Polidoro (figlio di Ecuba)

personaggio della mitologia greca, figlio di Priamo e di Ecuba

Polidoro, figura della mitologia greca.

La morte di Polidoro

Citazioni di Polidoro modifica

  • Ahi! perché sì mi laceri e mi scempi? | Perché, di così pio, così spietato, | Enea, vèr me ti mostri? A che molesti | un ch'è morto e sepolto?[1] A che contamini | col sangue mio le consanguinee mani? | Chè nè di patria nè di gente esterno | son io da te, né questo atro liquore | esce da sterpi, ma da membra umane. | Ah! fuggi, Enea, da questo empio paese, | fuggi da questo abbominevol lito: | chè Polidoro io sono, e qui confitto | m'ha nembo micidiale e ria semenza | di ferri e d'aste che dal corpo mio | umor preso e radici, han fatto selva. (Publio Virgilio Marone, Eneide)
  • I recessi dei morti, e della tenebra | le porte abbandonate, ove lontano | dagli altri Numi Ade soggiorna, io giungo | qui: Polidòro io son, d'Ecuba figlio, | che nacque da Cissèo: mio padre fu | Prìamo, che, quando su la frigia rocca | la minaccia incombé che sotto l'aste | cadesse degli Achei, dal suol di Troia | lontano mi mandò, di Polinèstore | alla magion, dell'ospite di Troia, | che il pian ferace piú d'ogni altro semina | del Chersoneso, e quelle genti amiche | di corsïeri, con la forza regge. (Euripide)

Citazioni su Polidoro modifica

  • Un de' figliuoli | era questi del re, ch'al tracio rege | fu con molto tesoro occultamente | accomandato allor che da' Troiani | incominciossi a diffidar de l'armi, | e temer de l'assedio. Il rio tiranno, | tosto che a Troia la fortuna vide | volger le spalle, anch'ei si volse, e l'armi | e la sorte seguì de' vincitori; | sì che, de l'amicizia e de l'ospizio | e de l'umanità rotta ogni legge, | tolse al regio fanciul la vita e l'oro. (Enea: Publio Virgilio Marone, Eneide)

Note modifica

  1. Cfr. Parce sepulto su Wikipedia.

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