Lancia Stratos

autovettura sportiva prodotta da Lancia

Citazioni sulla Lancia Stratos.

Lancia Stratos

Citazioni modifica

  • Calza il pilota e il navigatore come una tuta con un atleta, mettendone quasi in mostra la muscolatura. (Nuccio Bertone)
  • La Stratos ha sempre corso nei miei sogni di ragazzino, con Munari e Pinto mi ha fatto innamorare dei rally. È eccezionale [...]. Bisogna guidarla molto di rilascio cercando di sfruttare al massimo l'uscita di curva, per non far pattinare le ruote. È più da traiettoria che da spettacolo [...]. La larghezza degli pneumatici posteriori è enorme. Con tanta differenza fra anteriore e posteriore, non è che permetta chissà quali derapate. Però questa signora dà ancora tanto gusto nel farti ascoltare il suono bellissimo del 6 cilindri, nella cambiata manuale vera. [...] se pensi che le vetture di grande produzione negli anni della Stratos erano la Fiat 127 e 128, immagina che stupore poteva suscitare una Stratos al suo arrivo! (Miki Biasion)
  • Quando abbiamo fatto la Stratòs — avevamo da poco presentato la Countach a Ginevra — non avevamo indicazioni da parte della Lancia così andavo avanti di testa mia. Insieme ai due collaboratori, abbiamo iniziato a fare un prototipo a grandezza naturale... uno dei due aveva fatto anche i disegni e si era basato molto su quello che avevo fatto con la Countach. In questo caso il tema era completamente diverso, ma l'ho lasciato fare perché se uno continua a dire "no", non si stimola. Quando il modello è stato abbozzato, non era proprio quello che avrei voluto, ma sono certo che se ne siano resi conto anche loro. Avevamo l'impegno di presentare l'auto al Salone di Torino, ad agosto andarono tutti in vacanza mentre restammo io e tre modellatori, i migliori che avevo. Ogni tanto andavo a farmi un giro con la Guzzi... in ogni caso in tre settimane abbiamo realizzato la Stratòs senza disegni, non sono mai esistiti. Tratteggiavo i pezzi che venivano ritagliati direttamente dal compensato. Al ritorno dalle ferie vennero tutti quelli della Lancia a vedere la macchina, che aveva una sola spennellata di ducatone e dei cartoni al posto dei vetri... chiaramente non era il massimo e questi avevano dei musi lunghi. Personalmente non ero preoccupato perché sapevo benissimo come sarebbe venuta. Quando abbiamo presentato il prototipo... i musi lunghi sono diventati dei sorrisi. La macchina da rally non aveva bisogno di essere bella, ma se non avesse vinto sarebbe rimasto almeno il bello! (Marcello Gandini)
  • Questa è un'auto iconica, è un vero e proprio monumento su ruote. Emozioni, vibrazioni, suoni, rumori: tutto questo fa parte della Stratos. Guidare quest'auto [...] non implica solo passione, ma anche senso di responsabilità. (Carlos Tavares)

