Luca de Meo
dirigente d'azienda italiano (1967-)
Luca de Meo (1967 – vivente), dirigente d'azienda italiano.
Citazioni di Luca de Meo
modificaCitazioni in ordine temporale.
- [Nel 2013] L'automobile ha sempre svolto un ruolo centrale nella società evoluta, rigenerandosi continuamente. Ora è al centro del ciclo della mobilità che è alla ricerca di un sistema di integrazione dei diversi mezzi di trasporto. [...] Ci sono oggi due mondi paralleli: quello dell'urbanizzazione e quello della motorizzazione. Viaggiano su binari diversi, ora devono trovare il modo di incrociarsi per collaborare nella fluidificazione del traffico. [...] cosa possono fare i produttori di automobili per gli urbanisti e cosa possono fare loro per noi? La pianificazione del tessuto urbano andrà rivisto, grazie alla grande opportunità di connessione fra l'automobile e l'infrastruttura. Dobbiamo trovare uno standard unitario di comunicazione, come ad esempio avviene nell'aeronautica, dove c'è la Iata che definisce le regole universali nel rapporto fra gli aerei, il traffico nei cieli, gli aeroporti. [«Quindi regole uguali per tutti?»] È chiaro che la cultura urbanistica non ha una sola logica universale. In Europa, non a caso detto Vecchio Continente, le città sono cresciute attorno ad un nucleo centrale, nato molti, molti secoli fa. Quelle che stanno nascendo o si espandono in altre parti del mondo, penso alla Cina e all'India, rispondono a criteri diversi, creando o gestendo spesso in modo più razionale il rapporto fra trasporto e popolazione.[1]
- Devo a Marchionne tantissimo, ebbe il coraggio di dare fiducia ad un giovane di 37 anni, lanciandomi nel mondo dell'alta dirigenza. Assegnarmi la responsabilità del marchio Fiat e della 500 fu una sua scommessa; da lì dipendeva tanto del futuro della Fiat. Non dimenticherò mai la notte, a Torino, in cui avvenne la presentazione della vettura, camminavamo per la strada, la gente ci salutava, batteva le mani a Marchionne, era felice, la Fiat era ripartita.[2]
- [Sulla Lancia Fulvia Concept] Uno dei miei più grandi rimpianti professionali.[3]
- Resto convinto che nelle radici ci sia sempre l'anima dei marchi, per questo è importante riconnettere una azienda con la propria storia.[4]
- [Nel 2021, «le nuove norme vi spingono verso un cambiamento ma la transizione offre sfide e grandi responsabilità»] Dobbiamo diffondere un sistema nuovo, immaginare scenari urbani più fluidi, l'interconnessione, la pluralità di infrastrutture, una cultura della micromobilità complementare. Pensare a rack per la ricarica dei monopattini elettrici nelle città. L'obiettivo è comune, complessivo, anche se poi l'auto ha le responsabilità di un protagonista. Il regolatore dovrà dirci in modo chiaro cosa vuole da noi, lasciandoci liberi di scegliere come ottenerlo. Si chiama neutralità tecnologica, un principio fondamentale per garantire progresso tecnico e risultati in linea con le aspettative ambientali. [...] Ci saranno varie tecnologie per un po', prima di convergere su due o tre standard dominanti. Una delle nostre responsabilità come costruttori è gestire questa transizione contenendo l'impatto economico e sociale su aziende e fornitori, ma senza dubitare mai che dovremo ridurre l'impatto sull'ambiente. Il trasporto rappresenta un sesto delle emissioni e dobbiamo trovare le soluzioni.[4]
- [Nel 2022] L'elettrificazione è come le Olimpiadi, con diversi sport e diverse regole. Puntiamo a vincere diverse medaglie perché non è più tempo di essere grandi ma di essere bravi.[5]
Citato in Eleonora Lilli, motor1.com, 1º marzo 2024.
