Massimo De Luca

giornalista, conduttore radiofonico e conduttore televisivo italiano

Massimo De Luca (1950 − vivente), giornalista, conduttore radiofonico e conduttore televisivo italiano.

Massimo De Luca (2008)

Citazioni di Massimo De Luca modifica

  • [«Tra radio e televisione preferisci?»] Come mezzo più "vero" la radio, nel senso che appunto è decisamente immediato: mi ci sento completamente a mio agio; ritengo di avere imparato dai Grandi Maestri che ho avuto la fortuna di avere, in primis Sergio Zavoli, ma ho lavorato anche con Sandro Ciotti, con lo stesso Ameri, con Alfredo Provenzali... In primis la radio, certo, però, la televisione è più strutturata, più complicata, più articolata. La conduzione televisiva implica anche, se la intendi in un certo modo, un minimo — come dire? — di senso dello spettacolo, dell'interesse, quindi devi un po' costruire, un po' improvvisare, un po' cogliere il senso del momento, il ritmo, e da questo punto di vista mi affascina di più perché è più complessa...[1]
  • [«Com'è cambiato il racconto dello sport negli anni della sua carriera?»] Dal punto di vista della tecnica, la radio e la tv hanno imposto la massima concisione, quindi la bravura sta nel dire tante cose senza correre, privilegiando i concetti e asciugando il lessico. Però poi è importantissimo l'aspetto emotivo, che si dà col tono della voce o della scrittura, e con le pause: l'immagine deve poter parlare da sola. A meno che il giornalista non voglia imporre la sua immagine, come avviene molto frequentemente oggi... [«È la tv che ha cambiato tutto. Ormai le telecamere entrano anche negli spogliatoi...»] Non si possono combattere battaglie di retroguardia, né essere nostalgici. Sarebbe inutile. Però si sta davvero rischiando l'overdose di informazione. Penso ad esempio alla tv "all access", quella che entra appunto dappertutto e pretende di mostrare tutto: ma questa non è realtà, è un reality, cosa ben diversa. È una rappresentazione dello spogliatoio, non lo spogliatoio. Ti fanno vedere quello che vogliono, e non ti faranno mai vedere quello che accade veramente.[2]
  • [Su Raimondo Vianello] Lui era stato il primo e vero artefice della "sdrammatizzazione" del calcio in tv. [...] Con lui ho appreso l'importanza del mestiere dell'uomo di spettacolo che aveva trasferito con garbo, ironia e disincanto nelle domeniche, spesso eccessivamente turbolente, del pallone. Mi ha insegnato i "tempi scenici" dell'attore completo, il valore del parlato al momento giusto e anche l'importanza preziosa dei silenzi.[3]
  • Quando la palla vola, provi gratificazione e innamoramento. E poi, giocando a golf, per male che ti vada sei in un posto bellissimo.[4]
  • Se frequenti da vicino alcuni sport minori vedi ancora l'abnegazione, il sacrificio, la voglia di mettercela tutta... per esempio l'atletica, la ginnastica, la scherma. Ai grandi livelli tutto diventa show e business, mentre solo nello sport di base ci sono ancora valori di riferimento. Lì il premio è semplicemente divertirsi, mettersi in gioco con passione in una competizione leale. Il senso vero dello sport sta nel piacere di poterlo fare, una cosa bellissima che mi emoziona ancora.[2]

