Philip Pullman

scrittore britannico

Philip Pullman (1946 – vivente), scrittore britannico.

Philip Pullman nel 2005

Citazioni di Philip Pullman

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  • [Alla domanda: Lei ha un "daimon"[1] Mr.Pullman?] Certo. E, come quello degli scrittori, è una gazza ladra: perché noi rubiamo da tutto e da tutti.[2]
  • Il mio è un atto d'accusa alla teocrazia, che non sempre è solo religiosa. Non era forse teocratica l'Unione Sovietica di Stalin? Il libro sacro era Il Capitale, il KGB, l'Inquisizione, la classe privilegiata il partito.[3]
  • [Alla domanda: A quale scopo scrive i suoi libri?] La mia intenzione è raccontare una storia: in primo luogo perché la storia viene da me e vuol essere raccontata.[4]
  • La storia narrata dal cristianesimo dà a noi esseri umani un ruolo molto importante, di primo piano. Noi siamo quelli che Gesù è venuto a redimere dalle conseguenze del peccato, che i nostri genitori... be', il resto lo sa. È una storia piena di pathos, e noi siamo proprio al centro, e molto dipende dalle nostre decisioni. È una posizione emozionante in cui trovarsi, ma purtroppo non coincide molto con la versione, ben più convincente, che ci è offerta dall'evoluzione darwiniana; e il resoconto scientifico è intellettualmente molto più persuasivo. Estremamente persuasivo.[4]
  • Ogni religione monoteistica finisce col perseguitare gli altri, e ucciderli perché non li accetta. È accaduto in ogni periodo storico, e accade ancora oggi.[4]

Queste oscure materie

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La bussola d'oro

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Lyra e il suo daimon si mossero nella crescente penombra del salone, bene attenti a restare da un lato, dove non potevano esser visti dalla cucina. Le tre lunghe tavole che correvano da un capo all'altro del salone erano già apparecchiate, con cristalli e argenti scintillanti sui quali si raccoglieva la scarsa luce, e con le panche già sistemate, pronte per accogliere gli ospiti. In alto, nel buio, erano appesi i ritratti dei precedenti Maestri.

Citazioni

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  • Ma tu pensa ad Adamo ed Eva come una specie di numero immaginario, come la radice quadrata di meno uno; non potrai mai vedere nessuna prova concreta della sua esistenza, ma se la includi nelle tue equazioni potrai calcolare tutta una serie di cose che in sua assenza non si potrebbero neppure concepire. (p. 330)

Aveva ancora il corpo di Roger tra le braccia. Lo posò dolcemente.
«E lo faremo» disse.
Voltò le spalle. Dietro di loro c'erano dolore, morte e terrore; davanti dubbio, pericolo e misteri insondabili. Ma non erano soli.
Così Lyra e il suo daimon voltarono le spalle al mondo in cui erano nati, e guardarono verso il sole e camminarono nel cielo.

La lama sottile

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Will tirò la madre per la mano e disse: «Su dài, vieni...»
Ma la madre esitava. Era ancora impaurita. Lo sguardo di Will percorse l'intera stradina, nella luce della prima sera, con la sua fila di casette, ognuna dietro il suo bravo giardinetto e la sua piccola siepe di bosso, mentre il sole accendeva di riflessi le finestre di uno dei lati, e lasciava l'altro in ombra. Non c'era molto tempo.

«Devi venire con noi, adesso. Lord Asriel ha bisogno di te, subito. La forza del nemico cresce di minuto in minuto. Lo sciamano ti ha detto qual è il tuo compito. Seguici e contribuisci alla nostra vittoria. Vieni con noi. Vieni da questa parte. Vieni, subito.»
E Will continuava a spostare lo sguardo da loro allo zaino di Lyra, e di nuovo a loro, e non sentiva una sola parola di quel che dicevano.

