Patrick O'Brian

scrittore, saggista e traduttore britannico
(Reindirizzamento da La nave corsara)

Patrick O'Brian, nome di battesimo Richard Patrick Russ (1914 – 2000), scrittore e traduttore britannico.

Primo comando

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La musica trionfante del primo tempo del quartetto in do maggiore di Locatelli riempiva la sala da musica del palazzo del governatore a Port-Mahon, un ottagono maestoso, elegante e ornato di colonne. I musicisti italiani, quasi schiacciati sul fondo da file e file di dorate poltroncine rotonde, suonavano con concentrazione appassionata il penultimo crescendo, innalzandosi verso la pausa possente e l'accordo finale profondo e liberatorio. E, sulle poltroncine, almeno qualcuno dei presenti seguiva la musica con pari concentrazione; soprattutto due uomini, seduti per di più l'uno accanto all'altro nella terza fila a sinistra. Quello più a sinistra era fra i venti e i trent'anni, così massiccio che debordava dal sedile, del quale s'intravedeva soltanto qualche striscia di legno dorato. L'uomo indossava la sua uniforme migliore, che era poi quella di ufficiale della Royal Navy – una giubba blu dai risvolti bianchi, un panciotto bianco, brache e calze –, con la medaglia d'argento del Nilo sul risvolto della giacca; l'alto polsino bianco della manica dai bottoni dorati batteva il tempo, mentre i grandi occhi azzurri, che spiccavano su un volto di certo roseo sotto l'intensa abbronzatura, fissavano affascinati l'archetto del primo violino. La nota acuta, la pausa, la risoluzione finale: il pugno del marinaio scivolò deciso sul ginocchio. Appoggiandosi all'indietro contro lo schienale, e nascondendo così completamente la poltrona, l'ufficiale sospirò beato e si girò, sorridendo al suo vicino. La frase: «Magnifica esecuzione, signore, direi...» gli si formò nella strozza, se non proprio sulla lingua, ma venne subito gelata dallo sguardo addirittura ostile dell'altro e dal bisbiglio: «Se non potete fare a meno di battere il tempo, signore, perlomeno fatelo come si deve».

Citazioni

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  • Jack pensò alla sua situazione di marinaio senza una nave, alle tante promesse e mezze promesse non mantenute che gli erano state fatte, ai tanti programmi costruiti sulla fantasia.
  • L'impressione generale fu che la Sophie fosse un veliero vecchio stile; c'era qualcosa di arcaico in lei, come se, potendo scegliere, preferisse avere la carena inchiodata invece che rivestita di rame e le murate incatramate invece che pitturate.
  • Sì: era una nave antiquata. L'amava già profondamente, l'aveva amata fin dall'istante in cui i suoi occhi si erano posati sul ponte dalla lieve curvatura, ma la ragione diceva che si trattava di un brigantino lento, un vecchio brigantino che non avrebbe di certo fatto la sua fortuna.
  • Non ho mai conosciuto una persona che ammettesse di essere ricca o di stare dormendo: forse chi è povero o sta sveglio ha un qualche grande vantaggio di ordine morale? Perché mai sarà così?
  • Dove non c'era uguaglianza non potevano esserci sentimenti camerateschi; quando un uomo era costretto a dire «sissignore», il suo consenso non aveva valore, anche se se sincero. Si trattava di cose che gli erano ben note, che conosceva da quando era nel servizio, cose evidenti... eppure non aveva mai pensato che potessero succedere a lui.
  • Questa volta credevo proprio che fossimo cucinati a dovere: incendiati, affondati, distrutti; impiccati, squartati e fatti a pezzi.
  • «Se avesse pensato agli affari invece di fare il galletto, il toro da competizione, avrebbe…» disse il signor Williams. «È stata lei a prenderlo al laccio!» strillò la signora Williams, che non aveva mai fatto terminare una frase al marito dopo il 1782, anno in cui lui aveva pronunciato, senza essere interrotto, il fatidico "sì" nella chiesa della Trinità a Plymouth Dock.
  • La corvetta procedeva verso ovest il più velocemente possibile, ostacolata da due fortunali di grande violenza e da periodi di bonaccia esasperante o con il mare grosso, sul quale la Sophie ballava tanto che il gatto di bordo soffriva come un cane.

Costa sottovento

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Alle prime luci dell'alba la cortina di pioggia che si andava spostando verso est al di là della Manica si apri tanto da rivelare come la nave inseguita avesse alterato la rotta. La Charwell era rimasta sulla sua scia durante la maggior parte della notte, correndo a sette nodi malgrado la carena sporca, e adesso le due navi erano distanti l'una dall'altra non più di un miglio e mezzo. E vascello sconosciuto stava cambiando le mure e venendo al vento. Sui ponti della fregata il silenzio assunse una sfumatura diversa quando tutti gli uomini furono in grado di vedere le due file di portelloni. Era la prima visione chiara che ne avevano da quando la vedetta aveva allertato il ponte, segnalando la presenza nella crescente oscurità di una nave di cui si vedevano solo le punte degli alberi, a una quarta sulla masca di sinistra. In quel momento faceva rotta a nord nord-est e l'opinione comune a bordo della Charwell era che si trattasse di una nave dispersa di un convoglio francese oppure di un vascello americano che intendeva forzare il blocco nella speranza di raggiungere Brest con il favore di quella notte senza luna.

Citazioni

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  • «[…] Conosci la vecchia canzone? Ora ti faccio sentire!» Con un cauto brontolio canticchiò il motivo.
    «Dice Jack: 'Una bella notizia, è la pace per terra e per mare,
    i cannoni dovranno tacere, non avremo più da faticare'.
    'Brutte notizie', fa l'ammiraglio, e il capitano: 'Mi si spezza / il cuore
    L'ufficial piange: 'Che sarà di me? Forse morirò per gran / dolore
    Dice il dottore: 'Sono un gentiluomo, un gentiluomo di / qualità vera
    ora me ne andrò per le campagne a fare il ciarlatano in / qualche fiera
    »
    «Ah, ah, questa è per te Stephen… ah, ah, ah!»
  • Jack si guardò intorno alla ricerca di qualcosa da poter lodare con una parvenza di sincerità: l'ottone del cannone di caccia colpì il suo sguardo e Jack si affrettò a notarlo con compiacimento.
    «Luccica come oro, non c'è che dire.»
    «Sì», confermò Pullings. «Lo fanno spontaneamente... poojah, poojah, dicono. Per giorni interi al largo dell'isola e anche quando siamo arrivati al capo, hanno messo collane di fiori intorno alla bocca del cannone. Rivolgono le loro preghiere al cannone, poveretti, perché credono che sia come… be', signore, non oso nemmeno dire a che cosa credono che assomigli. [...]»

