Marta Carissimi

calciatrice italiana (1987-)

Marta Carissimi (1987 – vivente), ex calciatrice italiana.

Marta Carissimi (2015)

Citazioni di Marta Carissimi

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  • Considero il calcio lo specchio della vita. Se non hai la capacità di ribaltare un risultato sfavorevole, di reagire nei momenti di difficoltà, di soffrire per raggiungere un traguardo, anche nel quotidiano sarai un debole, una persona che non ha la capacità di affrontare gli ostacoli, ma preferisce evitarli. Il calcio mi sta insegnando proprio questo, e potermi confrontare con persone dello stesso sesso, con le medesime paure, gli stessi problemi, la stessa sensibilità, mi dà la possibilità di maturare e condividere con le ragazze emozioni, dolore, vittorie e sconfitte, cosa che nel maschile non era completamente possibile.[1]
  • [«Come è nata la tua passione per il calcio?»] Da bambina praticavo discipline come judo, pallavolo, pattinaggio e si vedeva che ero portata per lo sport. Poi un giorno mi hanno chiesto di provare a tirare qualche calcio a un pallone e mi è piaciuto. Mia madre diceva che con il primo freddo avrei smesso, ma si sbagliava. E così a 15 anni ho iniziato a giocare con il Torino, poi è arrivato il debutto in Serie A e la Nazionale.[2]
  • [Nel 2022] I media occupano un ruolo fondamentale. Noi addetti ai lavori conosciamo bene il calcio femminile, le opportunità che questo può offrire e quanto sia appetibile il prodotto. Se ce lo teniamo solo per noi e nessuno ci aiuta a divulgarlo rimane una cosa solo di nicchia e in questo senso i media svolgono un ruolo cruciale.[3]
  • Il bello di giocare in mezzo al campo è poter vedere a tutto tondo ogni aspetto della partita: bisogna essere di supporto agli attaccanti e un attimo dopo fare la fase difensiva. Nel mio modo di essere centrocampista voleva dire dare equilibrio alla squadra.[4]
  • Il calcio per me è passione pura, è dedizione, sacrificio, gioia e rabbia nello stesso tempo. Lo ami così tanto da dedicare tutto il tuo tempo per questo sport, ma se non ottieni quello per cui hai lavorato duramente lo odi, pensi di aver sprecato tempo e vorresti abbandonarlo. Un'ora dopo questo pensiero ti ritrovi sul campo, più determinata e vogliosa di prima per raggiungere l'obiettivo.[5]
  • [Nel 2020, sul calcio femminile, «cosa manca al movimento italiano per raggiungere il livello degli altri Paesi europei a livello tecnico tattico?»] Non penso si possa parlare di differenza a livello tecnico tattico rispetto agli altri Paesi. Tatticamente la scuola italiana è la migliore, tecnicamente non abbiamo nulla da invidiare. Quello in cui siamo un po' indietro è la loro intensità, ed esprimerla per tutta la durata della gara. Siamo partiti con 20 anni di ritardo, dobbiamo quindi fare in meno tempo quello che gli altri hanno fatto in tutti questi anni. L'ingresso dei club professionistici maschili sta permettendo di crescere velocemente e quindi col tempo raggiungeremo i loro livelli.[4]
  • [Nel 2020, «l'avvento dei club professionistici hanno portato crescita e sviluppo [nel calcio femminile italiano] ma c'è qualcosa che oggi manca rispetto al passato?»] Oggi c'è di più, non manca nulla rispetto a prima. È importante che le nuove generazioni siano consapevoli di queste opportunità, e sappiano coglierle con la stessa "fame" e determinazione di quando ci si doveva conquistare tutto. So che non sarà facile, perché l'evoluzione sociale e l'indotto economico e mediatico che cresce col svilupparsi del calcio, rischia di far perdere la percezione di determinate cose. Ora il calcio femminile è sinonimo di purezza e passione, spero siano valori che possano contraddistinguerlo il più a lungo possibile.[6]
  • [Nel 2014] Perché venga rilanciato, il calcio femminile [italiano] ha bisogno di visibilità, quindi di progetti, di idee concrete che portino ad associare la figura femminile al calcio. Penso agli sponsor, e alle sinergie che si possono creare, agli spot che ora legano i calciatori e che potrebbero essere creati in parallelo per le donne: creme, abbigliamento intimo, abbigliamento tecnico. Sarebbe il modo più veloce e di maggiore impatto per creare il connubio calcio e donna. Abbiamo bisogno della professionalità degli staff maschili e dei loro impianti, dell'organizzazione e dei loro uffici marketing. Tutti passi possibili, ma alla base di questa svolta deve esserci un radicale cambiamento di mentalità in Italia, inteso come Paese: deve mutare la concezione della donna sportiva, della donna manager, della donna calciatrice. Siamo lontani anni luce rispetto a tutti gli altri Paesi, anche quelli che sono meno sviluppati del nostro. Deve cambiare proprio la figura della donna all'interno della società. Quando succederà tutto questo allora non sarà più una stranezza se una bambina si presenta al campo entusiasta di giocare a calcio, o se una donna decide di essere mamma e calciatrice allo stesso tempo.[5]
  1. Dall'intervista di Mario Basile, Marta Carissimi, talento da vendere, telegiornaliste.com, 6 novembre 2006.
  2. Da Intervista a Marta Carissimi: "Per fare crescere il calcio femminile, dobbiamo fare innamorare la gente", figc.it, 4 dicembre 2015.
  3. Dall'intervista di Valentina Forlin, Il calcio femminile lo vedo in alto, ultimouomo.com, 27 gennaio 2022.
  4. a b Dall'intervista di Filippo Rocchi, Marta Carissimi, ex Milan: "I retaggi culturali che hanno caratterizzato la mia generazione e quelle precedenti si stanno sicuramente affievolendo", calciofemminileitaliano.it, 29 luglio 2020.
  5. a b Da Laura Pressi, Intervista a Marta Carissimi: dalla nazionale all'Islanda, una ragazza di forte carattere e determinazione, calciodonne.it, 10 giugno 2014.
  6. Da Giuseppe Berardi, Intervista a Marta Carissimi: "Il calcio femminile è purezza e passione, spero resti a lungo così", lfootball.it, 1º settembre 2020.

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