Raphaël Glucksmann

saggista e politico francese

Raphaël Glucksmann (1979 – vivente), saggista e politico francese.

Raphaël Glucksmann nel 2017

Citazioni di Raphaël Glucksmann

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  Citazioni in ordine temporale.

  • [Sulla Russia sotto Vladimir Putin] Questa simpatia per una autocrazia ricorda la fascinazione per Stalin. Non dico certo che Putin sia Stalin, è però l'erede di una tradizione che parte da 3-400 anni fa, secondo la quale il Cremlino in Russia decide tutto. [...] Più ci inchiniamo, più incoraggiamo il lato pericoloso che sta venendo allo scoperto, proprio perché nessuno prova a fermarlo. Putin invia missili all'Iran, blocca le azioni dell'Onu contro l'atomica di Teheran, e noi che facciamo? Invece di sostenere i dissidenti russi [...] ci genuflettiamo.[1]
  • [Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022] La conferenza di Monaco ha la forza del simbolo: una resa, come nel 1938. È la fine dell'Occidente per come lo conosciamo. [...] Sta prendendo forma una divisione in tre blocchi. Da una parte i Paesi chiaramente filo-russi, l'Ungheria di Orbán e la Slovacchia di Fico; dall'altra i baltici, gli scandinavi e la Polonia, gli unici che aiutano davvero l'Ucraina e che si stanno già preparando a una nuova guerra, sul suolo dell'Unione europea, nei prossimi anni; e poi coloro che esitano, la Germania ma anche l'Italia e la Francia, che ripetono le formule sulla vicinanza all'Ucraina ma nel concreto fanno ben poco.[2]
  • [Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022] Putin non ha vinto sul campo di battaglia, nonostante le zone occupate e i pochi chilometri rosicchiati mese dopo mese. Da un punto di vista militare la situazione è ancora aperta. Putin ha vinto dal punto di vista politico. [«Dividendo l'Occidente?»] Sì, Putin sta riuscendo nell'obiettivo storico dell'Unione sovietica e poi della Russia, ovvero separare gli occidentali, e in particolare l'Europa dall'America. È una conquista inestimabile. Quando si è accorto che non riusciva a prendere Kiev in tre giorni, Putin è passato alla guerra di attrito, confidando nel fatto che gli occidentali non avrebbero tenuto. Gli ucraini al fronte continuano a resistere, al prezzo di enormi sacrifici. Siamo noi, nelle retrovie, ad avere mollato.[2]
  • [Sulla seconda presidenza di Donald Trump] Diremo agli americani che hanno scelto di schierarsi dalla parte dei tiranni, agli americani che licenziano i ricercatori per aver esercitato la libertà scientifica: "Ridateci la Statua della Libertà". [...] Ve l'abbiamo regalata, ma a quanto pare la disprezzate. Allora starà benissimo qui da noi.[3]

Intervista di Stefano Montefiori, corriere.it, 15 marzo 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • [«Perché fornire armi agli ucraini secondo lei è giusto? Ed è anche ragionevole?»] Perché anche io, come tutti, voglio la pace. E il solo modo di ottenerla è aiutare gli aggrediti, in modo che gli aggressori ricevano un colpo sufficiente a costringerli al negoziato. Invocare la pace non basta. È necessario anche opporsi a quelli che scatenano la guerra. Se i russi domani smettono di combattere, la guerra finisce. Se gli ucraini domani smettono di combattere, l'Ucraina finisce [...]
  • Putin pensava di instaurare il suo governo fantoccio a Kiev in 72 ore, nessuno aveva previsto una simile resistenza degli ucraini. Se l'Europa si sta risvegliando è grazie alla resistenza di gente che non ha mai voluto questa guerra, uomini e donne che pensavano alle loro case, ai loro lavori e ai loro bambini, e hanno dovuto imbracciare il mitra perché un tiranno bombardava le loro case. Se non li aiutiamo, l'Europa non conoscerà più la pace. Dopo la Cecenia c'è stata la Georgia, poi la Siria, adesso l'Ucraina, presto toccherà ad altri.
  • L'unica colpa dell'Ucraina è voler essere un Paese libero.
  • [...] c'è il vezzo diffuso di prendere una posizione apparentemente nobile, controcorrente, che fa sentire più intelligenti e profondi. Molto narcisismo. [...] Questi pseudo aristocratici del pensiero contemplano le case in fiamme dell'Ucraina senza riuscire a pronunciare una parola di solidarietà. E io sono in collera contro questa parte della sinistra europea che si crogiola nella compiacenza verso il tiranno e nell'invocazione di parole vuote, che permettono di sfuggire al dovere di assistere chi è aggredito. Sono i degni eredi di quelli che nel 1936 non volevano aiutare i repubblicani spagnoli "per non aggiungere guerra alla guerra", dicevano. Ma quella non è pace, è approvare il trionfo di chi fa la guerra.

Intervista di Anais Ginori, repubblica.it, 15 marzo 2025.

  • Il problema è che l'Italia è il Paese più esposto alla disinformazione russa in Europa. Al parlamento europeo abbiamo studiato le reti di propaganda russa in Italia, ed è spaventoso. Nessun altro Paese europeo è così infiltrato da queste narrazioni.
  • Gli Stati Uniti danno sempre più l’impressione di voler indebolire l’Europa. Di fronte a ciò, ci sarà la tentazione per alcuni europei, in particolare in Italia, di posizionarsi come i migliori alleati di Washington, di allinearsi completamente con gli Stati Uniti. Ma dove ci porterà tutto questo? Verso un destino di vassalli, in cui la nostra sicurezza non dipenderà più da noi, ma da decisioni prese altrove.
  • Quel giorno [28 febbraio 2025], Trump non ha solo dato uno schiaffo a Zelensky, ha schiaffeggiato l’intera Europa.
  • Se accettiamo la capitolazione dell’Ucraina per ottenere la pace che vuole Trump, allora diventeremo dei vassalli, vulnerabili di fronte alle ambizioni russe e all’instabilità americana.
  • Se sei un giovane russo che ama la libertà, sei impotente. Se sei un giovane francese o italiano, che crede nella libertà e nell’Europa, nulla ti impedisce di impegnarti e difendere ciò che rischiamo di perdere.
  1. Dall'intervista di Stefano Montefiori, «Quell'uomo è il Kgb», corriere.it, 13 marzo 2007.
  2. a b Dall'intervista di Stefano Montefiori, Glucksmann: «Trump e l'Ucraina? È la fine dell'Occidente. L'Europa è sotto choc, i nostri eserciti saranno presto alla prova», corriere.it, 13 febbraio 2025.
  3. Citato in Glucksmann agli Usa: ridateci la Statua della Libertà. La risposta: senza di noi parlereste tedesco, repubblica.it, 18 marzo 2025.

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