Settimio Severo
ventesimo imperatore romano (193-211)
Lucio Settimio Severo Augusto (146 – 211), imperatore romano.
CitazioniModifica
- [Rivolto ai congiurati, pentiti, che intendevano deporlo] Finalmente voi pur conoscete, che 'l capo è quello, che signoreggia, e non i piedi.
- Tandem sentitis caput imperare, non pedes.[1]
- [Ultime parole ai figli] Procurate di accordarvi tra di voi; arricchite i soldati, gli altri tutti sprezzate.[2]
- Sono stato tutto, niente vale la pena.[3]
- Omnia fui et nihil expedit.[4]
Citazioni su Settimio SeveroModifica
- In Severo fu tanta virtù, che, mantenendosi soldati amici, ancora che populi fussino da lui gravati, possé sempre regnare felicemente; perché quelle sua virtù lo facevano nel conspetto de’ soldati e de’ populi sí mirabile, che questi rimanevano quodammodo attoniti e stupidi, e quelli altri reverenti e satisfatti. (Niccolò Machiavelli)
Edward GibbonModifica
- I contemporanei di Severo alla tranquillità ed alla gloria del suo Regno perdonarono le crudeltà, che lo condussero al trono. Ma i posteri, che provarono gli effetti funesti delle massime, e dell'esempio di lui, giustamente lo considerano come il principale autore della decadenza dell'Impero romano.
- Il vecchio Imperatore avea spesso criticata la malaccorta indulgenza di Marco Aurelio, che con un solo atto di giustizia avrebbe salvati i Romani dalla tirannide dell'indegno suo figlio. Posto nelle circostanze medesime, provò quanto facilmente l'affetto di padre addolcisca il rigore di giudice. Egli deliberava, minacciava, ma non sapeva punire; e questo suo ultimo e solo esempio di clemenza fu di più danno all'Impero, che non la lunga serie delle sue crudeltà.
- Le vie che menano alla grandezza, quantunque ripide e perigliose, possono però tener desto un animo attivo, mediante la coscienza e l'esercizio delle proprie sue forze; ma il possesso di un trono non può mai soddisfar pienamente una mente ambiziosa. Provò Severo, e riconobbe questa trista verità.
- Severo, come la maggior parte dogli Affricani, era appassionato per li vani studj della magia e della divinazione, profondamente versato nell'interpretazione dei sogni e degli augurj, e dottissimo nella strologia giudiciaria, scienza che quasi in ogni secolo, fuori che nel nostro, si è sostenuta in dominio sopra lo spirito umano.
NoteModifica
- ↑ Citato, con traduzione in Angelo Paciuchelli, Trattato della pazienza , Nella stampa episcopale, per gl'eredi d'Angelo Bartoli, & Angelo Laurenzi, 1657, p. 440.
- ↑ Cassio Dione, Storia romana, LXXVI, 15.
- ↑ Citato in Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares, prefazione di Antonio Tabucchi, cura di Maria José de Lancastre, traduzione di Maria José de Lancastre e Antonio Tabucchi Feltrinelli, Milano, 2000, p. 271. ISBN 88-07-81626-1
- ↑ Da Historia Augusta, Septimius Severus, XVII, 11. Citato in Alberto Magnani, Giulia Domna. Imperatrice filosofa, presentazione di Francesca Cenerini, Jaca Book, Milano, 2008, nota 17, p. 59. ISBN 978-88-16-43521-6
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