che vita da bestie stamo a fa oh, me viè da piange solo a pensarci me viè»
    Lei: «La notte porta consigli».
    Lui: «Bona notte».
    Lei: «Eh! me so scordata de di' la preghiera: l'eterno riposo dona loro signore, splenda su essi la larva perpetua. Lasciali ripusà che già hanno fatto tanto».
    Lui: «Tra noi e i morti l'unica differenza è in un processo di putrefazione».

Larva (1993)

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  • Nessuno sa dove vivo, né perché agisco, la fine è figlia dell'anonimato.

De civitate rei (1994)

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  • Perché non ti trovi un lavoro? Almeno se ne va 'sta puzza. (Dorina)
  • "Poveri ma onesti", questo è il nostro slogan. (Gervasio)
  • Pretendente: Io e sua figlia ci siamo guardati, ma uno sguardo pulito, azzarderei cosmico.
    Torella: In questa casa non mancano certo i problemi, perché aggiungerne un altro?
    Pretendente: Io sono per la parità dei diritti, però all'una in punto voglio magnà.
    Torella: Continui a delirare, nessuno vuole spiegazioni.
    Pretendente: Non ho mai avuto una ragazza ma non sono omosessuale, anzi, viva l'enciclica!
    Gerarda: Stai troppo circospetto, risvegli quel miserabile senso di compassione verso l'essere umano.
    (Torella e la figlia mentre dissuadono lo spasimante di quest'ultima)
  • Gerarda (parlando di Nando): È un innovatore dell'approccio: saluta in modo inedito.
    Voce fuori campo: Gerarda in amore si dimostrava più sfortunata della madre, poiché Nando, bello di barba e portamento, era in realtà uno sporco nostalgico; ed il suo saluto, un rimpianto del tempo che fu.
    Nando: All'epoca, come si stava meglio... Il '51, ah, che annata! ...no, no, il passato è bello, il passato è il mio bastone... non manco di nulla.
  • Cinque minuti fa, ah, che periodo! (Nando)
  • Signora: Da come veste, questo ragazzo mi sembra all'opposizione.
    Gervasio: Non riesce a integrarsi. Rifiuta lo spreco ma ne gode i profitti.

Il telefonetto (1995)

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  • Il telefono è un mezzo indiretto e come tale amplifica l'ipocrisia della dialettica.

L'handicappato (1997)

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  • Ho perso una gamba, sono diventato invalido civile. Almeno un po' di civiltà l'ho acquisita...
  • Ho progettato un ambulatorio per la ricerca sugli handicappati, posto su una montagnola che nemmeno gli alpinisti ci arrivano. 4800 gradoni... a chiocciola! Te fa' girà la capoccia solo a guardarla!