Buon vento dell'Ovest

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«Ma vi faccio presente, my Lord, che il denaro delle prede di importanza capitale per la Royal Navy. La possibilità, per quanto remota, di realizzare una fortuna grazie a qualche colpo ben riuscito è un incentivo che non ha uguali per quanto riguarda la disciplina, la solerzia e la disponibilità continua di ogni uomo a bordo. Sono certo che i membri militari di questa assemblea saranno d'accordo con me», disse, guardandosi in giro. Parecchie tra le figure in uniforme sedute intorno al tavolo alzarono gli occhi e ci fu un mormorio di consenso: non universale, tuttavia; qualche civile assunse l'aria di chi non voleva pronunciarsi e uno o due fra gli ufficiali di marina continuarono a fissare i fogli di carta assorbente posati davanti a loro. Difficile cogliere l'orientamento di quella riunione, ammesso che un indirizzo preciso si fosse già delineato. Non si trattava della solita riunione ristretta dei Lords Commissioners dell'ammiragliato, ma della prima assemblea della nuova amministrazione, la prima dopo le dimissioni di Lord Melville, alla quale partecipavano numerosi nuovi membri, molti capi di dipartimento e rappresentanti di altre commissioni; tutti stavano saggiando il terreno, comportandosi con educata riservatezza, trattenendo il fuoco. Difficile afferrare l'atmosfera, ma pur sapendo di non avere tutti dalla sua parte, Sir Joseph non avvertiva una decisa opposizione, nemmeno un'incertezza, e sperava, con la forza della propria convinzione, di potere ancora far prevalere il suo punto di vista, nonostante la scarsa propensione del Primo Lord. «Uno o due casi clamorosi di questa specie nel corso di una guerra prolungata sono sufficienti a stimolare lo zelo dell'intera flotta durante anni e anni di dura vita sul mare; laddove un rifiuto, d'altro canto, non potrebbe non avere un... produrrebbe certamente l'effetto contrario.» Sir Joseph era un abile e sperimentato capo dei servizi d'informazione della marina, ma non era un oratore; in particolare, davanti a un pubblico così numeroso, non aveva saputo toccare la corda giusta, gli era sfuggita la parola chiave e ora si rendeva conto di un clima vagamente negativo che si era andato instaurando.

Citazioni

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  • Un consenso rifiutato senza ragione può essere estorto con diritto.
  • So ben poco di matematica o di legge; ma i pochi matematici e avvocati che ho conosciuto mi hanno dato l'impressione di condividere una simile aridità in proporzione diretta al loro livello di eminenza; forse per il fatto che a loro basta un ordine delle cose limitato o, nel caso degli avvocati, del tutto artificiale.

Verso Mauritius

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Il comandante Aubrey della Royal Navy viveva in una parte dello Hampshire prediletta da un numero considerevole di ufficiali di marina, alcuni dei quali avevano raggiunto il grado di ammiraglio ai tempi di Rodney, quando altri erano ancora in attesa del loro primo comando. I più fortunati possedevano case grandi e confortevoli affacciate su Portsmouth, Spithead, St Helens, l'isola di Wight e sull'andirivieni dei vascelli da guerra. Il comandante Aubrey avrebbe potuto essere fra quei fortunati, poiché da giovane comandante e poi capitano di vascello aveva operato così bene nella cattura delle prede che in marina veniva chiamato Jack Aubrey il Fortunato. Ma la carenza di navi, la sua incapacità negli affari e la mancanza di scrupoli di un agente lo avevano ridotto alla mezza paga e niente più; il suo cottage era infatti situato sul pendio settentrionale dei Downs, non lontano da Chilton Admiral, e la collina sovrastante gli toglieva completamente la vista del mare nonché gran parte del sole. Il cottage, pur pittoresco tra i frassini e persino romantico, ideale per una coppia nei primi tempi del matrimonio, non era né grande né confortevole; nato già con i soffitti molto bassi, angusto e scomodo, doveva adesso alloggiare anche due bambine, una nipote, una suocera finanziariamente in rovina, qualche ingombrante mobile proveniente dalla vecchia casa di Mapes Court della signora Williams, un paio di domestiche e assomigliava molto al Black Hole di Calcutta; quella malfamata prigione era una fornace asciutta e senz'aria, mentre a Ashgrove Cottage abbondavano gli spifferi e l'umidità che saliva dal pavimento si univa a quella che scendeva dal tetto malandato a formare pozze d'acqua in molte stanze.

Citazioni

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  • «Signor Gill», disse Jack, «vi prometto che userò in modo ragionevole la Raisonnable. Avete afferrato, eh? Ragionevole, Raisonnable…»
  • «C'è molto da fare a Mauritius, e prima ci arrivo meglio è. Perché lascia che te lo dica, amico mio, anche se sono meno letali, i miei volantini sono efficaci come le… come le tue bordate.»
    «Stephen», disse Jack, «io ne sono convinto.»
    «Stavo per dire efficaci come le tue palle, ma ho temuto che un miserando gioco di parole potesse offendere un baronetto in embrione; […]»

L'isola della desolazione

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La stanza più allegra di Ashgrove Cottage era la piccola sala da pranzo e, nonostante i mucchi di sabbia, la calce viva e i mattoni che ingombravano il giardino e a dispetto delle pareti ancora umide in quell'ala nuova, il sole la inondava, facendo brillare le cloches d'argento che coprivano i piatti e illuminando il viso di Sophia Aubrey, seduta a tavola ad aspettare il marito. Un viso singolarmente bello, dal quale erano quasi svaniti i segni degli anni di ristrettezze; ma un viso che tradiva una certa ansia. Era moglie di un marinaio e sebbene l'ammiragliato, nella sua magnanimità, le avesse permesso di godere della compagnia del marito per un tempo sorprendentemente lungo, nominandolo, contro la sua volontà peraltro, comandante dei servizi costieri in riconoscimento dei servigi resi nell'oceano Indiano[1] sapeva che quel tempo si stava avvicinando alla fine.
L'ansia si mutò in gioia incondizionata quando si udì un rumore di passi: poi la porta si aprì e un raggio di sole cadde sulla faccia del comandante Aubrey, colorita e illuminata da due vivi occhi celesti, una faccia che sprizzava felicità e, come se glielo avesse letto in fronte, Sophia indovinò che suo marito aveva comprato il cavallo tanto desiderato. «Eccoti qui, mia cara», esclamò il comandante, baciandola e sedendosi accanto a lei sull'ampia sedia con i braccioli che scricchiolò sotto il suo peso.
«Comandante Aubrey», disse lei, «temo che la pancetta si sia raffreddata.»

