Lancia Rally 037

autovettura del 1982 prodotta dalla Lancia

Citazioni sulla Lancia Rally 037.

Lancia Rally 037

Citazioni

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  • Da noi [in Lancia] sono passati quasi tutti i grandi piloti dell'epoca, dato che gareggiare con una nostra macchina era considerato un privilegio. Ma un giorno arrivò l'Audi quattro che dominò improvvisamente molte classifiche, dato che era l'unica con quattro ruote motrici. Cosa fare? Noi non disponevamo ancora di quella tecnologia, ma avevamo la cultura di come costruire una macchina vincente e così, contro le Audi quattro schierammo la 037, leggerissima, a motore centrale molto manovrabile su qualunque terreno. Il risultato di quell'anno, il 1983, fu che noi vincemmo il Campionato del Mondo oltre a tante gare, anche coadiuvati dai nostri ottimi piloti, come Rohrl e Alen. Fu una sorpresa per tutti, e quel Mondiale è passato alla storia. (Cesare Fiorio)
  • [«La 037 aveva un propulsore per certi versi rivoluzionario in un epoca segnata dal Turbo, essendo sovralimentata con il compressore volumetrico: come nacque questa scelta coraggiosa?»] L'idea fu di un grande ingegnere motoristico dell'epoca, Aurelio Lampredi, che la ricordava bene sulle celebri "Alfetta" di Formula 1. Il volumetrico però era stato messo in cantina da molti anni, quindi poteva sembrare un suggerimento eccentrico, specie in un periodo in cui tutto doveva necessariamente avere scritto "Turbo" a caratteri cubitali! Però nei rally, più che la potenza in alto, servivano cavalli e coppia a bassi giri, subito disponibili senza il famoso "vuoto" delle turbine di allora. Così, seppure tra una certa diffidenza generale, si decise di... riaprire la cantina. Disponendo di una vettura a sola trazione posteriore come la 037, che non poteva comunque gestire oltre una certa potenza, e che puntava invece tutto su leggerezza e facilità di guida, il "Volumex", come lo ribattezzammo, si dimostrò ideale e diede molto filo da torcere alle Audi Quattro, regalandoci il mondiale marche 1983, conquistato con due punti di vantaggio sui tedeschi. Devo dire che sono molto orgoglioso nella mia carriera di avere battuto spesso strade originali e diverse dalla concorrenza. (Claudio Lombardi)
  • Una macchina da corsa precisa, con buona tenuta, buona potenza, bella a vedersi. (Walter Röhrl)
  • Era già cominciata l'epoca della trazione integrale ma la 037 – a trazione posteriore – era l'auto da battere, anche sullo sterrato, ed era l'unica a contrastare la temuta Audi Quattro. La 037 era tecnicamente superiore, tanto da insospettire il team Audi, che durante il Rally di Sanremo inviò un suo tecnico a un nostro punto di assistenza. Arrivò in elicottero, per verificare che la Lancia Rally non montasse una trazione anteriore supplementare. E in effetti non la montava. Parliamo, ancora una volta, di primati: la 037 è stata l'ultima vettura a 2 ruote motrici a vincere un campionato del mondo.
  • La Lancia Rally è stato il mio primo grosso lavoro, bisogna dire che nel fine 1978 c'è stata una rivoluzione, Colucci ha avuto uno scontro piuttosto vivace con il presidente che era l'Ing. Lampredi e ha dato le dimissioni, ed io mi sono trovato promosso sul campo, da assistente a responsabile della progettazione e sperimentazione veicoli. Tanto male non devo essere andato, perché sono rimasto lì fino al 2005. [...] si trattava di fare l'impostazione per il gruppo Fiat di una macchina vincente. C'erano diverse scuole di pensiero, l'idea che mi è sembrata più competitiva è stata di prendere una [Lancia] Montecarlo, prenderne la cellula e trasformarla in una vera e propria macchina da corsa sfruttando quello che sapevamo fare: l'Abarth