Cesare Fiorio modifica

  • È la mia Lancia da rally preferita. Era una vettura nata e concepita per dominare i rally. Negli anni Settanta avevamo la Fulvia, ma vincevano solamente gare particolari o con meteo avverso. Io invece volevo un mezzo che potesse vincere in qualunque condizione di meteo o di strada, e per quello avevo concepito di costruire una vettura come la Stratos. Lancia non aveva un motore adatto per questa vettura, perciò andai a Maranello da Enzo Ferrari per chiedere e ricevere un motore. Rimasi sorpreso: Enzo Ferrari sapeva tutto di noi e ci diede i motori. Ad Enzo entusiasmava il fatto che vincevamo le competizioni con pochi soldi.
  • Gli oppositori, tanti, della Stratos dovettero assistere al suo grandissimo potenziale che le consentì di vincere i successivi tre Mondiali, il primo dei quali, vinto solo omologando per le gare la Stratos il primo di ottobre di quell'anno. Ma le gare mondiali erano ancora cinque, dopo quella gara, e la Stratos in queste poche gare si aggiudicò il primo dei Campionati del Mondo Rally.
  • [Nel 1974] La qualità vincente della Stratos è l'essere una macchina che è stata costruita sei-sette-otto anni le altre che le corrono insieme. Per cui innanzitutto è più moderna, in secondo luogo ancora tutta da sviluppare, mentre le altre sono secondo me abbastanza stagionate. [...] Poi c'è l'adattabilità della macchina che può passare dall'Inghilterra, cioè da uno sconnesso, improvvisato, sterrato ecc., a una Corsica asfalto, stretto, tortuosissimo, pieno di buche e di sassi, a un Giro d'Italia cioè circuiti veloci e compagnia bella. È una macchina polivalente adattabile proprio per la sua condizione, proprio per come è stata studiata per tutti i tipi di gare e nelle quali si possono evolvere i rallies. Cioè i rallies si evolvono domani solo sul tipo di sterrati da Inghilterra? Benissimo la macchina è competitiva lì. Domani i rallies vengono vietati sulle strade e si andrà ai soli circuiti? Va bene, l'adatteremo ai circuiti: non è una macchina che sui circuiti fa brutta figura. Domani i rallies si faranno solo in Corsica, cioè si faranno solo su strada di asfalto perché strade su terra non se ne trovano più o perché le asfaltano tutte o che so io? Benissimo va sull'asfalto. La Stratos è una macchina che può essere impegnata indifferentemente nei tipi di gare più diverse e sempre al massimo livello.
  • La Stratos aveva vinto tre Campionati del Mondo Rally, terrorizzando molti avversari che avevano poi abbandonato il WRC. A quel punto la Fiat, di cui nel frattempo ero diventato, insieme a Lancia, responsabile, mi chiese se avremmo potuto vincere anche con la 131. A quel punto dovetti dire di sì, anche perché sapevo che unendo le squadre Lancia e Fiat, avevamo la migliore squadra sul campo: in effetti, pur con qualche difficoltà vincemmo con la 131, anche se le Stratos, in mano a privati, vinsero ancora nel Campionato del Mondo, come fece Tony Fassina a Sanremo e Bernard Darniche a Monte Carlo.
  • Una macchina mia, voluta da me, concepita da me, per la quale andai a chiedere il motore 6 cilindri Dino a Enzo Ferrari. E me lo diede. Nacque così la più grande vettura da rally.