Citazioni

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  • «Intendi dire che c'è il pericolo di una pace?» esclamò Jack voltandosi di scatto. «Voglio dire, naturalmente i benefici della pace sono importantissimi, non c'è niente di meglio della pace... ma, insomma, si vorrebbe essere avvisati!» (cap. II; TEA, p. 60)

Bottino di guerra

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Il monsone caldo soffiava gentile da est, sospingendo la nave di Sua Maestà Leopard nella baia di Pulo Batang. La nave aveva spiegato ogni possibile vela, per raggiungere l'ancoraggio prima che la marea cambiasse e per entrare nella rada senza fare una figura eccessivamente meschina, ma lo spettacolo era abbastanza pietoso, toppe dappertutto, le vele da cattivo tempo accanto ad altre che non riuscivano a trattenere la luce accecante del sole tanto erano consunte; e lo scafo in condizioni ancora peggiori. Un occhio esperto avrebbe notato che un tempo vi era stata dipinta la cosiddetta «scacchiera di Nelson»[2] e che si trattava di una nave da guerra di quarta classe costruita per portare cinquanta cannoni su due ponti; ma chi viveva sulla terraferma, a dispetto della fiamma e dei colori sbiaditi in testa all'albero di mezzana, la scambiava per un mercantile particolarmente malandato. E sebbene entrambe le guardie fossero sul ponte e tutti fissassero intensamente la costa, una costa straordinariamente verdeggiante, e si riempissero con avidità i polmoni dell'aria carica di profumi delle isole delle Spezie, il numero esiguo degli uomini confermava l'idea che si trattasse di una nave mercantile; bastava un'occhiata, inoltre, per vedere che non c'era traccia di cannoni e d'altronde quelle figure sul cassero, in maniche di camicia e vestite di stracci, non potevano certamente essere ufficiali di marina in missione.

Citazioni

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  • Per molti, moltissimi anni ea stato incapace di aprire completamente il suo animo sia con un uomo sia con una donna, e talvolta gli sembrava che la sincerità fosse essenziale come il cibo o l'affetto: durante la maggior parte di quel periodo aveva usato il suo diario come surrogato di un inesistente orecchio amico, un ben misero surrogato, ma che era diventato per lui un'abitudine e quasi una necessità. (cap. VI; TEA, p. 185)

Missione sul Baltico

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Il lungo porto di Halifax nella Nuova Scozia in una lunga, lunga giornata estiva e due fregate che scivolavano sull'onda di marea con le sole gabbie: quella in testa, essendo appartenuta fino a pochi giorni prima alla marina statunitense, aveva la bandiera a stelle e strisce sotto quella bianca, mentre l'altra, che la seguiva inalberando soltanto i propri colori sbiaditi, era la nave di Sua Maestà Shannon, la vincitrice della breve e cruenta azione contro la Chesapeake.
L'equipaggio della Shannon aveva già avuto sentore dell'accoglienza che avrebbe ricevuto, poiché le nuove della vittoria si erano diffuse e dory, yacht, battelli armati per la guerra di corsa e piccolo naviglio di ogni genere erano venuti loro incontro al di là della lontana imboccatura del porto, veleggiando di conserva, tra uno sventolare di cappelli e di grida festose: «Bravo! Huzzay! Ben fatto! Shannon! Huzzay, huzzay!» Gli uomini della Shannon non facevano gran caso ai civili, solo qualche cenno distante, qualche saluto discreto con la mano da parte della guardia in turno di riposo; ma gli uomini sulle imbarcazioni facevano al contrario gran caso a loro e, sebbene un, osservatore casuale non trovasse niente di veramente sbalorditivo nella Shannon stessa, col sartiame quasi interamente rinnovato, le nuove vele inferite nei pennoni e la pittura più o meno nelle stesse condizioni di quando la nave era salpata da quello stesso porto qualche settimana prima, gli sguardi più esperti degli uomini che si trovavano sui velieri armati per la guerra di corsa notavano le profonde ferite sul bompresso e sugli alberi, quello di mezzana lapazzato con le barre del cabestano, le palle di cannone ancora piantate nelle murate e i fori turati dove le palle avevano sfondato: ma perfino il meno attento era costretto ad accorgersi dello squarcio aperto sulla poppa e sull'anca di sinistra della Chesapeake, dove la bordata di dritta della Shannon l'aveva investita in pieno più e più volte, spedendo quintali di ferro a spazzarla in tutta la sua lunghezza a ogni scarica.

Citazioni

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  • «Giudei, volevo dire», si corresse Jagiello. «Non si può fare amicizia con loro. Sono stati maltrattati e oltraggiati così a lungo che sono diventati il nemico, come gli iloti di Laconia e le donne sono state i nostri iloti domestici per tanto, oh, tanto più tempo. Non ci può essere amicizia tra nemici, nemmeno in un armistizio; essi sono sempre all'erta. E se non c'è amicizia, dov'è la vera conoscenza?»
    «Qualcuno dice nell'amore», suggerì Stephen.
    «L'amore?» esclamò il giovane. «Ma l'amore è una creatura del tempo, mentre l'amicizia non lo è. [...]» (cap. VII; TEA, p. 183)
  • «Di sicuro, signore», ribadì Stephen, «nessun uomo fornito di ragione vorrebbe deliberatamente imporre la vita a un altro essere umano in questo mondo sovraffollato e perpetuamente in guerra.» (cap. X; TEA, p. 306)

Il porto del tradimento

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Una gentile brezza da nord-est e il cielo di Malta, lavato da una notte di pioggia, assunse una luce particolare che rese più nitide le nobili linee degli edifici, esaltando tutte le virtù della pietra. Anche l'aria era deliziosa e La Valletta si presentava gioiosa come una città fortunata in amore o che avesse appena ricevuto una bella notizia.
Un'atmosfera che si notava in special modo in un gruppo di ufficiali di marina, seduti sotto il pergolato dell'albergo Searle affacciato portici della Baracca, brulicante di soldati, di marinai e di civili che passeggiavano lentamente su e giù, in un sole così brillante da far sembrare allegri perfino i cappucci neri delle donne maltesi, mentre le uniformi degli ufficiali apparivano splendenti come magnifici fiori. Una folla cosmopolita, poiché, sebbene predominassero il rosso e l'oro dell'esercito inglese, vi erano rappresentate molte nazioni impegnate nella guerra contro Napoleone, e il rosa corallo dei croati di Kresimir, per esempio, costituiva un contrasto incantevole con il blu bordato d'argento degli ussari napoletani. E in basso, al di là della Baracca, si allargava la vasta distesa del Porto Grande, di puro zaffiro in quel momento, punteggiato dalle vele delle innumerevoli imbarcazioni che facevano la spola tra La Valletta e gli imponenti promontori fortificati sull'altro lato dell'isola, Sant'Angelo e Isola, nonché di navi da guerra, di mercantili da trasporto e di bastimenti di rifornimento, uno spettacolo fatto per rallegrare il cuore di qualsiasi marinaio.

