L'arte della felicità

film del 2013 diretto da Alessandro Rak

L'arte della felicità

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Titolo originale

L'arte della felicità

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 2013
Genere animazione
Regia Alessandro Rak
Soggetto Alessandro Rak
Sceneggiatura Alessandro Rak, Luciano Stella, Nicola Barile, Paola Tortora
Produttore Antonio Fresa, Luigi Scialdone
Doppiatori originali

L'arte della felicità, film italiano d'animazione del 2013, regia di Alessandro Rak.

Frasi modifica

  • Venite qui, a confidarmi le cose che sono importanti per voi, a raccontarmi le vostre storie, i vostri drammi e poi ve ne andate. E allora io dico, ma chi cazzo siete? Anime dannate, fantasmi! E per chi mi avete preso? Per il vostro specchio, per il prete?!
    Vi siete chiesti chi cazzo sono io?! Ditemi, cosa me ne frega a me delle vostre storie, se poi ognuno se ne va per i cazzi suoi?! Che cazzo mi venite a raccontare gli affaracci vostri, se poi mi dovete lasciare solo in questo cesso di taxi a girare a vuoto per cent'anni?!
    Vaffanculo a quelli che si sfogano con me e poi di me non gliene frega un cazzo! Vaffanculo a tutti quelli che si curano solo del loro fottutissimo orticello e poi mi vengono a fare discorsi sull'umanità malata. Voi siete l'umanità malata!
    Pisciate tutti i giorni nel vostro cesso di casa, solo per marcare il territorio e vi lamentate di quello che la gente, lo Stato, il mondo non vi dà. Mettete la vostra famiglia sopra ogni cosa, come se fosse davvero un valore, la famigghia! La corruzione e le raccomandazioni non vi stanno bene, ma se si tratta dei vostri figli però eh? Sareste disposti pure a farmi un buco in fronte.
    Ci sputo sui vostri figli che vi destano tanta preoccupazione; perché cresceranno più brutti di voi, grazie a voi!
    Vaffanculo a chi mi guarda come se fossi solo un pupazzo, un manichino, un cartone animato senza cercarmi, senza capire che dietro questa maschera c'è sempre e comunque un uomo con qualcosa da dire, qualcosa nell'anima.
    Vaffanculo pure a te Alfredo... Vaffanculo a chi se ne va a morire da solo, lontano dagli occhi.
    E adesso musica, voglio la musica. (Sergio Cometa)
  • Il problema dell’infelicità è che non ha ragioni, non ha motivi. Non ha proprio niente da dire l’infelicità.
    E allora piuttosto che morire uno alla volta, invidiando chi ha sofferto di meno, chi ha vissuto più a lungo, preferiremmo morire tutti insieme nello stesso male. Magari finiremo col botto, con i fuochi d’artificio..che so..tutti nudi, con una coppa di champagne in mano, mentre il cielo si dipinge di rosso e ci casca addosso.
    E l’ansia, la disperazione, non trovano più posto nell’anima perché la nostra missione sulla terra è finita,è finita! Capisci?! Ci lasceremo morire in santa pace e se tutto venisse d’alto, potremmo pure evitare di sentirci in colpa per non aver fatto nulla per cambiare le cose! (Speaker)
  • Finché i musicisti non scendono dai taxi, finché i poeti servono ai tavoli, finché gli uomini migliori lavorano al soldo di quelli peggiori...la strada corre dritta verso l'apocalisse. (Speaker)
  • I pensieri sono fatti della stessa materia dei sogni, un pensiero felice vale come uno triste, la tristezza te la danno per poco ma pure la felicità non costa nulla! Allora tu che scegli? (Alfredo Cometa)
  • Amato Sergio, è stata davvero dura decidermi a scriverti questa lettera, confrontarmi con tutto il peso di un addio, ma questa notte ho pensato, un addio è proprio come la morte, la vecchia signora, una volta che le hai tolto il nome le hai tolto il regno, cosa resta di lei? Solo una falce nella terra di nessuno. È dura comunicarti quanto io abbia in odio le parole in questi miei ultimi giorni, sono come trappole, ma te le devo.
    Quando leggerai questa lettera avrai sicuramente già saputo le ragioni della mia morte e ti starai chiedendo che senso abbia avuto questa grande menzogna, penserai che sono pazzo, che sono uno stronzo anzi, poi magari ti convincerai che l'ho fatto per proteggerti, per farti soffrire meno, ma non riuscirai comunque a perdonarmi, mi odierai, alla tua maniera. Ma la verità è un'altra, perché la menzogna è un'altra; La menzogna è che io sono malato, la menzogna è il modo in cui mi guardavano i nostri vecchi quando abbiamo ricevuto la notizia quella mattina di quasi dieci anni fa, la menzogna è che la felicità era alle spalle e che ora bisognava prendersi cura del figlio malato, ma io sono riuscito a tenergli testa, a non farmi convincere, anzi, a convincere loro del contrario, ma con te non sarebbe andata così liscia, maledetto! Se penso al modo in cui mi guardavi, con tutte le tue pretese, le aspettative che avevi riposto in me, se penso a quei tuoi bellissimi occhi azzurri, dolci, che sono la gioia, davanti a quei tuoi occhi da bambino piagnucoloso non avrei saputo resistere, tu mi avresti convinto Sergio.
    So che non mi crederai, ma in me non c'è proprio niente di malato, non c'è mai stato. Io mangio, bevo, cago, io dormo, rido, sogno, spero, io muoio! Io sono felice, i pensieri sono fatti della stessa materia dei sogni, un pensiero felice vale come un pensiero triste, la tristezza te la danno per poco, ma pure la felicità non costa nulla, allora tu che scegli?
    Quando rovisto nel passato trovo dolore e morte, quando cerco nel futuro ansia e illusioni, ma quando frugo nel presente, trovo questo presente, questo qui, questo momento da cui ti scrivo ora, da cui ora tu leggi, questo presente infinito, luminoso, e c'è sempre la musica, ci sei tu, i tuoi occhi, c'è zio Luciano che sorride. Smetti di girare in tondo Sergio, torna a cercare le tue note migliori, alla prossima fratellino, ti amo, Alfredo. (Alfredo Cometa)