Citazioni tratte dalle opere letterarie

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Credo in un solo oblio

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  • Da circa sette anni vivo in un inferno interiore. Brucio dentro. Sono la mia ulcera. Sono il mio tormento. Senza me vivrei meglio, ma mi occupo quel tanto da non darmi scampo. (p. 12)
  • Siamo esseri limitati. Non possiamo fare contemporaneamente la cosa che già stiamo facendo [...] E la vera meschinità è non possiamo amare mentre amiamo [...] C'è chi ama e chi si lascia amare. Ma non c'è chi ama e ama. Si ama dopo aver amato. (pagg. 14-15)
  • [...] Nessuno annoia come le persone imprevedibili. Sai già in anticipo che faranno qualcosa che non ti aspetti. E ci si stanca ad essere stupiti. (p. 18)
  • Tiro fuori la carta d'identità ancora immacolata. Il poliziotto la apre e non mi vede. "Lei non è nella foto", mi dice. "E sono poco anche nella vita" rispondo con un sorriso che mi fa l'alito amaro. (pagg. 23-24)
  • E a poco a poco capisco chi sono. Io sono quel che mi è di fronte. Chiunque mi è di fronte io sono. Ma pur essendo in tutti continuo a non essere nessuno. (p. 26)
  • La vaga solitudine che tanto disprezzai mi fa gerarca di tutto ciò che è attorno. (p. 32)
  • E la morte che ci uccide è sempre libera. Arrestiamo gli assassini che ci danno la morte e lasciamo libera la morte assassina [...] Ecco, l'unico motivo che mi tiene ancora in vita a tribolare è il pensiero della sepoltura, il conforto di sapere che, comunque andrà a finire, io verrò interrato, troverò lo spazio a me negato da bambino. (p. 37)
  • Mio padre, quello vero, fa l'occhietto, non gli interessa vedere che il figlio si scopa sua madre. Vorrei struggermi ma non riesco [...] Spesso il romanticismo è così vicino alla pornografia. (pagg. 53-54)
  • Questi parenti con le lacrime al posto degli occhi e la circostanza al posto delle mani non sanno di essere morti senza faccia nella vita silenziosa oltre la foto. (p. 55)
  • Nelle immagini della realtà che cerco di ordinare ci sono io con la restante umanità, viva in questa vita, ma morta in quella silenziosa. E per ogni faccia tramandata una sigaretta a fumare [...] Comunque intorno a me nessun vivente: per mettere le cose a posto ho sterminato cultura e civiltà [...] Ora faccio il desposta sui morti che ottiene facile obbedienza: è comodo far la voce grossa con la carne sbrindellata, è agevole tiranneggiare su chi nemmeno ti sente, perché non ne ha tempo, perché non ne avrà mai. (pagg. 60-61)
  • Come sarebbe equo se il denaro rimanesse a metà tra chi lo prende e chi lo dà [...] Quanti gesti inconclusi in questa valle di morti e di spettri, quante aspirazioni mancate. (pagg. 63-64)
  • Piangiamo spesso a torto chi non c'è più ma raramente piangiamo chi non c'è mai, chi non è mai venuto, chi mai ci sarà. E sono innumerevoli quelli che non esisteranno. E che forse sarebbero migliori. (p. 65)
  • I parenti miei li riconosco dalle mani, dalla schiena e dall'infamia, ma il resto dell'umanità mi è ignoto e non posso ravvisare chi non ha fattezza alcuna. (pagg. 69-70)
  • E come un ombra scruto la mia carne raggrumata inutilmente attorno all'osso [...] E non riesco a trattenere questa furia senza pelle che tira le ossa e le deforma. Fino a quando uno strappo violento la stacca dai miei piedi ove per anni ha vissuto con modestia [...] (pagg. 84-85)
  • Brutta faccenda avere per compare gente morta. Ma devo trovare scampo a una situazione lacerante, e procedo con le idee che mi fanno da calvario: infilare 2001 deceduti nell'immagine che raddoppia il mio tormento. (p. 89)
  • Io, come spettro, non provo alcun rimpianto nel pensiero del passato, sto bene in questa vita proiettata, dove l'amore trionfa sul lavoro e sulle misere esigenze di chi ha un corpo da campare. (p. 90)
  • Passa una formica, non ha ali da sbattere, come chi fatica. Trascina una pagliuzza che è la trave del suo occhio. E io vedo la pagliuzza che è la trave nell'occhio dell'insetto mentre quelle che ho nel mio potrei rifarmi il tetto. Ma bando ai predicozzi di chi non vide che la croce che lo uccise era fatta da due travi. (p. 97)
  • Un figlio che non mi chiamerà papà, che non piangerà per poco latte dato, che non crescerà perché finito. Ma che in un certo senso mi somiglia privo com'è dell'ombra sua che adesso è tra le braccia della mia. Figlio mio, rampollo bello, moccioso di Dio, quel Dio approssimativo che mi ti ha messo in braccio morto. (p. 117)
  • Cala il silenzio, ci limitiamo a riflettere su come può un corpo svilire quando la mente è altrove. Tra persone intelligenti basterebbe parlare. E invece spesso ci si spoglia e ci si mette in pose strane che se non fossero legate all'impeto sembrerebbero le movenze di un pazzo. (p. 124)
  • Ecco cosa siamo, non solo un grande culo, ma un gigantesco cazzo in mezzo a un mondo culo che si erige per dar vita ad altri cazzi e ad altri culi. (p. 129)
  • E sì, possiamo esser fatti di puro cervello e chiari ideali ma andiamo sempre a cozzare sulla pelle di qualcuno. L'uomo si abitua meglio all'epiderma che alla pulizia della ragione. (p. 133)
  • Ma adesso amore figlio mio benedetto, stiamo insieme, scivola sul mio petto, fatti coccolare, fa che sia io la terra che ti coprirà, vita fammi terra per questo figlio tumulare. Mi farei sabbia intorno alle tue ossa per impedire al freddo di assalirti, mi farei zolla intorno alla corolla per conservare il tuo sguardo bambino. (p. 144)