Citazioni

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  • È concepibile che la mera assenza del tabacco soltanto possa rendermi irritabile? No, no: nello studio della psiche, come nella storia, dobbiamo cercare cause molteplici. Fumerò un piccolo sigaro, una parte di un piccolo sigaro, in vostro onore: ma voi vedrete che la differenza, se mai esisterà, sarò di pochissimo conto. In verità le sorgenti dell'umore sono straordinariamente oscure e talvolta rimango sbalordito davanti a ciò che scopro scaturire da esse, davanti alle idee e agli atteggiamenti che si presentano, già del tutto formati, agli occhi della mente. (cap. I; TEA, p. 16)

Ai confini del mare

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«Passa parola per il comandante Aubrey! Passa parola per il comandante Aubrey!» gridarono voci in sequenza sul ponte della nave ammiraglia. Voci dapprima fioche e soffocate lontano a poppa, poi sempre più forti e distinte man mano che il richiamo si allontanava dal cassero e risaliva il passavanti fino al castello, dove il comandante Aubrey, in piedi a dritta accanto alla carronata da trentadue libbre di dritta, contemplava la galera purpurea dell'imperatore del Marocco al largo del Jumper's Bastion stagliarsi contro l'imponente Rocca di Gibilterra grigia e rossastra, mentre il signor Blake, in giorni lontani gracile membro del suo alloggio degli allievi ma ormai un ufficiale alto e robusto, massiccio quasi quanto il suo comandante di un tempo, gli spiegava l'affusto di sua invenzione, un affusto che avrebbe dovuto consentire alle carronata di raddoppiare la rapidità di fuoco senza tema di ribaltamento, tiri due volte più lunghi e di una precisione estrema: un'invenzione, insomma, che avrebbe virtualmente posto fine alla guerra.

Citazioni

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  • Stavo meditando sul rituale del corteggiamento della nostra specie. Talvolta è come quello delle sule: due individui con la stessa inclinazione si scambiano occhiate dolci e dopo un rapido parlamentare si sottraggono alla vista. Sto pensando al racconto che fa Erodoto sui greci e sulle amazzoni dopo la tregua per il pranzo, quando appartenenti all'una e all'altra schiera si allontanavano insieme tra i cespugli, e penso anche ad alcuni esempi più recenti che ho avuto modo di osservare. In altri momenti, però, le evoluzioni della danza nuziale, con il finto farsi avanti e ritirarsi, con le offerte rituali e con gli atti simbolici, si protraggono oltre misura, durando forse anni prima che il vero scopo sia raggiunto, se mai lo è dopo una così lunga attesa. Esistono variazioni infinite secondo il tempo, il paese, la classe e scoprire quali siano i fattori comuni a tutte è una ricerca affascinante. (cap. VII; TEA, p. 222)

Caccia notturna

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Centocinquantasette naufraghi su un'isola deserta nel mare meridionale della Cina, sopravvissuti al naufragio della nave di Sua Maestà Diane, incagliatasi su una scogliera non segnata sulle carte e là distrutta da un terribile tifone qualche giorno più tardi: centocinquantasette uomini, ma, a giudicare dal chiasso che facevano, seduti ai bordi di un terreno pianeggiante e brullo tra il limite dell'alta marea e l'inizio della foresta, avrebbero potuto essere l'equipaggio completo di un vascello di linea; perché era domenica pomeriggio e la guardia di dritta, sotto la guida del comandante Aubrey, si stava impegnando in una partita di cricket contro i fanti di marina capitanati da Welby, il loro ufficiale comandante.
Una partita assai combattuta e che suscitava fortissime emozioni, tanto che quasi a ogni tiro si levavano ruggiti, acclamazioni, ululati e miagolii; e agli occhi di un osservatore imparziale costituiva un ulteriore esempio della capacità dei marinai di vivere intensamente il momento presente, senza curarsi né punto, né poco del futuro: un atteggiamento irresponsabile, ma che si accompagnava a una capacità di resistenza fuori del comune, dal momento che l'aria era impregnata di umidità come una spugna e il calore del sole nascosto dalle nubi era feroce. Unico osservatore imparziale nei paraggi Stephen Maturin, chirurgo di bordo, il quale considerava il cricket la più tediosa delle occupazioni note all'uomo e che ora si stava lentamente allontanando dalla scena per risalire il pendio della foresta che copriva l'isola, con l'intenzione in primo luogo di cacciare un babirussa o, in mancanza di un babirussa, qualche scimmia dalla coda ad anelli, per altro molto meno apprezzata; e, in secondo luogo, di raggiungere la costa settentrionale, dove nidificava la rondine dai nidi commestibili. Sulla cima arrotondata di un monticello, dove la pista di un cinghiale conduceva nell'interno, Maturin sostò per guardare la spiaggia, laggiù a mezzogiorno.

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  • «Un'ulteriore infelicità della vita umana è avere un contubernalis[3] che russa per dieci», osservò Stephen, rivolto all'oscurità prima dell'alba.
    «Non stavo russando», ribatté Jack. «Ero sveglissimo. Che cos'è un contubernalis?»
    «Tu sei un contubernalis.»
    «E tu anche. […]»
  • «Che cos'è questo rumore? Non un tuono, per amor del Cielo.»
    «Sono soltanto le squadre di Truciolo e del nostromo che si allontanano senza far chiasso. […]»

Clandestina a bordo

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In piedi al coronamento, appoggiato all'impavesata, Jack Aubrey contemplava la scia allontanarsi, non troppo rapida né troppo accentuata, sulla superficie liscia di un verde azzurro purissimo. Un solco accettabile tuttavia, con quella brezza leggera. La fregata aveva appena cambiato bordo, passando mure a sinistra, e, come lui aveva previsto, la scia mostrava quella curiosa interruzione che si produceva quando, le scotte tesate e avvolte sulle caviglie, il veliero aveva un piccolo sussulto impudico in risposta alla manovra del timoniere. Conosceva la Surprise meglio di qualsiasi altra nave sulla quale avesse servito. Proprio nella cabina sotto i suoi piedi, quando era allievo, era stato messo di traverso sull'affusto di un cannone e frustato per insubordinazione; e, come capitano, aveva usato a sua volta la stessa forza bruta per insegnare ai gabbieri la differenza tra ciò che in marina era giusto e ciò che non lo era. Da molti anni comandava la Surprise e navigare con lei lo rendeva felice ancor più di quanto non lo avesse reso felice il suo primo comando. L'amava non tanto come nave da guerra, come macchina bellica, poiché perfino la prima volta in cui aveva messo piede a bordo della Surprise, ormai tanto tempo prima, né le sue dimensioni né la sua potenza di tiro gli erano parse eccezionali e, dopo venti e più anni di guerra, quando ormai una fregata normale portava trentasei o trentotto cannoni da diciotto libbre e stazzava mille tonnellate, la Surprise, con i suoi ventotto pezzi da nove e meno di seicento tonnellate, era certamente antiquata; e infatti era stata venduta dalla marina come le altre navi della sua classe, sebbene i cantieri francesi e americani stessero lavorando a pieno ritmo, un ritmo addirittura impressionante. No, era essenzialmente come veliero che l'amava; veloce, straordinariamente docile ai comandi e, se ben manovrato, in grado di battere qualsiasi bastimento a vele quadre che avesse mai incontrato sul mare, soprattutto di bolina.

