René Marc Habachi (1915 – 2003), filosofo egiziano – libanese.

Il momento dell'uomo

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  • Chi non cerca niente è già assenza.
  • Dio, se esiste, non può desiderare che noi arriviamo a lui attraverso gli argomenti della violenza ma attraverso gli indizi della scoperta e del raccoglimento.
  • I matematici staccano dalla persona globale l'area della sola ragione, per usare questa espressione, e le impongono la loro verità, proprio come fa un eccitante che provoca il sistema nervoso senza l'adesione della nostra persona.
  • Il miserabile è prigioniero dei suoi determinismi.
  • I poveri non hanno il diritto di essere caritatevoli.
  • Il lavoro si presenta anzitutto come quella vasta officina, inaugurata con la comparsa dell'universo, nella quale tutte le energie dell'avere si trasformano in essere, in libertà.
  • Il ricco possiede la sicurezza di colui che non si sente in stato di inferiorità.
  • L'astrazione è solo una forma camuffata di indifferenza.
  • [Il povero] non ha il tempo di essere una persona: c'è una giungla dentro di lui, esigente con lui e cattiva con gli altri.
  • Il ricco si lamenta dell'ingratitudine del povero, ma si dimentica che ciò che dà non è abbastanza.
  • La verità è una comunicazione che sussiste solo se un uomo o alcuni uomini mantengono un rapporto con lei.
  • La verità muore se gli uomini si allontanano da lei.
  • Molti ricchi, sono solo poveri traumatizzati, il cui istinto di conservazione in agguato moltiplica attorno a loro i bastioni preventivi di una sicurezza mai raggiunta.
  • Un Dio che sposa la causa umana per superarne i limiti, ma che l'umanità rifiuta, di modo che il Dio in lui è come ripiegato in se stesso, in una solitudine che è il contrario della sua natura e in una vana generosità.

Bibliografia

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  • René Habachi, Il momento dell'uomo, Editoriale Jaca Book, 1986.

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