Il cannocchiale d'ambra

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In una valle ombreggiata ricoperta di rododendri, vicina alla fronte della neve, dove scorreva un ruscello latteo d'acqua di disgelo e dove colombi e fanelli svolazzavano fra pini immensi, c'era un grotta seminascosta dalle rocce strapiombanti e dal fitto fogliame.
I boschi erano popolati di suoni: il ruscello trai sassi, il vento tra gli aghi dei rami di pino, lo stridere degli insetti e i gridi dei piccoli mammiferi, in aggiunta al canto degli uccelli; e di tanto in tanto una raffica di vento più forte faceva sì che i rami di un cedro o di un abete strusciassero l'uno contro l'altro borbottando come un violoncello.

Citazioni

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  • «Quando hai smesso di credere in Dio» continuò Will, «hai smesso di credere al bene e al male?»
    «No. Ma ho smesso di credere che ci fossero una forza del bene e una forza del male fuori di noi. E sono giunta alla convinzione che bene e male sono nomi per ciò che fanno le persone, non per quello che sono. La sola cosa che possiamo dire è che questa è una buona azione perché aiuta qualcuno, o che quest'altra è cattiva perché fa male a qualcuno. Le persone sono troppo complesse perché le si possa etichettare». (Mary Malone)

Anche nell'altra Oxford in cui lei e Will si erano salutati con un bacio le campane stavano sicuramente suonando, e un usignolo stava cantando, e una lieve brezza faceva frusciare le foglie dell'Orto Botanico.
«E soltanto allora cosa? » domandò il daimon con aria assonnata. «Costruiremo cosa?»
«La Repubblica dei Cieli » disse Lyra.

La serie di Sally Lockhart

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Il rubino di fumo

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In un freddo, uggioso pomeriggio d'inizio ottobre del 1872, una carrozza si fermò davanti agli uffici di Lockhart & Selby, spedizionieri marittimi nel cuore finanziario di Londra, e una fanciulla ne discese e pagò il vetturino.
Aveva più o meno sedici anni, era sola e molto graziosa. Snella e pallida, bionda con gli occhi scuri, vestiva a lutto, con una cuffietta nera sotto la quale spinse una ciocca di capelli che il vento aveva scompigliato. Si chiamava Sally Lockhart; e di lì a quindici minuti avrebbe ucciso un uomo.

Sally lasciò cadere la lettera e chinò la testa. Tutto si era ridotto a questo, ormai: a un cofanetto pieno di soldi, a una lettera. Piangeva. Gli aveva voluto molto bene. E lui aveva salvato tutto: ci sarebbe stato un futuro, un lavoro per Jim... E avrebbero pagato un detective che cercasse Adelaide. E avrebbero...
« Papà » mormorò.
Oh, ci sarebbero state ancora difficoltà, tantissime. Ma le avrebbe affrontate. Garland&Lockhart!
Raccolse lettera e cofanetto e si avviò alla stazione.

L'ombra del nord

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Nella primavera del 1878, in una bella mattina di sole, il piroscafo Ingrid Linde, fiore all'occhiello della società di navigazione Anglo-Baltic, scomparve nel mar Baltico.
In rotta verso Riga, era salpato da Amburgo con un carico di parti meccaniche e un pugno di passeggeri. La traversata si era svolta senza incidenti: il tempo era mite e buono, e la Ingrid Linde solida e ben attrezzata.
A un giorno di navigazione da Amburgo, incrociando una goletta che puntava in direzione opposta, aveva scambiato i segnali prescritti; se avesse mantenuto la rotta, due ore dopo sarebbe stata avvisata da un brigantino. A quel punto, però, del piroscafo non c'era più traccia.

Sally si sedette.
« Prendiamola » esordì. « È perfetta, Charles. Volevo dire anche un'altra cosa. Aspetto un figlio da Fred. Se fosse vivo, a quest'ora saremmo sposati. Vi ho scioccato? No, certo che no. Ecco, l'ho detto. Aspetto un bambino da Fred. Questo, volevo dire ».
Era arrossita. Appoggiò il ritratto sul tavolo, contro la bottiglia del vino. E poi, alzò gli occhi e li vide... Jim, Charles, Webster. Tre volti illuminati da un identico sorriso di trionfo. Come se loro avessero fatto chissà quale prodezza... Ma guarda un po' che tipi!