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  • Stephen si ritirò nella cabina, dove il comandante stava riposando, allungato sullo stipo sotto la vetrata, con un piede in un catino pieno d'acqua.
    «Soffri, fratello?» domandò Maturin. «O questo fa parte dell'adorazione superstiziosa della marina per la pulizia?»
    «Soffro, Stephen, ma moderatamente», rispose Jack. «Ricordi quando ho cercato di sbloccare con Dick Richardson il timone della Nutmeg? Hai presente l'agugliotto del timone?»
    «L'agugliotto del timone. Ma certo, è costantemente nei miei pensieri, si può dire che non abbia altro in mente.»
    «Be', vi ho battuto contro malamente e ho zoppicato per una settimana. E proprio adesso ho battuto la caviglia contro quel ferro laggiù, esattamente sullo stesso punto. Che urlo ho lanciato!»
    «Non ne dubito. Vuoi che ti dia un'occhiata?» Stephen gli sollevò il piede, lo studiò, vi premette sopra le dita e, quando sentì Jack sussultare, disse: «È un minuscolo pezzetto del malleolus esterno che vuole uscire fuori».
    «Che cos'è il malleolus esterno
    «No, se tu mi opprimi con i tuoi agugliotti del timone, io posso fare altrettanto con i miei malleoli. Sta' fermo. […]»
  • «Be', signore… alcuni ufficiali hanno un debole per la signora Oakes.»
    «Lo credo bene: una giovane donna molto gradevole.»
    «No, signore. Voglio dire che è una cosa molto più seria… maledettamente seria… fottutamente seria…»
    «Ah.» Jack rimase per qualche istante ammutolito. «Ma quest'ultima espressione… non va intesa in senso letterale, vero?»

Fuoco sotto il mare

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Un oceano violetto, vasto sotto il cielo. Unica forma visibile di vita, due minuscole navi, che correvano veloci sulla sua immensità. Correvano di bolina, li stringendo al massimo gli alisei di nord-est alquanto irregolari, con ogni possibile vela a riva e anche più, le boline tesate fino a vibrare: avevano corso così un giorno dopo l'altro, talvolta distanti l'una dall'altra tanto da avere reciprocamente in vista solo le gabbie all'orizzonte, talvolta a tiro delle bocche da fuoco, nel qual caso si cannoneggiavano a vicenda con i cannoni di caccia. La nave inseguita era la Franklin, una corsara americana da ventidue cannoni da nove libbre, e la nave inseguitrice era la Surprise, una fregata da ventotto cannoni un tempo appartenente alla marina reale britannica, ma ormai anch'essa nave armata per la guerra di corsa, equipaggiata con marinai corsari e con volontari. Nominalmente comandata da un ufficiale a mezza paga di nome Tom Pullings, in realtà il suo comandante era Jack Aubrey, suo vecchio comandante, un capitano di vascello con un'anzianità di servizio molto maggiore di quanto sarebbe stato normale trovare su una nave così piccola e antiquata: un vascello del tutto anomalo, poiché, pur dichiarandosi nave da guerra privata, il suo stato ufficiale, tenuto segreto tuttavia, era quello di nave noleggiata dalla marina reale. Aveva originariamente intrapreso la sua navigazione allo scopo di trasportare il chirurgo di bordo, Stephen Maturin, nell'America del Sud, affinché si mettesse in contatto con i fautori dell'indipendenza del Cile e del Perù dalla Spagna: Maturin, infatti, oltre a essere dottore in medicina, era anche un agente del Servizio d'informazioni della marina, eccezionalmente qualificato per questo compito, essendo catalano per parte di madre e fiero oppositore dell'oppressione castigliana del suo Paese.

Citazioni

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  • «Sei sveglio?» domandò Jack in un bisbiglio rauco attraverso una fessura della porta.
    «No,», rispose Stephen. «[…]»
  • «[…] al Perù che agognavo tanto di raggiungere e che tu mi avevi indotto a credere fiduciosamente avremmo visto prima del compleanno di Bridie.»
    «Non ho mai detto quale compleanno, se questo o il prossimo.»
    «Mi meraviglio che tu possa parlare con tanta leggerezza di mia figlia. Io ho sempre trattato le tue col dovuto rispetto.»
    «Una volta le hai paragonate a due raperonzoli, quando erano ancora quasi in fasce.»
    «Vergognati, Jack! Vergogna e disonore su di te! Sei stato tu a definirle così quando me le hai mostrate ad Ashgrove prima della spedizione alle Mauritius. Al diavolo la tua animaccia.»
    «Si, forse è cosi. […]»

Doppia missione

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Tempo cattivo all'imboccatura di ponente della Manica, una brutta notte con un forte vento da nord-est carico di pioggia, sotto un cielo basso percorso da nuvole veloci: l'Ile d'Ouessant da qualche parte al mascone di dritta, le isole Scilly a sinistra, ma non una luce, non una sola stella; e nessuna osservazione era stata possibile negli ultimi quattro giorni.
I due velieri diretti in patria — la Surprise, al comando di Jack Aubrey, un'anziana fregata da ventotto cannoni, venduta dalla marina qualche anno prima, successivamente noleggiata dalla stessa marina reale e ora di ritorno da una lunga missione segreta per conto del governo di Sua Maestà, e la Berenice, comandante Heneage Dundas, un vascello a due ponti ancora più vecchio, ma in certo modo meglio conservato, accompagnato dalla Ringle, una goletta americana del tipo noto come clipper di Baltimora — navigavano di conserva dal loro incontro a nord-est di capo Horn, la Surprise proveniente dal Perù e dalle coste del Cile, la Berenice dal Nuovo Galles del Sud, un incontro avvenuto a circa cento gradi di latitudine ovvero a seimila miglia marine di distanza in rotta diretta, ammesso che fosse possibile parlare di rotte dirette in una traversata governata interamente dal vento.

