Peleo Bacci

critico d'arte italiano

Peleo Bacci (1869 – 1950), critico d'arte italiano.

Documenti toscani per la storia dell'arte

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  • [Manfredino di Alberto] Contemporaneo di Cimabue e di Duccio[1], egli non eguagliò certo né il vigoroso sentimento dell'uno, né la dolce passionalità dell'altro. (vol. 1, p. 102)
  • Precipuo merito di Manfredino d'Alberto è quello di aver portato, oltre Toscana, in Genova, il germe di un'arte che tendeva a emanciparsi e a rinnovarsi.
    Mentre Cimabue aveva stampato tanta vasta orma nella Basilica francescana d'Assisi e Pietro Cavallini nel 1291 lavorava i musaici di s. Maria in Trastevere e Duccio istoriava tra il 1293 e 95 le tavolature della Biccherna senese[2], e pure nel 1295 Guido [da Siena] dava compimento alla Maestà nel palazzo del Comune di Siena, Manfredino di Alberto, il pictor figurarum de Pistorio era approdato sulla spiaggia ligure e nell'abside della erma chiesa di s. Michele affrescava la grande figura dell'Arcangelo, avvolgendola in tuniche e stole bizantineggianti e si accingeva a interpretare l'evangelio di Giovanni nel Convito di Betania, con larghezza e con sentimento, sino allora, in quelle terre dissueti. (vol. 1, pp. 103-104)
  • [Manfredino di Alberto] Se tutta l'opera sua fosse sopravvissuta, in Toscana forse sarebbe apparso come un umile; in Liguria è invece, e rimane, un efficace elaboratore di musaici romanici, un innovatore e un apostolo che portò lontano lo spirito e l'educazione artistica di Firenze e di Pisa. (vol. 1, p. 104)
  • [...] a Pistoia, m.° Leonardo[3] abbandonate le minuterie dell'orafo, sale all'altezza dei grandi maestri dell'arte plastica. (vol. 1, p. 152)
  • Se i pannelli d'argento di m.° Leonardo fossero potuti splendere, fusi nel bronzo, sopra la porta di un tempio, la gloria di Andrea da Pontedera[4] ne sarebbe rimasta in parte attenuata e il Ghiberti avrebbe avuto a fianco il suo diretto e grande precursore. (vol. 1, p. 152)
  • Coppo di Marcoaldo, pittore fiorentino, se non è sconosciuto, è pero certo tra coloro che gli storici dell'arte hanno segnato fugacemente, ne' propri volumi, più a titolo di ricordo che di merito.
    Fu di quegli umili maestri, i quali adoperandosi a dirozzar modelli venutici d'oltre mare, precorsero il 'grido' rinnovatore di Giotto. (vol. 2, p. 1)
  • Il Frey, vede in Coppo di Marcoaldo l''immediato predecessore di Cimabue'. Definisce la Madonna di Siena 'un'opera potente nel disegno'; mentre, al contrario, riscontra nel 'Crocifisso' di Pistoja 'un debole dipinto bizantino sorto con l'aiuto di suo figlio Salerno'. Tuttociò non toglie, sempre secondo il Frey, che per ragioni di cronologia, ed anche di stile, Coppo possa esser riguardato come un maestro di Cimabue, un maestro più fortemente di questo attaccato alla tradizione bizantina.[5] (vol. 2, p. 28)

Incipit di Flatus vocis...

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O cantilene lungo le vallate
de’ patrii fiumi fragorosi e sordi,
mentre fra’ pruni e l’edere baccate
zirlano i tordi

  1. Duccio di Buoninsegna (1255 circa – 1318 o 1319).
  2. La Biccherna, attiva dal secolo XII fino al 1786, fu una delle principali magistrature finanziarie della Repubblica di Siena.
  3. Maestro Leonardo di ser Giovanni, orefice fiorentino della seconda metà del secolo XIV.
  4. Andrea d'Ugolino da Pontedera, più noto col nome di Andrea Pisano.
  5. Frey, K., Le vite di Giorgio Vasari ecc. mit kritischem Apparate herausgegeben, München, 1911, vol. I, pp. 423-25. Nota di Peleo Bacci.

Bibliografia

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