Son[n]o

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  • Il sonno è un'anomalia del pensiero: è una breve assenza di sette ore e mille sospiri. Non uno di più. (p. 13)
  • Per strada [Anto] incontrò una ragazza che faceva della sua pipì una fontana. Le sue vesti calate lasciavano vedere una pelle bianca come il muro intorno al sangue di chi è fucilato. (p. 29)
  • Una notte la ragazza che faceva della sua pipì una fontana lo iniziò all'amore. Aveva la pelle che sapeva di bocca. E la bocca di bocca. Anto la baciò tutta come fosse di bocca. Le succhiò tutto ciò che sporgeva. E tenne tutto in bocca fino all'alba. (p. 49)
  • Si era fatta la sera. L'insonne tentava invano di puzzare nel profondo dell'alito ma il suo fiato rimaneva limpido, fresco come quello di chi non si è mai assopito. "Tu dormi bene" disse l'insonne ad Anto "ma che ne sai di chi si gira nel letto e spera che la notte sia la morte?" Anto rispose distrattamente "io dormo bene perché vivo male". (p. 61)
  • Non era un'allucinazione: lei russava a occhi aperti, russava nei suoi occhi. E nella bocca. E russando sputava fuori la realtà. (p. 77)
  • Anto non sapeva cosa fare. Aprendo gli occhi avrebbe visto un uomo zitto. E non c'è cosa peggiore che non saper ascoltare qualcuno che non ha niente da dire. Nel dubbio iniziò a parlare. Ma non fece in tempo a dire tre parole che il Biondo chinò la testa. E passò dall'inchino alla noia. E dalla noia al sonno. (p. 87)
  • Rimase con gli occhi incrostati di sangue per giorni, voleva vedere il non vedere e provare pena per ciò che non vedeva. Aveva scoperto il buio. E nel buio i ricordi. E nei ricordi ciò che aveva già visto. Aveva scoperto che attraverso il buio poteva rivedere il passato. Una volta lavati gli occhi la realtà gli sembrò più crudele. E allora non volle più vedere [...] (p. 109)
  • E mentre lo sposava aprì gli occhi al mondo. E se ne innamorò. E smise di essere sonnambula. Tornò a dormire in un letto, di lui e con lui. Dopo mesi di sonno in comune, dettero alla luce una bambina dagli occhi chiusi: la chiamarono "Ora". E la accudirono ora e ancora. (p. 127)
  • Tornato a casa [Sonnekj] si strappò gli occhi. Mai più avrebbe visto il vuoto da lei lasciato. Si sarebbe consacrato all'amore per la figlia e al sonno. Il sonno assoluto. (p. 139)
  • [Anto e Sonnekj] partirono all'alba. Dormendo. Anto dormiva davanti e Sonnekj lo seguiva orientandosi col rumore dei sogni. E, ogni tanto, con le russate di lui. Ogni volta che Anto si svegliava per aiutarlo a superare gli ostacoli, il maestro chiudeva al giovane gli occhi e lo istigava a dormire. (p. 161)
  • Il giovane navigava oramai nel decubito. Ogni tanto gettava l'ancora nelle sue piaghe per non mandare alla deriva il dolore. (p. 189)

Non cogito ergo digito (romanzo a più pretese)