era specializzata nella realizzazione di telai in traliccio di tubi, ho abbinato il motore [Fiat] 131 sovralimentato con compressore volumetrico, fortemente voluto dall'Ing. Lampredi che assolutamente non credeva al turbo. Un cambio preso sul mercato che era quello della De Tomaso Pantera, della [Ford] GT 40... un cambio robustissimo, tirate la prime righe a luglio, girava alla vigilia di Natale, quindi ci siamo dati da fare molto. Ho fatto una macchina, un muletto di prova, prendendo una Montecarlo, rivestendola, allargandola, allungandola ed ho scoperto [...] che non ero in grado assolutamente di fare lo stilista. M'è venuta una roba un po' così. [...] la macchina ha avuto delle vicissitudini, un '82 terribile per problemi di affidabilità, c'è stato l'incidente di Bettega [Tour de Corse], è stato veramente un anno orribile. Seguito da un meraviglioso 1983, iniziato con la vittoria con Walter Rohrl a Montecarlo, fino a portare a Casa quello che è stato poi l'ultimo mondiale delle due ruote motrici.
  • La vettura nel cuore è la 037, un progetto completo, un collage sapiente di parti e tecnologie provate.
  • Mi ero laureato nel 1972, trovandomi così giovane a progettare una vettura di tale importanza. Scelsi pertanto di essere cauto, cercando di realizzare una macchina robusta e affidabile. La struttura era quella della [Lancia] Montecarlo, con abbinati anteriormente e posteriormente dei telai in traliccio tubolare facili da realizzare e senza necessità di stampo sui quali in Abarth avevamo sviluppato una grande esperienza correndo con gli sport prototipi. Scelsi un cambio della ZF già utilizzato da modelli molto potenti come [Ford] GT 40 e [Maserati] Bora, in grado di resistere a stress elevati. Inoltre, come già fatto sulla [Fiat] 131, puntammo molto sulla facilità e velocità di assistenza, grazie anche ai grandi cofani prima in vetroresina e poi in kevlar. Rispetto alla 131 migliorammo le sospensioni, passando da uno schema McPherson che ci aveva causato vari problemi, al parallelogramma, che ci dava oltretutto ampia possibilità di regolare la geometria. Il difetto della 037 era essenzialmente nelle sole due ruote motrici. Quando iniziamo a progettarla, l'Audi aveva già debuttato con la Quattro, che sembrava promettente. Tuttavia, ritenemmo di non avere adeguata conoscenza della trazione integrale, ed inoltre sull'asfalto una architettura tradizionale sembrava ancora vincente. Sapevamo però di avere solo un paio di anni, perché era prevedibile che sarebbero presto arrivate vetture a motore centrale molto più prestazionali dell'Audi, che era comunque una berlina a motore anteriore. Cosa che puntualmente avvenne con la Peugeot 205 Turbo 16, cui noi rispondemmo con la [Lancia] Delta S4.
  • Per sostituire la [Fiat] 131 Abarth valutammo varie opzioni, a cominciare da una simil [Lancia] Stratos con telaio tubolare e motore della Ferrari 308. Successivamente quella di una [Fiat] Ritmo a motore centrale che seguisse la filosofia della Renault 5 turbo e quella di una [Lancia] Delta con motore anteriore e cambio posteriore. Alla fine, la scelta fu di partire dalla [Lancia] Beta Montecarlo già campione del mondo sportprototipi in Gruppo 5. Avevamo fretta, e questa soluzione ci consentì di avere una vettura sportiva e filante di cui disponevamo già della carrozzeria e di tutti gli interni. Il programma Montecarlo iniziò ad aprile 1980, e all'antivigilia di Natale già uscimmo per il primo test al Campo Volo, l'aeroporto di fronte all'Abarth usato per i collaudi. Impiegammo il 1981 per definire e costruire le 200 vetture "stradali" e le 20 evoluzione, che omologammo il primo aprile 1982.

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