Renault 5

autovettura del 1972 prodotta dalla Renault

Citazioni sulla Renault 5.

Renault 5 (1972)

Luca de Meo modifica

Citazioni in ordine temporale.

  • Nel 1972, anno del lancio della Renault 5, io vivevo in Africa. Avevo cinque anni, ma già tutto ciò che aveva le ruote mi appassionava, volevo farne la mia professione. Per la mia famiglia esisteva solo la Fiat. Mi ricordo che la mamma aveva una Fiat 127, l'antagonista della R5. Ma, visto che frequentavamo molto gli ambienti francofoni, avevo notato che le madri dei miei amici francesi, invece, avevano la Renault 5. A dire il vero, ero un po' troppo piccolo per cogliere la portata di tutto questo. È solo qualche anno dopo, con il senno di poi, che ho scoperto la genialità di quest'auto. Così tante innovazioni e audacia in soli 3,52 metri... pazzesco! Un'auto che sprizza modernità da tutti i pori, incarna lo spirito degli anni 1970, è l'allegoria della pop art. Con quel "faccino" simpatico, colori acidi, sedili in skai arancione lucido, carrozzeria a 3 porte, paraurti in plastica, protezioni laterali mai viste, maniglie integrate nelle porte...
  • La piccola Renault aveva subito imposto un nuovo concept: quello dell’auto accessibile ma "trendy", un termine che a quei tempi non si usava ancora. Al tempo stesso pratica e fantasiosa, utile e gratificante per chi la guidava. A me ricordava un po' una R16 in miniatura, quella grande familiare giunta sul mercato nel 1965 che, molto prima della Golf, aveva fatto innovazione con il suo portellone posteriore che le conferiva un look a metà strada tra berlina e station wagon. Proprio come il modello precedente, la R5 era dotata di questa preziosa caratteristica che ampliava il bagagliaio, facilitandone l'accesso. Avere una R5 non diceva molto sul tenore di vita del proprietario. Ma diceva molto sul suo stile di vita.
  • Per la prima volta, rivoluzione copernicana... lo standing del veicolo non era correlato alle sue dimensioni. Bisognava osare per immaginare un cocktail così! E avevano osato. Tanto per cominciare, il designer, Michel Boué, uno dei dieci stylist dello studio Renault. Una persona discreta, che fino ad allora non aveva «realizzato nulla di notevole e nessuna delle sue idee è stata adottata», secondo il responsabile dell'Ufficio Studi di quei tempi. Si poteva sperare in un miglior esordio... ma Boué era un uomo appassionato e un discepolo di Raymond Loewy, pioniere del design industriale. Il mantra di questa star franco-americana era: «Ugliness does not sell» (la bruttezza non vende). La sua ossessione era quella di conciliare estetica e praticità. [...] Con questa fonte di ispirazione [...] Boué aveva presentato, il 26 aprile 1967, due schizzi per il progetto top secret 122. C'erano già tutti gli ingredienti. Look squadrato, portellone posteriore, calandra da "monella", ampie superfici vetrate... L'autore di questo colpo da maestro la descriveva come «un piccolo oggetto dalle forme flessuose, in armonia con l'estetica femminile». Audace, ma preveggente. Le donne volevano emanciparsi e andare a lavorare, si sentiva il bisogno di una seconda auto in famiglia. Cosa più unica che rara, il modello svelato quel giorno è stato quasi subito approvato. [...] Per andare dritto allo scopo, il designer si era basato su un'altra innovazione di Renault, il Renaultrama, che consentiva di vedere il modello in scala 1/5 in condizioni di guida, con un paesaggio che gli scorreva dietro. Insomma, una specie di realtà virtuale ante litteram!
  • Ha saputo rompere gli schemi, restando entro i limiti finanziari previsti. Sarebbe stato facile fare la seduttrice con un budget illimitato. Ma non è stato così. La piccola city car ha dovuto farsi furba. Lo stile era rivoluzionario, ma la meccanica tradizionale. Motore in posizione longitudinale e non trasversale, barre di torsione trasversali al posteriore, piattaforma ripresa dalla 4L, vetri dei finestrini piatti, più facili da lavorare. [...] È stato, così, possibile contenere i costi di sviluppo e concentrare gli investimenti sul glamour. Scommessa vinta perché, in breve tempo, le vendite hanno spiccato il volo. [...] la R5 si è attestata come auto più venduta in Francia, e lo è restata per circa un decennio! [...] In totale, fino a quando è stata ritirata dal mercato nel 1985 [...], sono stati venduti 3,5 milioni di unità. Cifre spropositate! Per raggiungere questo risultato mirabolante, la piccola Renault – ed è anche questo che mi piace di lei – ha dovuto lottare come una leonessa. Si è incessantemente rimessa in discussione, ha testato nuove versioni e aperto nuove strade. La TS con i sedili integrati traforati, la potentissima Alpine, la Turbo body-builder con motore centrale e parafanghi mostruosi, la berlina con passo più lungo e bagagliaio posteriore classico per il mercato spagnolo, la TX con finiture curatissime, la cinque porte, la "Le Car" per il mercato americano. E persino una versione elettrica – già allora! – [...]: batterie al piombo, 80 km/h di velocità massima, 110 chilometri di autonomia. [...] Tutta quest'audacia si ritrovava nelle sue pubblicità, che facevano appello al senso dell'umorismo e ai disegni. Una novità assoluta, per quei tempi, nel mondo delle automobili. Occhi al posto dei fari, bocca al posto della targa: un antropomorfismo stupefacente! La Renault 5 è stata tutt'altro che una bambina viziata: nata un anno prima della crisi petrolifera del 1973, è cresciuta con la fine dei Trent'anni Gloriosi. Molti modelli europei non ce l'hanno fatta a resistere a questo cambiamento quasi epocale. Ma lei sì! Lei ha addirittura permesso all'azienda di cavalcare la crisi.

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