Reinhold Messner
alpinista esploratore italiano
Reinhold Messner (1944 – vivente), alpinista, esploratore e scrittore italiano.
Citazioni di Reinhold Messner
modifica- Bandiere sulle montagne non ne porto: sulle cime io non lascio mai niente, se non, per brevissimo tempo, le mie orme che il vento ben presto cancella.[1]
- [Sulla scalata della parete nord dell'Eiger con Peter Habeler] Fino ad allora le cordate avevano sempre impiegato più di 20 ore per scalare la parete Nord. Quel giorno ce n’erano un paio in azione. Noi salimmo molto veloci e in mattinata ne raggiungemmo una di austriaci che erano su da tre giorni. Peter gli chiese perché non salivano, ma erano stanchi. Arrivammo in cima verso le 13. Avevamo impiegato solo 10 ore, E un paio d’ore dopo eravamo giù. Alla Kleine Scheidegg incontrammo Eastwood. Aveva chiesto alla troupe di guardarci con i binocoli mentre salivamo la parete, per studiare come funzionavano le cose in una scalata. Passammo una bella serata insieme. Fu molto simpatico.[2]
- Il mio rapporto con il Nanga non è fatto solo di alpinismo. Ho pagato per anni i montanari di Diamir perché cercassero i resti di mio fratello. Ci sono riusciti nel 2005, trentacinque anni dopo la tragedia, e l'analisi del DNA ha dimostrato che si trattava di Günther.[3]
- L'alpinismo non può obbedire a regole.[4]
- L'uomo da solo, non in lotta con la montagna, ma con lei impegnato in un dialogo profondo. Questo è il mio modo di vedere l'alpinismo.[1]
- La montagna non dice bugie. Ed è la montagna che ha dimostrato che Cesare Maestri non è mai salito sul Cerro Torre nel 1959.[5]
- Le croci sulle cime? Quelle esistenti lasciamole. Ma non installiamone altre. Sulle cime solo gli ometti di sassi e nient’altro. Le vette delle montagne non devono essere sfruttate per dei messaggi.[6]
- Moro raccoglie il testimone di un certo modo di scalare che non è sport, è un'altra cosa. È una filosofia, sono valori, è un pensare a tutto, non solo al risultato.[7]
- Quello di Moro e Urubko è un alpinismo classico, lontano sia dalle spedizioni commerciali che dalle collezioni di ottomila. Un alpinismo di esplorazione che punta all'essenziale.[8]
- [Sulla spedizione al K2 del 1954] Se abbiamo un padre della spedizione, Ardito Desio, perché l'ha organizzata, abbiamo un secondo padre del successo, in parete, che si chiama Walter Bonatti.[9]
Intervista di Massimo Nava, corriere.it, 21 giugno 2016.
- Ho passato tutta la vita a mettermi nei panni dei miei predecessori, i grandi pionieri, per potermi ispirare alle loro imprese. Ho avuto la fortuna di sopravvivere a oltre cinquanta spedizioni sull'Himalaya. E nel farlo, la mia visione sui processi di cambiamento che hanno investito l'alpinismo d'alta quota è diventata sempre più nitida.
- [Un'altra «spedizione»?] Assolutamente no. Questa sarà la mia eredità di alpinista. Un viaggio in tante capitali per raccontare il vero alpinismo, il senso autentico di un'ascensione ad alta quota. Organizzerò conferenze, proiezioni, incontri con grandi alpinisti. L'intento è di raccontare le spedizioni del passato a confronto con quelle che si organizzano oggi. Ormai, sull'Himalaya ci può andare chiunque. Pareti già tracciate, elicotteri, sherpa tuttofare, insomma autostrade per la vetta. Ci si mette in coda, si sale e si mandano fotografie sul web. È un grande business del nostro tempo. Peraltro, negli ultimi tempi, con grande spreco di ossigeno. Che senso ha andare sull'Everest come in una gita domenicale? Per raccontarla agli amici? Tutto ruota intorno agli affari: chi paga di più per un letto nel lodge, per un volo in elicottero o per il trasporto di un carico vince il biglietto per l'ascensore. I souvenir sono spacciati per "antichità" e la "pizza Yeti" per specialità locale.
- [Reinhold Messner, nato a Bressanone/Brixen, altoatesino doc. Che cosa significa per lei la pagina del Corriere dedicata agli «italiani»?] Mi sento molto fortunato. Parlo italiano, tedesco, inglese e un po' di altre lingue. Sono europeo, sono nato in Italia, sono felice di vivere in questo mondo multiculturale come il Sud Tirolo. Da Silvius Magnago in poi, qui è stata costruita la strada della convivenza, che è la chiave della vita, del futuro di ogni società.
Citazioni su Reinhold Messner
modifica- [Alla domanda: «nel '70 Reinhold Messner con il fratello Günther ha scalato il Nanga. Ma a valle è tornato soltanto Reinhold. Per trent'anni è stato accusato di aver abbandonato il fratello. Poi grazie al ritrovamento dei resti si è capito che la sua versione era quella giusta. Perché per trent'anni hanno dubitato della versione di Reinhold?»] Era troppo avanti. Faceva un alpinismo che, fatto ancora oggi quarantacinque anni dopo, sarebbe stratosferico. [...] Faccio un paragone, è come se: oggi il miglior maratoneta corre in due ore e zero tre, e lui correva in un'ora e quaranta già allora. Era avanti su roccia, su ghiaccio, su misto. E, tante volte lo dimentichiamo, da quella spedizione lui tornò vivo, ma perse tutte le dieci dita dei piedi. Reinhold Messner è diventato Reinhold Messner, facendo tutto quello che ha fatto, senza le dita dei piedi. (Simone Moro)
Note
modifica- ↑ a b Citato in Palla lunga e pedalare, p. 44.
- ↑ Dall'intervista di Alessandro Filippini, Eastwood, i 90 anni, Messner e quella volta sull’Eiger…, gazzetta.it, 31 maggio 2020.
- ↑ Citato in Stefano Ardito, Nanga Parbat 1970-2020. Reinhold Messner racconta l’avventura e la tragedia di mezzo secolo fa, montagna.tv, 27 giugno 2020.
- ↑ Citato in Palla lunga e pedalare, p. 45.
- ↑ Citato in Reinhold Messner contro Cesare Maestri: «Non è mai salito sul Cerro Torre», ilfattoquotidiano.it, 17 aprile 2019.
- ↑ Ctato in Reinhold Messner: "Basta croci e messaggi in montagna. Solo omini di pietra", mountlive.com, 26 luglio 2015.
- ↑ Citato in Moro e l'impresa più difficile. "Sul Nanga Parbat con voi", Gazzetta.it, Milano, 20 dicembre 2011.
- ↑ Citato in Moro verso il Nanga Parbat. Messner: «È vero alpinismo», Ecodibergamo.it, 21 dicembre 2011.
- ↑ Da un intervento nella serata principale della 53ª edizione del Trento Film Festival, Trento, Teatro Sociale, 7 maggio 2004; citato in Reinhold Messner, Alessandro Filippini, Walter Bonatti. Il fratello che non sapevo di avere, Mondadori, Milano, 2013.
Bibliografia
modifica- Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, ISBN 88-8598-826-2.
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