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  • Molti prima di lui avevano corso contro l'atmosfera e tutti erano stati puniti dalla presunzione di esistere, dalla disperata voglia di dare un segnale, di non passare inosservati lungo una via, la via della vita, che brucia uomini e pensieri lasciando dietro di sé solamente ricordi troppo sbiaditi e codificati per emozionare ancora. (p. 7)
  • Il giorno dopo, mentre i cadaveri iniziavano discretamente a puzzare, Victor Munoz tenne regolarmente il comizio davanti a nessuno: parlò di uguaglianza, di santità, di equo vivere con una naturalezza tale da far sembrare ogni vocabolo pertinente e credibile. (p. 12)
  • Carlo era cresciuto, gli anni passano per tutti, aveva perso i capelli, un orecchio, tre gradi all'occhio destro, la falange destra, l'unghia sinistra, un terzo di prestazioni atletiche, il sei per mille di capacità sessuale, il fuoristrada, l'entusiasmo, i denti canini, le residue amicizie e l'ottimismo. (p. 21)
  • Le prigioni erano piene di malfattori, il più innocente aveva oltraggiato lo stato, il più colpevole colpito a morte le tradizioni. (p. 31)
  • È giunto il momento di parlare di Roberto: dicesi Roberto quasi ogni individuo provvisto di capacità di pensiero. Ora Roberto non pensava, passava giornate a rimuginare il suo passato, si contorceva sui suoi errori ma non rifletteva mai abbastanza per essere considerato Roberto anche dagli altri. (p. 42)
  • La tenuta in borghese non si discosta molto da quella ufficiale anche se l'involucro borghese nasconde nasconde sotto il suo tessuto una persona in completo atteggiamento di relax, in totale desabillon, in assenza assoluta di responsabilità. (p. 55)

Citazioni tratte da interviste

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  • Non credo che il cinema italiano sia in salute... La cultura dell'impegno civile porta alla morte delle idee, ... influenza soprattutto le nuove generazioni perché pensano di poter passare alla storia raccontando la realtà e questo non ha mai portato alla storia nessuno... Non credo nel cinema che analizza i problemi della realtà e non credo nell'impegno civile. Credo in un cinema incivile, profondamente incivile, di attrazione, di immagine... non voluta ... di scollamento completo con ciò che è la realtà. La realtà non serve a niente. (da un intervista) [1]
  • Rezza: Penso che la performance sia qualcosa che abbia a che fare anche con difficoltà psicologiche.
    Intervistatrice: Allora siamo tutti dei performer!
    Rezza: Sicuramente. Però non tutti sappiamo che lo siamo. Quindi la differenza tra chi lo è e chi lo è senza saperlo è che chi lo sa riesce ad andare in scena con le sue patologie, invece chi non lo sa ha solo le patologie.[2]

Citazioni su Antonio Rezza

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  • Antonio Rezza, che è un artista monumentale, racconta, nei suoi spettacoli, semplicemente stando fermo, guardandoti: basta il modo in cui occupa lo spazio. Una sua espressione vale 10 pagine di dialogo. [...] Uno come Antonio può recitare in tutto il mondo, varcare i confini, lui non ha bisogno di parole. (Ennio Fantastichini)
  • ... Un'ossessione onirica che sembra trascritta direttamente da un sogno. Un mondo reale (–) e un mondo parallelo simili e terribili, con 'milioni di ombre inerti', 'di proiezioni', senza identità. Un libro folle e fortemente lirico. 'Quanti gesti inconclusi in questa valle di morti e di spettri, quante aspirazioni mancate'. Antonio Rezza è unique (commento di Franco Battiato a credo in un solo oblio)
  • Seguo Antonio Rezza da qualche tempo e adesso sono giunto veramente al limite. Con questo libro il sig. Antonio Rezza ha passato il segno. Per quanto tempo ancora abuserà della nostra pazienza? La mia fidanzata ha pianto dopo solo otto pagine, non vi pare un po' troppo? Spero che per il futuro il suo ego già enorme raggiunga dimensioni tali da convincerlo a scriversi da solo i commenti al suo libro (commento di Stefano Belisari, in arte Elio, a credo in un solo oblio)

Bibliografia

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Altri progetti

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