Leni Riefenstahl

regista, attrice e fotografa tedesca

Helene Bertha Amalie Riefenstahl (1902 – 2003), regista, fotografa e attrice tedesca.

Leni Riefenstahl (1935)

Citazioni di Leni Riefenstahl

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  • [Sul suo viaggio negli Stati Uniti d'America nel 1938] Continuavano a chiedermi se avessi una storia con Hitler. "Sei la donna di Hitler?" Io ridevo e rispondevo ogni volta allo stesso modo: No, sono false voci. Per lui ho solo fatto dei documentari.[1]
  • [Su Il trionfo della volontà] Un film puramente storico, che riflette la verità di ciò che era nel '34, la storia. È dunque un documento, non un film di propaganda.[1]

Dall'intervista di Flavio Vanetti al Festival "Sport Movies & Tv" di Milano, 2002; citato in dissensiediscordanze.it.

  • Lo sport è un'espressione positiva della vita. Abbinato ad esso, il cinema rende parecchio: descrive un gesto, presenta l'atleta sotto varie angolature, lo "spiega" al pubblico.
  • [Replicando all'«accusa di aver estetizzato la politica»] No, non è giusto. Non ho mai avuto questo scopo in testa. La verità è più semplice: i miei film testimoniano solo il modo in cui io ho visto le cose. E la politica era solo un aspetto, secondo me sfumato e nemmeno il più importante. Come ho già detto altre volte, non mi sono mai occupata di questa materia. La realtà mi intristiva e io badavo solo al mio lavoro.
  • [«[...] se non fosse esistito Hitler, la sua creatività sarebbe stata differente?»] Senza ombra di dubbio. Sarei stata diversa, molto diversa. Hitler mi ha cambiato la vita. Diciamo che mi ha rovinato. No, non è stata una fortuna incontrarlo.

Citazioni su Leni Riefenstahl

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  • Era carina come una svastica. (Walter Winchell)
  • La più grande regista mai esistita. (Quentin Tarantino)
  • Leni Riefenstahl fa parte integrante della cultura del Novecento. (Gianni Rondolino)
  • Visionaria profetessa dell'agghiacciante e funebre razionalità del nazismo e dell'olimpica bellezza dell'uomo. (Melania Mazzucco)
  • I film romantici e sentimentali di cui sarà regista e protagonista prima dei documentari che ne sanciranno la grandezza e ne prepareranno l'esecrazione, sono in pellicola quello che le tele di Caspar David Friedrich sono state nell'arte. La natura come elemento primordiale, al cui richiamo non si può resistere, la solitudine dell'essere umano, la fascinazione degli estremi e dei contrasti. Le foto dei Nuba e poi quelle subacquee aggiungono quella fascinazione per i colori che non fece in tempo a sperimentare con la macchina da presa, ma le sinfonie di luci africane sono un tutt'uno con le cattedrali di luce dei congressi nazional-socialisti, con i rossi e gli azzurri degli sciatori del Tirolo su cui avrebbe voluto girare un film, con i neri e i viola di Emil Nolde di cui era appassionata o i gialli intensi di Van Gogh, altro soggetto cinematografico rimasto incompiuto. La bellezza scandita dall'armonia dei corpi, la politica intesa come estetica, trionfo di composizioni, masse che si muovono all'unisono, movimenti perfetti, ordine e misura: tutto questo insieme fu l'attimo fuggente che la Riefenstahl cercò di fermare con la cinepresa.
  • La Riefenstahl fu un genio cinematografico, di quelli che segnarono un'epoca e da un'epoca furono segnati al punto tale da essere poi costretta a sopravvivere a se stessa, impossibilitata persino a negarsi o a smentirsi, chiusa per sempre in quel pugno di anni che videro l'ascesa al potere di Hitler e la trasformazione di un talento in strumento, più o meno consapevole di un regime.
  • Non c'era alcuna ambiguità nella bellezza della Riefenstahl, e tuttavia si capisce come fosse più moderna rispetto al modello del proprio tempo. Una ripresa di Ebbrezza bianca, il film del 1931 di Arnold Franck, la vede con indosso una tuta bianca, le iniziali ricamate, che fa scomparire tutta l'estetica da baraccone dello sci contemporaneo. In Sos Iceberg, ancora di Franck, con calottina e occhiali da aviatore è perfetta; una foto di Time del 1936, mentre è intenta ad allacciare gli sci, i calzettoni ripiegati, pantaloncini corti e un body scollato, è un inno alla seduzione. L'inquadratura che la vede sul set di Olympia su un carrello mobile, girocollo bianco, maniche arrotolate, i pantaloni svasati, un paio di sandali bianchi, potrebbe fare da modello per un abito di Jil Sander o di Giorgio Armani settant'anni dopo. [...] Un corpo e un animo femminili, una volontà e un pensiero maschili.
  1. a b Citato in Dagoberto Bellucci, Leni Riefenstahl, dagobertobellucci.wordpress.com, 8 agosto 2011.

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