Adriano

quattordicesimo imperatore romano (r. 117-138)
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Publio Elio Traiano Adriano (76 – 138), imperatore romano.

Adriano

Citazioni di Adriano

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  • [Sulla tomba del poeta Voconio] Eri lascivo nei versi, pudico nel cuore.[1]
  • [Ultime parole] O piccola anima, errabonda, scherzosa, | ospite e compagna del corpo, | dove andrai ora, | pallida, fredda, ignuda, | priva dei consueti sollazzi?[2]
Animula, vagula, blandula, | Hospes, comesque corporis, | Quæ nunc abibis in loca | Pallidula, rigida, nudula | Nec, ut soles, dabis iocos.

Citazioni su Adriano

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  • Adriano è stato l'Imperatore romano filelleno per antonomasia, il sovrano illuminato che ha scelto Atene quale capitale culturale dell'Impero, oltre che sua patria d'elezione, nella quale scelse di trascorrere lunghi periodi della propria vita. La sua figura sollecita una riflessione, rivolta soprattutto ai giovani e incentrata sull'armonia tra tradizione dell'Occidente e tradizione dell'Oriente; sul conseguimento della pace come condizione necessaria per la ricerca della prosperità; sullo studio e la riflessione per comprendere appieno il mondo, complesso, che ci circonda. Non si tratta, quindi, della celebrazione di un uomo quanto, piuttosto, del valore della tendenza, di cui egli si rese protagonista. Quella di interpretare i propri tempi, valutarne le dinamiche e impostare una strategia. (Sergio Mattarella)
  • È ben difficile forse trovare in tutta la storia romana un uomo politico, il quale, come Adriano, chiuda nel proprio pensiero un senso ed un concetto della vita, in cui insieme, e quasi organicamente e perfettamente , si fondano l'ideale della vita greca e quello della vita romana, l'anima pagana e l'anima cristiana, le tendenze spirituali dell'età vecchia e quelle dell'età nuova; un uomo che egualmente abbia unito in sé la molteplicità dei più svariati talenti. (Corrado Barbagallo)
  • Poeta e prosatore, latinista e grecista, pittore e cultore di arti plastiche, filosofo e oratore, artista e scienziato, mistico e realista, superstizioso e scettico, generoso e implacabile, uomo di pensiero e uomo d'azione, egli fermò il piede su tutti i campi dello scibile, accolse e subì tutte le suggestioni di cui è capace la grande anima umana, e da ogni disciplina, da ogni ispirazione, scoccò una scintilla per il suo ingegno, rilevò un tratto per la sua complessa personalità. (Corrado Barbagallo)
  • Il carattere incostante di questo Imperatore, capace a vicenda e dei più bassi e dei più generosi sentimenti, può dare qualche colore al sospetto. Non poteva egli per altro mettere in luce più luminosa la superiorità del suo predecessore, se non se confessandosi in tal modo incapace di difendere quello che Traiano avea conquistato.
  • La vita di Adriano fu quasi un viaggio continuo; e siccome possedeva i diversi talenti di soldato, di politico e di letterato, così contentava la sua curiosità, soddisfacendo al suo dovere. Non curando la differenza delle stagioni e dei climi, andava a piedi e a testa nuda sulle nevi della Caledonia, e sulle cocenti pianure dell'Egitto superiore; nè vi fu provincia dell'Impero che nel corso del regno di lui, non fosse onorata dalla presenza del suo Monarca.
  • Sotto il suo regno [...] l'Impero fiorì in pace ed in prosperità. Egli incoraggiò le arti, riformò le leggi, assicurò la disciplina militare, e visitò tutte le province in persona. Il suo ingegno vasto ed attivo sapeva egualmente levarsi alle più estese mire, e discendere alle più minute particolarità del governo civile; ma le passioni sue dominanti erano la curiosità e la vanità. Secondo che queste in lui prevalevano, e secondo i diversi oggetti che le eccitavano, Adriano si mostrò, a vicenda, principe eccellente, sofista ridicolo, e geloso tiranno.

Voci correlate

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  1. Citato in Apuleio, Sulla magia e in sua difesa, EDIPEM, 1973.
  2. Citato in Elio Sparziano, Vita di Adriano Imperatore, in Scriptores historiae Augustae; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, Milano, 1921, p. 281. Sparziano, come riportato da Fumagalli, introduce la citazione di Adriano con: «E infatti si dice che morente abbia fatto questi versi (Et moriens quidem hos versus fecisse dicitur)».

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