Circo Massimo – blog modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • La realtà è che arbitrare è sempre più difficile, sbagliare sempre più facile: verso tutti, però.[5]
  • [Sul campionato di Serie A 2014-2015] Completata un'altra mezza stagione, si fa strada [...] una sensazione spiacevole, un po' crepuscolare. La sensazione, purtroppo suffragata dai fatti, che l'Italia continui a scivolare progressivamente, e non troppo lentamente, ai confini dell'impero del calcio. Ognuno degli ultimi campionati ci ha visti allontanare dal vertice; nel mezzo del cammino di questa stagione, le distanze sono ulteriormente aumentate: stiamo malinconicamente diventando provincia. [...] Assistiamo, in pratica, a una corsa al ribasso nella quale giocano un ruolo decisivo le crisi delle due milanesi, ormai da troppo tempo incapaci tornare competitive. Sono crisi nella crisi (del sistema-paese) che impediscono a due grandi tradizionali di tener botta non solo ai grandi potentati europei, ma perfino a ben più modeste realtà come quelle del nostro campionato. E, si pensi e si tifi quel che si vuole, ma un filotto di stagioni senza Milano in lotta per lo scudetto non è mai una bella né buona notizia.[6]
  • L'Udinese che ha strapazzato il Napoli ha scelto di privarsi di Di Natale; la Roma che ha sepolto la Lazio non ha concesso un minuto a Totti, in quello che probabilmente è stato il suo ultimo derby. De Canio aveva reciso il nodo fin dalla vigilia, rompendo con Totò; Spalletti ha sperato fino all'ultimo [...] di concedere qualche minuto a Totti, ma l'intensa reazione della Lazio dopo il 2-0 glielo ha impedito. I due totem (somma anagrafica: 77 anni) hanno scritto la storia delle loro squadre, rifiutando entrambi lucrosi trasferimenti. Dovrebbero avere l'accortezza di non rovinarne l'epilogo.[7]
  • [Sul campionato di Serie A 2015-2016] È lo scudetto più bello della rinascita post-Calciopoli? Ogni tifoso può avere la propria risposta: è ragionevole pensare che il primo di Conte, proprio per aver riportato la Juve là dove era prima del dramma, abbia avuto un sapore fortissimo; è altrettanto comprensibile che lo scudetto "over 100", nella sua sostanziale irripetibilità, abbia rappresentato qualcosa di speciale. Però giornalisticamente e statisticamente, questo quinto della serie è davvero il più incredibile, che ha smentito un secolo di statistiche: nessuno, nella storia era risalito dal baratro in cui era sprofondata la Juve d'inizio stagione; nessuno aveva mai infilato la stratosferica serie di 24 vittorie su 25 seguita a quell'avvio infelice; nessuno, nemmeno il grande Zoff, aveva saputo chiudere la sua porta tanto a lungo quanto il Buffon di questo campionato. Se è l'ombra ad esaltare la luce, se il piacere è più intenso se figlio di sofferenza, questo scudetto figlio della crisi iniziale, dovrebbe rappresentare una gioia abbagliante. E il semplice fatto di averci creduto nel pieno delle difficoltà (il famoso "editto di Sassuolo", con Buffon a strapazzare i giovani colleghi per pretendere una reazione da Juve) è già stato qualcosa di eccezionale. A ribadire che le grandi squadre hanno bisogno di un leader di spogliatoio che incarni lo spirito della maglia: e, visto che siamo in Italia, se è italiano, meglio. Se è Buffon, è il massimo.[8]
  • La Champions, ormai, lascia poco spazio al romanticismo: alla fine, restano in ballo sempre quelle che hanno in squadra tre-quattro fenomeni assoluti. Uno solo non basta più [...][8]

Note modifica

  1. Da Gabriele Majo, Intervista a Massimo De Luca, tuttoilcalcioblog.it, settembre 2010.
  2. a b Dall'intervista di Sebastiano Guanziroli, Massimo De Luca: nello sport troppi semidei e pochi uomini, wisesociety.it, 5 novembre 2010.
  3. Citato in Massimiliano Castellani, Con lui 14 anni di «Pressing»: è stato il primo a portare l'ironia nel calcio tv, avvenire.it, 16 aprile 2010.
  4. Dall'intervista di Andrea Dossena su Sport Tribune Magazine #1, Soccer Illustrated; citato in Green alla conquista di nuovi spazi: ce la farà? Intervista a Massimo De Luca, sportribune.it.
  5. Da Montella, la rivelazione, circomassimo.corriere.it, 18 marzo 2012.
  6. Da Pogba, l'ultimo "crack", circomassimo.corriere.it, 18 gennaio 2015.
  7. Da La domenica dei verdetti, circomassimo.corriere.it, 3 aprile 2016.
  8. a b Da Lo scudetto più bello e "impossibile", circomassimo.corriere.it, 24 aprile 2016.

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