Citazioni

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  • La notte trascorreva e Stephen si tormentava scioccamente, come spesso avviene nel buio, quando la vitalità e il coraggio, la capacità di ragionare e il buon senso sono in fase di stanca. (cap. I, p. 16)
  • Oh, la forza morale della collera del tutto sincera, del tutto disinteressata e giusta! (cap. III, p. 91)
  • «La malattia presenta innumerevoli aspetti squallidi, molti dei quali tu conosci anche troppo bene, mio caro», disse a Jack mentre erano insieme nella cabina del commodoro, «e tra questi, in un certo senso il peggiore è il totale egoismo del malato. È vero che un organismo impegnato a sopravvivere deve necessariamente concentrari su sé stesso, ma la mente che abita quell'organismo è talmente incline a indulgere anche quando la necessità non sussiste...» (cap. IX, p. 227)
  • «I matrimoni degli altri sono una perpetua fonte di perplessità», commentò Stephen. (cap. IX, p. 248)
  • «Per un animo tormentato, credo che non vi sia niente di più irritante delle parole di conforto», disse dopo un istante. «A parte ogni altra considerazione, implicano spesso un atteggiamento di superiore saggezza in chi le offre.» (cap. X, p. 256)

Burrasca nella Manica

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Sir Joseph Blaine, un gentiluomo grassoccio e dal colorito giallastro, vestito di grigio e con un panciotto di flanella, percorse St James's Street, attraversò il parco fino all'Ammiragliato, vi entrò per una porta secondaria di cui possedeva la chiave e raggiunse la stanza ampia e squallida dove si svolgeva la sua vita pubblica.
Dopo un'occhiata alle scartoffie sulla scrivania, annuì e suonò il campanello. «Se il signor Needham è nei paraggi, pregatelo di venire da me», disse all'impiegato che aveva risposto. Quando Needham si presentò, Sir Joseph accennò ad alzarsi e gli indicò la comoda poltrona di fronte a sé. «Dopo aver finito con il povero Delaney», esordì, «veniamo ora a un altro gentiluomo di cui non si hanno più notizie: Stephen Maturin. Il dottor Stephen Maturin, forse il nostro più prezioso consigliere negli affari spagnoli.»
«Non credo di averlo mai sentito nominare.»
«Immagino di no: eppure voi e i vostri avete certamente trovato la sua firma in codice in calce a molti ed esaustivi rapporti. Gira il mondo in lungo e in largo su nostro incarico e lo fa spesso...» — Sir Joseph si trattenne dall'aggiungere un «o lo faceva» — «... sulle navi del comandante Aubrey, il cui nome vi sarà senza dubbio più familiare.»
«Oh, certamente! Il gentiluomo così sfortunato al processo Guildhall.» Needham desiderava fare buona impressione sul formidabile personaggio che aveva di fronte, ma non ottenne grande successo: l'accenno al comandante Aubrey sul banco degli imputati non fu molto apprezzato. Per rimediare, aggiunse con l'aria di chi la sapeva lunga: «Il figlio del famigerato generale Aubrey».

Citazioni

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  • Uno dei vantaggi della vita sul mare, per gli uomini della nostra condizione, è la libertà di parola. Nella cabina o nel giardinetto possiamo dire quel che ci aggrada quando vogliamo. E, a ben pensarci, è una cosa niente affatto ordinaria sulla terraferma. Vi sono quasi sempre motivi per essere discreti: servitori, persone care, visitatori, orecchie innocenti ma ricettive o la possibilità della loro presenza. Allo stesso modo, leggere davvero con tranquillità, senza distrazioni, è difficile in una casa, a meno di non godere della benedizione di una stanza inespugnabile e a prova di rumore: interruzioni, movimenti ripetuti e inutili, porte che si aprono e si chiudono, scuse, perfino bisbigli e, Dio ci scampi, orari dei pasti. Per potersi sprofondare veramente in un libro non c'è che il mare: ho letto tutto Giuseppe Flavio tra Freetown e il Fastnet durante l'ultima traversata: le grida marinaresche, il movimento del mare e gli elementi, tranne, forse, nelle loro manifestazioni estreme, non sono nulla a paragone delle incursioni domestiche. Da quando sono sbarcato, soltanto giornali, gazzette, pubblicazioni periodiche, tutte letture frivole e leggere, a parte gli Atti, hanno assorbito impercettibilmente il mio tempo e le mie energie. (cap. II, p. 51)
  • «Sì, signore, è questo il mio nome», rispose Stephen, non del tutto contento di essere riconosciuto con tanta facilità. Gli agenti segreti dovrebbero avere facce tutte uguali come rape, indistinguibili l'una dall'altra, dovrebbero avere più o meno la stessa altezza, il colorito pallido, la conversazione prosaica, banale, impossibile da ricordare, pensò. (cap. IV, p. 95)
  • L'effetto del mare si faceva già avvertire con forza. Pur non essendo certamente un gran marinaio, perfino Stephen sentiva, nel corpo e nello spirito, che il dondolio regolare e dolce di una branda sospesa era qualcosa di più naturale dell'immobilità di un letto sulla terraferma; e sebbene nessuno dei due avesse più di una tavola da nove pollici, e forse anche meno, tra sé e l'eternità, mentre al tempo stesso erano esposti ai pericoli del mare e alla violenza del nemico, entrambi provavano una specie di beato sollievo, come se le complicazioni del condurre dapprima una goletta e poi un grande e affollato vascello fino a una costa rocciosa e ostile, nota per il cattivo tempo, le perpetue burrasche di vento da sud-ovest e le insidiose maree, fossero ben poca cosa a confronto con le preoccupazioni della vita sulla terraferma, e della vita domestica, in particolare. (cap. IV, p. 99)
  • «Forse... ma, Jack, non hai dimenticato la promessa del reinserimento, vero?»
    «Oh, povero me, no! Resto aggrappato a questa speranza giorno e notte, come un toro in un negozio di porcellane. Ma le promesse sono fatte di vento, sai. Un ministro della marina può morire ed essere sostituito da uno stramaledetto e perfido whig... oh, scusa, fratello... da gente di un altro partito, che non sa nemmeno chi è Abramo, quando il proprio nome stampato in quella bella lista è la cosa più solida che esista in questo mondo instabile... oggi c'è, domani non c'è più.» (cap. X, p. 258)

I cento giorni

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All'inizio della primavera del 1815, l'improvviso riarmo seguito alla fuga di Napoleone dall'Elba non aveva assottigliato gran che i ranghi degli ufficiali di marina disoccupati. Un vascello di linea spogliato, smantellato e messo in disarmo non poteva essere allestito, equipaggiato e riportato in condizioni di navigazione in poche settimane; e a Gibilterra i punti dai quali si godeva la vista migliore erano ormai affollati di gentiluomini a mezza paga, che aspettavano insieme ad altri l'arrivo tanto atteso della squadra del commodoro Aubrey da Madera. Quella squadra avrebbe in qualche modo riempito il porto, un'immensa distesa deserta dove spiccavano solo poche navi: la Royal Sovereign, su cui sventolava la bandiera del comandante in capo, e un paio di solitari vascelli da settantaquattro cannoni. Nessun segno della vita di un porto in tempo di guerra.

