Sacco e Vanzetti

coppia di anarchici italiani, oggetto di un processo che condannò entrambi a morte

Ferdinando Nicola Sacco (1891 – 1927) e Bartolomeo Vanzetti (1888 – 1927), anarchici italiani.

Sacco e Vanzetti

Bartolomeo Vanzetti

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Lettere ai familiari

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Cuneo, 26 giugno 1901

Caro padre,
con questa mia, ti domando scusa di una mia negligenza.
Ieri fu un giorno lieto e di propizia occasione per esprimerti l'affezione ardente che nutro per te. Fu il tuo onomastico!
Io dimenticai di mandarti un piccolo regalo e perciò pensai di mandartelo oggi. Il mio cuore immerso nel piacere, nell'amore e in quelle speranze che formano i vincoli dell'avvenire, la guida del mio futuro, non è capace di esprimerti l'amore e l'affezione che ti porto per quanto tu meriti.
Viva il tuo onomastico e duri mille anni acciocché tuo figlio possa contentarti quanto meriti!
Un bacio a te, a mamma e Luigia[1].
Vostro affezionatissimo figlio

Bartolomeo

Una vita proletaria

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La mia vita non può assurgere a valore di esempio, comunque considerata. Anonima nella folla anonima, essa trae luce dal pensiero, dall'ideale che sospinge l'umanità verso migliori destini. E questo ideale io riassumo come balena nel mio pensiero.
Nacqui l'11 giugno 1888 da Giovan Battista Vanzetti, e da Giovanna Nivello, in Villafalletto, provincia di Cuneo, Piemonte. Questo comune che sorge sulla sponda destra della Maira, ai piedi di una bellissima catena di colline, è eminentemente agricolo. Qui vissi fino all'età di tredici anni, in seno alla famiglia.

Citazioni

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  • Compresi che l'eguaglianza di fatto, nelle necessità umane, di diritti e di doveri, è l'unica base morale su cui può reggere l'umano consorzio. Strappai il mio pane con l'onesto sudore di mia fronte; non ho una goccia di sangue sulle mie mani, né sulla mia coscienza.
    Ora? A trentatré anni, sono candidato alla galera, e alla morte.
  • Volli un tetto per ogni famiglia, un pane per ogni bocca, una educazione per ogni cuore, la luce per ogni intelletto.
  • Sono convinto che la storia umana non è ancora iniziata, che ci troviamo nell'ultimo periodo della preistoria. Vedo con gli occhi dell'anima il cielo rischiararsi dai raggi del nuovo millennio.

Ultime parole ai giudici

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  • Sì. Quel che ho da dire è che sono innocente, non soltanto del delitto di Braintree, ma anche di quello di Bridgewater. Che non soltanto sono innocente di questi due delitti, ma che in tutta la mia vita non ho mai rubato né ucciso né versato una goccia di sangue. Questo è ciò che voglio dire. E non è tutto. Non soltanto sono innocente di questi due delitti, non soltanto in tutta la mia vita non ho rubato né ucciso né versato una goccia di sangue, ma ho combattuto anzi tutta la vita, da quando ho avuto l'età della ragione, per eliminare il delitto dalla terra.
  • Ciò che desidero dire è questo: il compito della difesa è stato terribile. Il mio primo avvocato non aveva voluto difenderci. Non aveva raccolto testimonianze né prove a nostro favore. I verbali del tribunale di Plymouth erano una pietà. Mi è stato detto che piú di metà erano stati smarriti. Cosicché la difesa aveva un tremendo lavoro da fare, per raccogliere prove e testimonianze, per apprendere quel che i testimoni dello Stato avevano sostenuto e controbatterli. E considerando tutto questo, si può affermare che se anche la difesa avesse preso doppio tempo dello Stato, ritardando cosí il caso, ciò sarebbe stato piú che ragionevole. Invece, purtroppo, la difesa ha preso meno tempo dello Stato.
  • Questo è ciò che volevo dire. Non augurerei a un cane o a un serpente, alla più miserevole e sfortunata creatura della terra, ciò che ho avuto a soffrire per colpe che non ho commesso. Ma la mia convinzione è un'altra: che ho sofferto per colpe che ho effettivamente commesso. Sto soffrendo perché sono un radicale, e in effetti io sono un radicale; ho sofferto perché sono un italiano, e in effetti io sono un italiano; ho sofferto di piú per la mia famiglia e per i miei cari che per me stesso; ma sono tanto convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte, e per due volte io potessi rinascere, vivrei di nuovo per fare esattamente ciò che ho fatto finora.
    Ho finito. Grazie.

Citazioni su Sacco e Vanzetti

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  • Io dichiaro che ogni stigma ed ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. (Michael Dukakis)
  • La percezione era che Sacco, un calzolaio, e Vanzetti, un pescivendolo, fossero le vittime di un'ondata repressiva che stava investendo l'America di Woodrow Wilson. In Italia, comitati e organizzazioni contrari alla sentenza spuntarono come funghi non appena essa fu annunciata. Quando la sentenza fu eseguita, nel 1927, il fascismo era al potere in Italia da quasi cinque anni e consolidava brutalmente la propria dittatura, perseguitando e imprigionando chiunque fosse ostile al regime, inclusi naturalmente gli anarchici. Eppure, quando Sacco e Vanzetti furono giustiziati, il più grande quotidiano italiano, il Corriere della sera, non esitò a dedicare alla notizia un titolo a sei colonne. In bella evidenza tra occhielli e sottotitoli campeggiava un'affermazione: "Erano innocenti". (Andrea Camilleri)
  • Nicola, Bart. Immigrati, ingiustamente giustiziati. Ma la loro morte è servita come messaggio per gli altri. La nostra è una società che assassina gli innocenti. (Metal Gear Solid V: Ground Zeroes)
  • Vi rendo omaggio Nicola e Bart, | riposate per sempre qui nei nostri cuori. | Il momento estremo e finale è vostro. | Quell'agonia è il vostro trionfo! (Joan Baez)
  1. Sorella maggiore di Vanzetti. La sorella minore è Vincenzina. Ettore è l'ultimo nato della famiglia.

Bibliografia

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  • Bartolomeo Vanzetti, Lettere ai familiari, in Non piangete la mia morte, 1962.
  • Bartolomeo Vanzetti, Non piangete la mia morte, Roma, Editori riuniti, 1962.
  • Bartolomeo Vanzetti, Una vita proletaria, in Non piangete la mia morte, 1962
  • Bartolomeo Vanzetti, Ultime parole ai giudici, in Non piangete la mia morte, 1962.

Voci correlate

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