Sandro Munari modifica

  • Eravamo nel 1970, quando al reparto Corse Lancia, ci siamo resi conto che con la Fulvia HF diventava sempre più difficile contrastare l'agguerrita concorrenza. Così si è incominciato a pensare a come sostituirla. Ovviamente la nuova nata doveva avere caratteristiche molto più "bellicose". Il compito era ancora più arduo, perché le risorse aziendali da destinare ad un progetto così importante erano molto limitate. Era necessario raggruppare quante più informazioni possibili, per intraprendere un percorso che ci portasse direttamente all'obiettivo finale, tenendo sotto controllo i costi. Per questo si era puntato il nostro interesse sulla Dino Ferrari 246. Questo per vari motivi; il primo perché in quel periodo la Lancia era stata assorbita dal gruppo Fiat. Questo ovviamente ci avrebbe facilitato ad avere dei contatti diretti con la Ferrari. L'obiettivo era il motore che la casa del cavallino montava sul Dino 246. Però dal momento che non avevamo una conoscenza approfondita di questo propulsore, [Cesare] Fiorio decise di effettuare una prova. Previa disponibilità della Ferrari, l'idea era di partecipare al Tour de France con la Dino di serie. Idea al quanto impegnativa. Ma lo scopo era di ottenere delle informazioni, relative alle effettive prestazioni che una vettura con caratteristiche simili a quelle che si avrebbe voluto realizzare, (motore posteriore centrale) potesse fornire. Una volta ottenuta la vettura dalla Ferrari; Fiorio mi chiama per dirmi che avrei dovuto occuparmi io dei test. Neanche farlo a posta, tutto ciò accadeva in Agosto, era l'unico periodo, per me di riposo, perché non c'erano corse. Risultato, le "vacanze" le feci sulle strade delle montagne francesi e sui tracciati incandescenti delle piste transalpine. Il rapporto che feci al mio rientro non fu molto positivo in quanto una vettura di "serie" per quanto sportiva fosse, non ha mai quel "carattere" corsaiolo, elemento indispensabile per diventare interessante sotto il profilo prestazionale. [...] In conclusione non partecipammo al Tour de France, ma il test fu comunque valido perché ci aveva dato informazioni sufficienti per capire meglio come avrebbe dovuto essere la nuova Lancia: motore Dino 246 montato posteriormente in posizione centrale, rivisto e potenziato; carrozzeria due posti disegnata da Bertone, ingombri limitati, peso al limite della fiche d'omologazione. Era nata la Stratos!
  • La Stratos è stata la prima vettura apparsa sulla scena rallystica, ad essere concepita per questa disciplina. Quando in Lancia ci si accorse che la Fulvia stentava sempre più a contrastare lo strapotere delle avversarie, si decise di costruire una nuova vettura. In sostanza si voleva mettere in cantiere una macchina che potesse essere il massimo su tutti i terreni ed in qualsiasi condizione climatica. Per far questo [Cesare] Fiorio diede il "compito" a tutta la squadra. Ognuno di noi in funzione del ruolo che copriva nell'ambito del reparto corse: ingegneri, tecnici, meccanici, piloti, navigatori ecc... Tutti dovevamo fare una relazione e descrivere come doveva essere, nel proprio ambito, la vettura ideale. Una volta messo insieme il meglio del puzzle, ne uscì la Stratos. Devo dire che la bellezza estetica, opera di Bertone, stupì il mondo intero. Mancava il motore, infatti in Lancia non c'era un motore che avesse le caratteristiche per essere montato in posizione posteriore e centrale. Così si cominciò una trattativa serrata con la Ferrari per ottenere il 2.400 a 6 cilindri che equipaggiava la Dino 246GT. [...] io fui "adoperato" come "merce" di scambio: infatti, tra le clausole dell'accordo era previsto il mio prestito alla Ferrari in cambio del motore per correre la Targa Florio con la 312P. Tutti erano contenti perché finalmente potevamo avere la vettura che desideravamo. Ma quando cominciammo lo sviluppo della Stratos, io ero il pilota di riferimento, quindi tutto il lavoro di "sgrezzatura" lo portai avanti io, compreso il battesimo in gara al Tour de Corse del 1973. Mi resi conto che la vettura non era così "bella", e infatti le cose non andarono bene subito. Tanto affascinante dal punto di vista del design, quantoscorbutica ed imprevedibile da guidare. [...] Passavamo giorni e notti sulle strade per cercare di capire da dove arrivasse il "malessere" che affliggeva la neonata. I problemi maggiori di tenuta di strada emergevano sull'asfalto con le gomme slick. [...] In entrata in curva soffriva di un forte sottosterzo e quindi in uscita era sovrasterzante, ma non sempre era così, quindi era anche difficile capire il perché. Era come se le geometrie fossero sballate, anche se ai controlli statici era tutto ok. Quando si provava sulla terra con gomme ovviamente da sterrato, la vettura era assolutamente magnifica. Da qui nacque il sospetto che ci portò ad individuare il "male oscuro" sui porta mozzi delle ruote posteriori. Infatti alla nascita, la vettura montava dei porta mozzi in lamiera scatolata, ma si rilevarono inadatti perché con il forte attrito che le larghe slick posteriori esercitavano a terra, questi flettevano mandando in tilt le geometriche, ritornando in posizione normale quando la vettura era ferma. Quando furono sostituiti con dei porta mozzi presso-fusi, la Stratos diventò quella che tutti conoscono.
  • La Stratos ha rivoluzionato un po' l'ambiente rallistico [...]. La "rivoluzione" portata dalla Stratos è stata innanzitutto tecnica: fino all'inizio degli anni '70, le vetture che venivano adoperate per correre nei rally di solito provenivano dalla produzione di serie. Venivano un po' arrangiate, irrobustite in qualche parte, poi si andava a correre. [...] La Stratos è stata invece concepita per le competizioni [...] e, per la prima volta nei rally, con uno studio di aerodinamica, di cui fino a quel momento non si era mai parlato. Richiedeva una certa assistenza e controlli, ma si adattava benissimo a qualsiasi situazione e condizione stradale. Secondo me, e l'ha dimostrato anche con le sue vittorie, è stata la macchina più polivalente, perché ha corso in tutte le condizioni e ha vinto in tutte le condizioni, tranne il Safari...

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