Seaspiracy
film del 2021 diretto da Ali Tabrizi
Seaspiracy
Titolo originale |
Seaspiracy |
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Lingua originale | inglese |
Paese | Stati Uniti d'America |
Anno | 2021 |
Genere | documentario |
Regia | Ali Tabrizi |
Produttore | Kip Andersen |
Interpreti e personaggi | |
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Seaspiracy - Esiste la pesca sostenibile?, film-documentario statunitense del 2021, regia di Ali Tabrizi.
Frasi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Anche le organizzazioni che denunciano l'inquinamento da plastica esitano a spiegarne la provenienza. Ovvero, che si tratta di reti e attrezzature da pesca. Si parla tanto della grande chiazza del Pacifico, questo mostro di cotton fioc e sacchetti che galleggiano, ma il 46% è costituito da reti da pesca, gettate o perse. E sono molto più pericolose per la fauna marina di qualsiasi cannuccia, perché sono concepite per uccidere. È una cosa di un'ovvietà colossale. Come mai nemmeno chi fa campagna contro la plastica parla della pesca? (George Monbiot)
- Sui siti delle principali organizzazioni per la difesa del mare, che denunciano l'inquinamento da plastica, trovo pagine che incoraggiano a smettere di usare di tutto, dalle bustine di tè alla gomma da masticare, ma nessuno dice cosa fare con le reti da pesca, e spesso neanche le citano, invece le cannucce di plastica dominano il 99% delle campagne. Ed è ancora più sorprendente quando scopro che le cannucce rappresentano lo 0,03% della plastica negli oceani. È come se volessimo salvare l'Amazzonia dalla deforestazione boicottando gli stuzzicadenti. (Ali Tabrizi)
- È assolutamente corretto dire che dobbiamo usare meno plastica, ma anche se da oggi in poi non gettassimo più un solo grammo di plastica negli oceani rischieremmo comunque di distruggere quegli ecosistemi, perché la pesca commerciale è di gran lunga la prima minaccia. Non solo fa molti più danni dell'inquinamento da plastica, è anche più pericolosa del petrolio. (George Monbiot)
- Negli anni ho assistito a tanti cambiamenti e ho vissuto forse la più grande epoca di scoperte negli oceani, ma so bene che abbiamo anche perso tantissimo. Dalla metà del XX secolo, l'umanità è riuscita a sottrarre agli oceani una grandissima biodiversità. Si stima che entro la metà del XXI secolo, se proseguiremo ai livelli attuali, non esisterà più la pesca commerciale, perché mancheranno i pesci. (Sylvia Earle)
- Siamo in guerra con gli oceani. E se vinceremo, allora perderemo tutto, perché l'umanità non potrà vivere se il mare muore. Il problema è la totale industrializzazione della pesca, che distrugge tutto a un ritmo frenetico. (Cyrill Gutsch)
- La pesca commerciale è paragonabile a un bracconaggio su scala colossale. (Ali Tabrizi)
- Oggi sappiamo che non tagliare gli alberi o piantarne altri contribuisce all'equazione carbonica, ma l'integrità degli oceani è ancora più essenziale. Tutti questi grandi animali e anche i più piccoli assorbono anidride carbonica e la trattengono quando muoiono. L'oceano è la nostra grande discarica carbonica. (Sylvia Earle)
- Per affrontare il cambiamento climatico, la priorità è proteggere l'oceano. La soluzione è semplice: lasciarlo in pace. (Paul Watson)
- Lo sfruttamento intensivo delle risorse ittiche equivale a una deforestazione degli oceani. Non solo scompaiono i pesci, ma la pesca devasta gli ecosistemi. (Richard Oppenlander)
- Ho cercato in lungo e in largo per capire se fosse possibile una pesca su vasta scala, ma sostenibile. Devo ammettere che non esiste. (Sylvia Earle)
- Sono stato coordinatore nazionale del Sierra Club, ma non volevano schierarsi contro la caccia, la pesca o il consumo di carne perché temevano di perdere iscritti. Molti gruppi non vogliono risolvere i problemi, ma sfruttarli. E ne esistono tantissimi, che si tratti di cambiamento climatico o conservazione. È un business dei buoni sentimenti. (Paul Watson)
- Trovo incredibile che ci si chieda se i pesci soffrano. Sono una scienziata e dico che è logico. Tutti i pesci hanno un sistema nervoso e in questo sono uguali a tutti gli altri vertebrati, inoltre hanno altri sistemi sensoriali che forse neanche possiamo immaginare. Noi sentiamo il dolore, il contatto, ma i pesci hanno organi come quelli della linea laterale, che consentono loro di percepire i minimi movimenti nell'acqua, è così che mille pesci possono muoversi all'unisono. C'è chi dice che possiamo fare loro di tutto, perché non hanno una coscienza, non razionalizzano il dolore o l'imminenza della morte. Chi lo dice non conosce i pesci. È solo una giustificazione per fare cose immonde a creature innocenti. È l'unica spiegazione che mi viene in mente per questo atteggiamento così barbaro. [«Lei non mangia pesce?»] No, né pesci né altri animali. (Sylvia Earle)
Voci correlate
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