Citazioni

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  • «...vale a dire, se siete ancora impegnato totalmente.»
    «Lo sono, assolutamente», affermo Stephen. «Se non fosse un sentimento perverso, sarei quasi grato a quell'uomo malvagio [Napoleone] e al suo odioso regime.» (cap. I, p. 36)
  • [Dopo la corte marziale] «Dottor Jacob», disse Jack, «spero che possiate salire a bordo al più presto. Non vedo l'ora di andarmene da qui.» E in privato a Stephen: «Ho ripetuto il tuo 'niente penetrazione, niente sodomia', e li ho messi a terra; anche se devo dire che la maggior parte di loro è stata ben felice di essere messa a terra. Ho persuaso gli altri a giudicarlo soltanto un caso di flagrante impudicizia».
    «E la pena prevista è essere rimorchiati a terra su un carabottino?»
    «No. È solo un'usanza del mare: si è sempre fatto così.» (cap. I, p. 38)
  • Tuttavia, l'equipaggio era soddisfatto, una soddisfazione che raggiunse il culmine a Durazzo, con i suoi sette cantieri navali (compresi quelli dei sobborghi) illuminati a giorno dal fuoco, gli alberi e i pennoni di una piccola fregata e di due corvette che ardevano come gigantesche torce.
    «Be'», disse Jack, «non sarà un modo molto glorioso di fare la guerra, ma, perdio, Stephen, i tuoi alleati hanno ripulito la costa! E anche se abbiamo perso una piccola fortuna in quanto a denaro delle prede, abbiamo risparmiato un mucchio di tempo. Forse dobbiamo ringraziare il tuo san Giorgio e i suoi auspici, dopotutto.» (cap. V, p. 145)
  • «Rinfranca il tuo animo, amico mio», disse Stephen con convinzione. «Jacob e io abbiamo appena conferito con il comandante in capo e con il suo consigliere politico, poi solo con quest'ultimo: Matthew Arden, un uomo intelligente e molto influente a Whitehall. Il ministero rietiene che questo sia un teatro di guerra di eccezionale importanza e ha mandato qui uno dei suoi cervelli migliori, una persona che ha rifiutato un'alta carica, un'altissima carica. È un amico intimo di Lord Keith, il quale si offenderebbe se le sue esplicite istruzioni venissero ignorate. Arden e io ci conosciamo da moltissimi anni, non siamo mai stati in disaccordo su qualcosa di importante e anche questa volta la pensiamo allo stesso modo. Inoltre, sono felice di poter dire che Lord Barmouth, nonostante i suoi modi autoritari, ha un certo timore reverenziale per Matthew... [...] Ma vorrei che avessi potuto ascoltare Arden decantare le tue imprese nell'Adriatico e vedere come abbia costretto l'ammiraglio a riconoscere l'importanza di ciò che hai fatto... No, Jack: Lord Barmouth è certamente coraggioso, ma non credo che oserebbe trattarti male in simili circostanze.» (cap. IX, pp. 238 sg)
  • «Allora dovete certamente andare. Ma, Aubrey, non avevo idea che foste un amico d'infanzia di mia moglie [Isobel], in effetti una specie di cugino. L'Acasta è entrata in porto questo pomeriggio, portandola qui, finalmente, in salute nonostante il brutto tempo: mia moglie è un magnifico marinaio. Aveva un pacchetto per Lady Keith e siamo andati subito da loro. Sono stati così gentili da ospitarci per cena, una semplice cenetta improvvisata, solo per noi quattro, e non so come è stato fatto il vostro nome. Abbiamo scoperto che le due signore vi conoscevano fin da quando eravate un marmocchio: vi avevano seguito di nave in nave sulla Gazzetta e sul Ruolo navale e quando hanno messo il piede in fallo, come per la data della vostra nomina sulla Sophie, Lord Keith le ha rimesse sulla rotta giusta. Alla fine è stato deciso che i Keith, voi e il dottor Maturin – Lord Keith lo stima molto – verrete a pranzo domani sull'ammiraglia. Ma temo che dopo la vostra richiesta non possiate farlo.» [...]
    Il comandante in capo gli strinse la mano e i due si lasciarono in ottimi rapporti, migliori di quanto Jack avrebbe mai pensato. (cap. X, pp. 248 sg.)

Incipit di alcune opere

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Duello nel Mar Ionio

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La vita coniugale è stata un tempo rappresentata come un campo di battaglia piuttosto che come un letto rose e forse taluni sono ancor oggi di questo avviso; e se i coniugi Maturin non potevano dirsi certamente una coppia ben assortita, forse proprio per questo il dottor Maturin aveva affrontato la situazione in un modo di gran lunga più spiccio, più pacifico e più efficace della grande maggioranza dei mariti.
Aveva inseguito la sua bellissima, vivace, brillante moglie per anni e anni prima di sposarla finalmente in mezzo al canale del– la Manica, a bordo di una nave da guerra. Per così tanti anni, in effetti, da essere diventato ormai uno scapolo inveterato, al punto di non poter più rinunciare alle sue abitudini di fumare a letto, di suonare il violoncello nei momenti più impensati, di dissezionare qualsiasi cosa lo interessasse, perfino nel salotto; troppo incallito perché potesse imparare a radersi la barba regolarmente, a cambiarsi la biancheria o a lavarsi quando non ne sentiva la necessità: un marito impossibile. Non era stato addestrato per la vita domestica e, sebbene nei primi tempi del loro matrimonio si fosse sforzato con grande impegno di adattarsi, ben presto si era reso conto che col tempo la tensione avrebbe danneggiato il rapporto, tanto più che Diana era intransigente quanto lo era egli stesso e assai più incline a farsi prendere da accessi di collera a proposito di cose per lui di poco conto, quali un pancreas nel cassetto del comodino o la marmellata di arance finita sull'Aubusson. Inoltre, le sue abitudini ormai radicate di segretezza (oltre che medico, era un agente del Servizio d'informazioni) lo rendevano ancor meno adatto alla vita matrimoniale, destinata necessariamente a deperire in una situazione di riserbo eccessivo. Per questi motivi, dunque, fini per ritirarsi sempre più spesso nella vecchia locanda confortevole e piacevolmente démodée, il Grapes, nel libero distretto del Savoy, lasciando Diana nella bella casa moderna di Half Moon Street, una casa che brillava di pittura bianca fresca e che era stata arredata in legno di ferolia, elegante ma delicato.

Il rovescio della medaglia

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A1 largo di Bridgetown, la squadra delle Indie Occidentali, riparata dagli alisei di nord-est, si crogiolava al sole brillante. Una squadra ridotta, perché consisteva in poco più della vecchia Irresistible, sulla quale sventolava l'insegna rossa di Sir William Pellew, e in due o tre corvette malandate, sfinite, male equipaggiate, in una nave da carico e in una, da trasporto; tutte quelle realmente in grado di navigare si trovavano lontane, nell'Atlantico o nei Caraibi, a caccia d'improbabili vascelli da guerra francesi o americani e di sicure navi corsare, numerose queste ultime, ben equipaggiate, ben armate, pie– ne zeppe di uomini, veloci e avide di prede, i mercantili degli inglesi e dei loro alleati.
Tuttavia, pur essendo vetuste, malridotte e spesso fatiscenti, costituivano uno spettacolo piacevole sul mare di un blu purissimo, esteriormente impeccabili per quanto lo permettevano i mezzi a disposizione, con la pittura e la pece che nascondevano le cicatrici dell'età e con tutti gli ottoni scintillanti; e sebbene alcune di loro, a causa delle febbri tropicali in Giamaica e nel golfo del Messico, avessero subìto perdite tali da avere a malapena gli uomini sufficienti a salpare le ancore, fra questi ve n'erano molti, sia ufficiali sia marinai, i quali conoscevano perfettamente la nave che in quel momento avanzava verso di loro, navigando di bolina contro il vento costante, e conoscevano intimamente molti dei suoi uomini. La nave era la Surprise, una fregata da ventotto cannoni inviata nei mari del Sud per proteggere le baleniere britanniche dalla Norfolk, una nave da guerra americana quasi di pari forza. Alla Surprise, perfino più vecchia dell'Irresistible, proprio quando stava tornando in patria per essere forse demolita, era stata affidata inaspettatamente quella missione; ma, a differenza dell'Irresistible, era un veliero veloce, specialmente di bolina; e se non avesse avuto a rimorchio una nave disalberata, avrebbe certamente raggiunto la squadra poco dopo l'ora di cena. Così stando le cose, tuttavia, sembrava improbabile che arrivasse prima del colpo di cannone della sera.

