Pallante (Evandro)
personaggio della mitologia romana, figlio di Evandro
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Pallante, personaggio della mitologia romana.
Citazioni di Pallante
modifica- Ah compagni, ah fratelli, [...] | Dove fuggite? Per onor di voi, | per la memoria di tant'altri vostri | egregi fatti, per l'egregia fama, | per le vittorie del gran duce Evandro, | e per la speme che di me concetta | a la paterna lode emula avete, | non ponete ne' piè vostra fidanza. | Col ferro aprir la strada ne conviene | per mezzo di color che là vedete, | che più folti n'incalzano e più feri. | Per là comanda l'alta patria nostra | che voi meco n'andiate. E di lor nullo | è che sia dio: son uomini ancor essi | come siam noi: e noi com'essi avemo | il cor, le mani e l'armi. E dove, dove | vi salverete? Non vedete il mare | che v'è davanti, e che la terra manca | al fuggir vostro? E se per l'onde ancora | fuggiste, alfin dove n'andrete? a Troia? (Publio Virgilio Marone, Eneide)
- O compagni, | qual fin v'adduce, o qual v'intrica errore | per così torta e disusata via? | Ov'andate? chi siete? onde venite? | Che ne recate voi? la pace, o l'armi? (Publio Virgilio Marone, Eneide) [a Enea e ai suoi uomini]
Citazioni su Pallante
modifica- Ed io Pallante mio, | la mia speranza e 'l mio sommo conforto, | manderò teco; che 'l mestier de l'arme, | che le fatiche del gravoso Marte | ne la tua scuola a tollerare impari: | e te da' suoi prim'anni, e i gesti tuoi | meravigliando ad imitar s'avvezze. (Evandro: libro VIII) [a Enea]
- Pallante in mezzo risplendea ne l'armi | commesse d'oro, risplendea ne l'ostro | che l'arme avean per sopravesta intorno; | ma via più risplendea ne' suoi sembianti | ch'eran di fiero e di leggiadro insieme. (libro VIII)
- Da questa parte sta Pallante, e Lauso | da quella, i suoi ciascuno inanimando, | spingendo e combattendo. E l'un diverso | non è molto da l'altro né d'etate | né di bellezza; e parimente il fato | a ciascuno ha di lor tolto il ritorno | ne la sua patria. E non però tra loro | s'affrontâr mai; chè 'l regnator celeste | riserbava la morte d'ambedue | a nemici maggiori. (libro X)
- Noi quinci ad altre lagrime chiamati | dal medesimo fato, altre battaglie | imprenderemo. E tu, magno Pallante, | vattene in pace, e con eterna gloria | godi eterno riposo.[1] (Enea: libro XI) [al cadavere di Pallante]
Voci correlate
modifica- Evandro – padre
Note
modifica- ↑ Cfr. Aeternum vale su Wikipedia.