- Giovedì 2 luglio 2020, il giorno in cui tutto è cominciato. La storia di un colpo di fulmine per un mock-up arancione. La storia della nuova R5. [...] Renault sta uscendo da un lungo periodo di crisi. Il Presidente Jean-Dominique Senard [...] ha già avviato il [...] rilancio dell'azienda. Ma la sfida si preannuncia alquanto ardua. Perché la transizione verso la mobilità elettrica rimette in discussione 140 anni di certezze fondate sui motori termici. [...] Il giorno dopo aver assunto il mio nuovo incarico, faccio rotta verso il Technocentre di Guyancourt, situato a sud-ovest di Parigi, ad una trentina di minuti dalla sede di Billancourt. È in questo posto [...] che si pensano, realizzano e testano tante innovazioni della Marca Renault e si inventano i modelli del futuro. [...] Chiedo che tutti i progetti in corso di sviluppo siano raggruppati nello stesso edificio. [...] devo confessare di non essere pienamente soddisfatto. Mi rendo conto che sarà necessario procedere al completo rifacimento della gamma. Poi all'improvviso, mentre avanzo nell'edificio, vedo un mock-up a grandezza naturale, che assomiglia terribilmente ad una R5. Impossibile non vederlo, con quel colore arancione fluorescente! Mosso da curiosità, chiedo ai miei interlocutori [...]: «E questo cos'è?». «È solo il lavoro sperimentale di un designer, François Leboine, un esercizio di stile», mi rispondono. Ciò non toglie che il responsabile del Design del Gruppo, con una certa scaltrezza, l'ha piazzato in un punto dove era certo che lo avrei visto. «È una proposta per una piccola auto elettrica – mi viene precisato – ma è stata scartata, perché l'azienda non vuole lanciarsi nel retro-design.» Guardo a lungo l'oggetto. A me sembra chiarissimo. E immediatamente prendo la decisione. «È esattamente ciò che dobbiamo fare! Cercare di mettere questo design su una piattaforma con quattro ruote. Dev'essere un'auto 100% elettrica. Faremo la Renault 5!»
- Nel 1972, anno del lancio della Renault 5, io vivevo in Africa. Avevo cinque anni, ma già tutto ciò che aveva le ruote mi appassionava, volevo farne la mia professione. Per la mia famiglia esisteva solo la Fiat. Mi ricordo che la mamma aveva una Fiat 127, l'antagonista della R5. Ma, visto che frequentavamo molto gli ambienti francofoni, avevo notato che le madri dei miei amici francesi, invece, avevano la Renault 5. A dire il vero, ero un po' troppo piccolo per cogliere la portata di tutto questo. È solo qualche anno dopo, con il senno di poi, che ho scoperto la genialità di quest'auto. Così tante innovazioni e audacia in soli 3,52 metri... pazzesco! Un'auto che sprizza modernità da tutti i pori, incarna lo spirito degli anni 1970, è l'allegoria della pop art. Con quel "faccino" simpatico, colori acidi, sedili in skai arancione lucido, carrozzeria a 3 porte, paraurti in plastica, protezioni laterali mai viste, maniglie integrate nelle porte...
- La piccola Renault aveva subito imposto un nuovo concept: quello dell’auto accessibile ma "trendy", un termine che a quei tempi non si usava ancora. Al tempo stesso pratica e fantasiosa, utile e gratificante per chi la guidava. A me ricordava un po' una R16 in miniatura, quella grande familiare giunta sul mercato nel 1965 che, molto prima della Golf, aveva fatto innovazione con il suo portellone posteriore che le conferiva un look a metà strada tra berlina e station wagon. Proprio come il modello precedente, la R5 era dotata di questa preziosa caratteristica che ampliava il bagagliaio, facilitandone l'accesso. Avere una R5 non diceva molto sul tenore di vita del proprietario. Ma diceva molto sul suo stile di vita.
- [Sulla Renault 5] Per la prima volta, rivoluzione copernicana... lo standing del veicolo non era correlato alle sue dimensioni. Bisognava osare per immaginare un cocktail così! E avevano osato. Tanto per cominciare, il designer, Michel Boué, uno dei dieci stylist dello studio Renault. Una persona discreta, che fino ad allora non aveva «realizzato nulla di notevole e nessuna delle sue idee è stata adottata», secondo il responsabile dell'Ufficio Studi di quei tempi. Si poteva sperare in un miglior esordio... ma Boué era un uomo appassionato e un discepolo di Raymond Loewy, pioniere del design industriale. Il mantra di questa star franco-americana era: «Ugliness does not sell» (la bruttezza non vende). La sua ossessione era quella di conciliare estetica e praticità. [...] Con questa fonte di ispirazione [...] Boué aveva presentato, il 26 aprile 1967, due schizzi per il progetto top secret 122. C'erano già tutti gli ingredienti. Look squadrato, portellone posteriore, calandra da "monella", ampie superfici vetrate... L'autore di questo colpo da maestro la descriveva come «un piccolo oggetto dalle forme flessuose, in armonia con l'estetica femminile». Audace, ma preveggente. Le donne volevano emanciparsi e andare a lavorare, si sentiva il bisogno di una seconda auto in famiglia. Cosa più unica che rara, il modello svelato quel giorno è stato quasi subito approvato. [...] Per andare dritto allo scopo, il designer si era basato su un'altra innovazione di Renault, il Renaultrama, che consentiva di vedere il modello in scala 1/5 in condizioni di guida, con un paesaggio che gli scorreva dietro. Insomma, una specie di realtà virtuale ante litteram!