La nave corsara

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Fin da quando era stato allontanato dalla marina, fin da quando il suo nome, con l'anzianità ormai priva di significato, era stato depennato dall'elenco dei capitani di vascello, Jack Aubrey aveva la sensazione di vivere in un mondo radicalmente diverso; ogni cosa restava per lui del tutto familiare, dall'odore dell'acqua di mare e del sartiame incatramato fino al movimento gentile del ponte sotto i piedi, ma l'essenza era svanita ed egli non era che un estraneo. Forse altri comandanti cacciati dal servizio, condannati da una corte marziale, si trovavano in condizioni peggiori delle sue, e in verità ne aveva accolti a bordo un paio che, tra tutti e due, non possedevano nemmeno una cassa da marinaio; rispetto a loro poteva dirsi eccezionalmente fortunato. Ma se questo pensiero avrebbe potuto essere un conforto per la mente, non lo era affatto per il suo cuore. Né lo era il fatto che fosse innocente del reato per il quale era stato condannato. Tuttavia non si poteva negare che dal punto di vista materiale egli si trovasse piuttosto bene. La sua vecchia, ma bella, fregata, la Surprise, era stata venduta dalla marina e Stephen Maturin l'aveva comprata come nave da guerra privata, o nave con patente per la guerra di corsa, allo scopo di combattere il nemico; e Jack Aubrey ne era il comandante.

Rotta a Oriente

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A dispetto della partenza frettolosa, molte mogli e fidanzate erano accorse a salutare la nave che salpava e chi tra l'equipaggio non era impegnato a farla navigare sulla sua difficile rotta, di bolina stretta, con una brezza sostenuta da sud-est, rimase a guardare lo sventolio bianco dei fazzoletti finché Black Point non lo nascose, non lo cancellò completamente.
Sul cassero della Surprise gli uomini sposati si allontanarono dall'impavesata con un sospiro e richiusero i cannocchiali. Erano molto attaccati alle loro mogli e la separazione recava a tutti un vero dolore: a Jack Aubrey, il comandante, al comandante Pullings, un volontario con funzioni di primo ufficiale, a Stephen Maturin, il chirurgo di bordo, e a Nathaniel Martin, il suo assistente. Si dava il caso, però, che ritardi burocratici e altre cause li avessero costretti a un contatto prolungato con la vita domestica; alcuni avevano trovato il loro ruolo in famiglia molto ridimensionato dalla nascita di un bambino, altri avevano sofferto a motivo di qualche occasionale differenza di opinione, a motivo dei parenti della moglie, di caminetti che non tiravano, di tetti che facevano acqua, di ipoteche, di tasse, a motivo della vita di società, di episodi d'insubordinazione; e allora, voltandosi, fissarono lo sguardo sull'orizzonte limpido a sud-ovest, sul cielo di un azzurro chiaro nel quale una flotta di morbide nuvole bianche navigava nella giusta direzione, contemplarono la linea dritta del mare blu e l'orizzonte al di là del quale li aspettavano infinite possibilità, nonostante i ritardi e l'inizio poco fausto.

  1. Cfr. Patrick O'Brian, Buon vento dell'ovest, Longanesi, Milano, 1997. (N.d.T.).
  2. Un particolare schema di pittura delle navi, prediletto da Nelson. Le fiancate e i portelli erano neri, mentre strisce gialle segnavano ogni ponte dei cannoni. (N.d.T.).
  3. Termine latino che indica il compagno di tenda.

Bibliografia

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  • Patrick O'Brian, Primo comando (Master And Commander, 1970), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 1995. ISBN 8830413054
  • Patrick O'Brian, Costa sottovento (Post Captain, 1972), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 1996. ISBN 8878183369
  • Patrick O'Brian, Buon vento dell'Ovest (H.M.S. Surprise, 1973), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 1997. ISBN 8878186090
  • Patrick O'Brian, Verso Mauritius (The Mauritius Command, 1977), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 1998. ISBN 8830414573
  • Patrick O'Brian, L'isola della desolazione (Desolation Island, 1978), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 1998. ISBN 8878187747
  • Patrick O'Brian, Bottino di guerra (The Fortune of War, 1979), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 1999. ISBN 8878189693
  • Patrick O'Brian, Missione sul Baltico (The Surgeon's Mate, 1980), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 1999. ISBN 8850200927
  • Patrick O'Brian, Duello nel Mar Ionio (The Ionian Mission, 1981), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 2000. ISBN 8830418080
  • Patrick O'Brian, Il porto del tradimento (Treason's Harbour, 1983), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 2000. ISBN 8850202458
  • Patrick O'Brian, Ai confini del mare (The Far Side of the World , 1984), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 2001. ISBN 8830418994
  • Patrick O'Brian, Il rovescio della medaglia (The Reverse Of The Medal, 1986), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 2001. ISBN 8850203624
  • Patrick O'Brian, La nave corsara (The Letter of Marque, 1988), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 2002. ISBN 8850205252
  • Patrick O'Brian, Rotta a Oriente (The Thirteen Gun Salute, 1989), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 2003. ISBN 8850206860
  • Patrick O'Brian, Caccia notturna (The Nutmeg of Consolation, 1991), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 2004. ISBN 8830419818)
  • Patrick O'Brian, Clandestina a bordo (Clarissa Oakes, uscito come The Truelove negli USA, 1992), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 2005. ISBN 8850212046
  • Patrick O'Brian, Fuoco sotto il mare (The Wine-Dark Sea, 1993), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 2006. ISBN 8830419826
  • Patrick O'Brian, Doppia missione (The Commodore, 1995), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 2007. ISBN 8830422126
  • Patrick O'Brian, Burrasca nella Manica (The Yellow Admiral, 1996), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 2008. ISBN 9788830422049
  • Patrick O'Brian, I cento giorni (The Hundred Days, 1998), traduzione di Paola Merla, Longanesi, 2008. ISBN 9788830422131

Voci correlate

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