Dialoghi modifica

  • Antonia: Facciamo così: mi porti in un posto che le piace... anzi, in un posto che le ricorda qualcosa.
    Sergio: Ma lei davvero non ha una meta?
    Antonia: Ho solo una grande confusione in testa e un grande vuoto.
    Sergio: Allora siamo in due. Le faccio strada.
  • Speaker: Allora si aperse nel cielo il tempio di Dio e in esso apparve l'arca del suo patto, e ci furono lampi, voci, tuoni, un terremoto e una forte tempesta di grandine.
    Sergio: Pensa di impressionarmi con l'apocalisse di Giovanni?
    Speaker: Dovrebbe.
    Sergio: E perché?
    Speaker: Perché ormai manca poco. Il conto alla rovescia è cominciato; forse non sarà il Vesuvio, magari nemmeno la profezia Maya sulla fine del mondo nel 2012; ma la fine è vicina.
  • Speaker: La strada è dritta e punta verso il baratro. Chi di noi singolarmente può cambiare davvero qualcosa? chi può invertire la rotta? Io, tu, magari quei mille vecchiacci ricchi sfondati ok; ma loro navigano nell'oro. Non hanno nessuna voglia di fare rivoluzione, sono pronti a sparare sulla folla per lasciare le cose come stanno piuttosto; anzi a pagare qualcuno, non hanno neppure voglia di sporcarsi le mani.
    Sergio: E non pensi che a un certo punto qualcuno si ribellerà?
    Speaker: Solo se qualcun altro gli toglie i telefilm.

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