- Ha saputo rompere gli schemi, restando entro i limiti finanziari previsti. Sarebbe stato facile fare la seduttrice con un budget illimitato. Ma non è stato così. La piccola city car ha dovuto farsi furba. Lo stile era rivoluzionario, ma la meccanica tradizionale. Motore in posizione longitudinale e non trasversale, barre di torsione trasversali al posteriore, piattaforma ripresa dalla 4L, vetri dei finestrini piatti, più facili da lavorare. [...] È stato, così, possibile contenere i costi di sviluppo e concentrare gli investimenti sul glamour. Scommessa vinta perché, in breve tempo, le vendite hanno spiccato il volo. [...] la R5 si è attestata come auto più venduta in Francia, e lo è restata per circa un decennio! [...] In totale, fino a quando è stata ritirata dal mercato nel 1985 [...], sono stati venduti 3,5 milioni di unità. Cifre spropositate! Per raggiungere questo risultato mirabolante, la piccola Renault – ed è anche questo che mi piace di lei – ha dovuto lottare come una leonessa. Si è incessantemente rimessa in discussione, ha testato nuove versioni e aperto nuove strade. La TS con i sedili integrati traforati, la potentissima Alpine, la Turbo body-builder con motore centrale e parafanghi mostruosi, la berlina con passo più lungo e bagagliaio posteriore classico per il mercato spagnolo, la TX con finiture curatissime, la cinque porte, la "Le Car" per il mercato americano. E persino una versione elettrica – già allora! – [...]: batterie al piombo, 80 km/h di velocità massima, 110 chilometri di autonomia. [...] Tutta quest'audacia si ritrovava nelle sue pubblicità, che facevano appello al senso dell'umorismo e ai disegni. Una novità assoluta, per quei tempi, nel mondo delle automobili. Occhi al posto dei fari, bocca al posto della targa: un antropomorfismo stupefacente! La Renault 5 è stata tutt'altro che una bambina viziata: nata un anno prima della crisi petrolifera del 1973, è cresciuta con la fine dei Trent'anni Gloriosi. Molti modelli europei non ce l'hanno fatta a resistere a questo cambiamento quasi epocale. Ma lei sì! Lei ha addirittura permesso all'azienda di cavalcare la crisi.
- [Sull'automobile in stile rétro] Lo avevo già constatato con il ritorno della Fiat 500, alcuni prodotti sono magici. Non c'è bisogno di parlarne per settimane, sono tutti d'accordo su cosa bisogna fare. E si fa ciò che bisogna fare. Non ci sono tempi morti. Quando i team fanno rivivere un'auto che ha lasciato così bei ricordi, ci mettono tanto amore. È un buon segno per il futuro, perché il cliente vede e riconosce tutto quest'amore nell'auto.
- Uno dei miei pallini è accertarmi che il design dell'auto sia identico al concept iniziale. Secondo me, è l'unico modo per vendere un sogno diventato realtà.
- Sul mercato dei veicoli elettrici, rivoluzionato dalle Tesla di Elon Musk e ora scosso dalle innovazioni dei costruttori cinesi, non c'è posto per i prodotti che non sono né carne né pesce. È impossibile accontentarsi di mettere le batterie in una carrozzeria tradizionale...
- Basta con i concetti di deindustrializzazione e delocalizzazione della produzione [...]. Il mio ragionamento poggia su una convinzione che non mi abbondonerà mai: quando si acquista un'auto, si acquista un pezzetto della cultura industriale di un Paese. Se la si sradica andando a produrla altrove, perde la sua anima. Al volante di un'Alfa Romeo, ad esempio, si pensa alle strade italiane che si percorrono durante le vacanze. Al volante di una Renault 5, ci si deve proiettare in un ambiente francese. Sono convinto che i consumatori siano molto sensibili a tutto ciò. A patto, naturalmente, che non costi di più!
Note
modifica- ↑ Dall'intervista di Tommaso Tommasi, "L'auto al centro del mondo digitale" così cambierà l'uso, la sfida di De Meo, repubblica.it, 25 novembre 2013.
- ↑ Citato in Bianca Carretto, Marchionne, parla De Meo: «Con la 500 ebbe il coraggio di darmi fiducia», corriere.it, 23 luglio 2018.
- ↑ Da Da 0 a 500, Venezia, Marsilio, 2010, ISBN 978-88-317-0732-9; citato in Matteo Volpe, Nuova Lancia Fulvia Concept. Luca De Meo: "Uno dei miei più grandi rimpianti professionali", passioneautoitaliane.com, 9 agosto 2021.
- ↑ a b Dall'intervista di Lorenzo Baroni, De Meo, l'auto tra software e passione: "Mai vista una simile trasformazione", gazzetta.it, 20 settembre 2021.
- ↑ Da un'intervista a Il Sole 24 Ore; citato in Samuele Prosino, De Meo: "La corsa all'elettrico è come un'Olimpiade", formulapassion.it, 21 agosto 2022.
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