La tigre nel pozzo

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In un'assolata mattina dell'autunno 1881 Sally Lockhart era in giardino a guardare la sua bambina giocare e pensava a come tutto filasse a gonfie vele.
Aveva torto, ma non l'avrebbe saputo per venti minuti ancora. L'uomo che doveva comunicarglielo era ancora per la strada, diretto proprio a casa sua. Per il momento Sally era contenta, una sensazione già di per sé bellissima, e ancor più perché sapeva di esserlo, il che era un evento davvero raro: di solito era troppo impegnata per accorgersene.

« Esatto. Andremo a Soho a trovare Dan. E io gli dirò una cosa. E poi… andremo a casa e ci faremo un buon tè ».
Chiamò una carrozza e diede l'indirizzo di Soho. Mentre si sistemava nell'angolo con Harriet in braccio che osservava la schiena del cavallo e le redini che scendevano dall'alto e i finimenti che tintinnavano, Sally disse: « E non permetteremo più a nessuno di essere cattivo con noi, vero? »
« Col cacchio » rispose Harriet.

La principessa di latta

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Rebecca Winter, allegra, piena di talento e povera, era arrivata all'età di sedici anni senza aver mai visto una bomba esplodere. Non che fosse tanto difficile: Londra nel 1882 non era certo più esplosiva di quanto lo è ora. Né lo era meno, a pensarci bene, perché la dinamite era già un potente strumento politico.
In ogni caso, in quella bella mattina di maggio, Becky non stava affatto pensando alle bombe. Il sole splendeva luminoso nel cielo costellato di nubi piccole e grasse simili a pennellate di bianco su una tavolozza di blu oltremare, e Becky camminava lungo un viale alberato a St John's Wood, a nord di Londra, pensando ai verbi della lingua tedesca. Stava andando a conoscere la sua nuova allieva – la sua prima allieva, in verità, ed era ansiosa di fare una buona impressione.

Vide un giovane su un cavallo con un arco a tracolla cavalcare lungo un sentiero all'interno di una foresta. Vide un gigante con le mani ricoperte di cicatrici e baffi scuri passare il suo binocolo al compagno e indicare in basso, attraverso i pini, verso un fortino che attendeva silenzioso tra la neve. Vide una caverna tra le montagne, un fuoco acceso, dei fucili appoggiati contro la roccia, un'antica bandiera che riluceva alla luce rossa della brace.
Ma erano solo sogni. Quando un dottore che passava notò la porta aperta del laboratorio, si ritrovò davanti uno stranissimo spettacolo: una donna morta, con la testa posata in grembo a una ragazza profondamente addormentata.

  1. Daimon è la manifestazione fisica dell'anima di un individuo nei romanzi di Pullman, vedi w:Daimon
  2. Dall'intervista di Fiorella Iannucci,Il Messaggero, 27 aprile 2007, p. 22.
  3. Dall'intervista di Fiorella Iannucci, Il Messaggero, 27 aprile 2007, p. 22.
  4. a b c Da Thirdway. The Modern World Through Christian Eyes, febbraio 2002; citato in Pullman e il cristianesimo.

Bibliografia

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  • Philip Pullman, Il cannocchiale d'ambra, traduzione di Francesco Bruno, Salani.
  • Philip Pullman, Il rubino di fumo (The Rubin in the smoke, 1985), traduzione di Mariarosa Zannini, Salani, 2003. ISBN 978-88-8451-230-7
  • Philip Pullman, L'ombra del nord (The Shadow in the North, 1986), traduzione di Chiara Arnone, Salani, 2004. ISBN 88-8451-231-X
  • Philip Pullman, La bussola d'oro, traduzione di Marina Astrologo e Alfredo Tutino, Salani.
  • Philip Pullman, La lama sottile, traduzione di Alfredo Tutino, Salani.
  • Philip Pullman, La tigre nel pozzo (The Tiger in the Well, 1991), traduzione di Gloria Pastorino, Salani, 2005. ISBN 88-8451-232-8
  • Philip Pullman, La principessa di latta (The Tin Princess, 1994), traduzione di Gloria Pastorino, Salani, 2006. ISBN 88-8451-233-6

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