Keith Jarrett
pianista e compositore statunitense
Keith Jarrett (1945 – vivente), pianista e compositore statunitense.
Keith Jarrett: l'uomo, la musica
- È con Miles Davis che ho capito l'importanza di avere un leader. Senza Miles la band non avrebbe avuto alcuna ragione d'esistere, e molti dei suoi gruppi senza di lui sarebbero stati solamente l'ombra di qualcosa [...] lui conosceva il proprio valore e questo è una delle cose più importanti nell'arte.
- Gli americani non ascoltano mai musica per organo se non in chiesa.
- Ho suonato in diverse situazioni veramente insignificanti dove ho imparato molto; sono state proprio le situazioni banali, in cui mi sentivo a disagio, quelle da cui ho appreso spesso di più dai musicisti che erano con me.
- Idealmente, vorrei essere l'eterno novizio, perché soltanto allora le sorprese sarebbero infinite.
- Io credo che si debba essere assolutamente spietati verso se stessi.
- Non ho mai sviluppato una filosofia sui movimenti, sono gli altri a farlo. La maggior parte della gente pensa si tratti di qualcosa che viene innestato sulla musica.
- Non sono tanto i soldi e le spese di cui mi preoccupo, quanto, soprattutto, il tempo.
- Penso che la mia evoluzione musicale sia stata, fin dall'inizio, qualcosa di assolutamente coerente. Ho attraversato differenti categorie quando ciascuna di queste sembrava la cosa più vicina alla musica che esisteva dentro di me.
- Per me la comunicazione normale è comunicazione mistica. Non essendo possibile descrivere la comunicazione che si instaura efficacemente tra i membri di una band, potremmo definirla come mistica.
- Sono andato a New York e ho fatto la fame per cinque mesi [...] stando seduto a casa con le mani in mano e suonando la batteria.
- Sono cresciuto assieme al pianoforte, ne ho imparato il linguaggio mentre cominciavo a parlare.
- Una cosa che attrae molto un esecutore è costituita dalla possibilità di comporre musica senza per questo essere obbligato a suonarla.
[Keith Jarrett, citato in Ian Carr, Keith Jarrett: l'uomo, la musica, Arcana Editrice, Milano 1992]
La provocazione di Jarrett «Liberate i pianisti classici», Corriere della sera, 7 maggio 2009
- I grandi pianisti rischiano la schizofrenia. Lo stress produce un modo di suonare meccanico, la fedeltà è una trappola: io cerco di non essere fedele nemmeno a me stesso – il cervello è ingannatore, le dita gli dicono cose che, da solo, non immaginerebbe mai.
- Il mio pubblico ideale è "succoso". Ha ragione Emmanuel Ax, altro grande pianista classico, quando dice che il pubblico della classica è troppo silenzioso. Sono più ordinati, ma non migliori del pubblico jazz.
- I pianisti classici non hanno uno sfogo per tutta quella musica che hanno dentro. E allora cercano di mettere qualcosa di personale dentro Mozart, o Beethoven, uno sforzo terribile. Io suono Bach o Händel alla lettera, la "mia visione" non esiste. Ma quando improvviso sono completamente libero. I più grandi pianisti del mondo tengono la loro immaginazione al guinzaglio perché hanno sempre davanti quello spartito.
- Le note mi arrivano come un vapore sottile, come vapore acqueo. E io cerco di coglierne la forma prima che svaniscano nell'aria.
- Non si può capire Bach senza una conoscenza profonda del clavicembalo, ma l'evoluzione è nemica della padronanza tecnica. Il pianoforte non è cambiato dal diciannovesimo secolo a oggi, e questo è un bene.
Citazioni su Keith Jarrett
modifica- Fra gli sperimentatori, e gli eclettici, i bianchi costituiscono oggi, a metà degli anni Settanta, la maggioranza, e non pochi fra loro non sono neppure nordamericani. Non è un caso che due dei personaggi più notevoli affermatisi recentemente, il tenorsassofonista argentino Gato Barbieri e il pianista Keith Jarrett, di prossima discendenza europea, non soltanto sono bianchi, ma, pur avendo fatto il loro apprendistato fra i negri di New York, hanno attinto a musiche appartenenti a differenti aree culturali: Barbieri si è infatti ispirato al folklore musicale dell'America Latina (ma anche a Coltrane e a Pharoah Sanders, e da ultimo un poco al rock) e Jarrett a certa musica europea tardoromantica, che ha ingegnosamente fuso col gospel e col jazz più avanzato (e pure con i ritmi pop) in un tutto organico. (Arrigo Polillo)
- Nonostante un atteggiamento aristocratico nei confronti dell'esecuzione musicale, Jarrett possiede una qualità sonora, una perizia tecnica e una qualità musicale che non possono lasciare indifferente neppure l'ascoltatore più smaliziato. (Claudio Sessa)
- La cosa che mi colpì più di ogni altra riguardo a Keith e che lo distingueva dagli altri musicisti, era che egli aveva veramente un rapporto d'amore con il pianoforte, una vera e propria relazione con lo strumento.
- Le mani di Keith erano realmente abbastanza piccole ma proprio per questo poteva fare cose che uno come me, o altri pianisti con un'ampiezza di mano normale, non potevano fare.
- Io non ho mai visto nessuno avere un tale rapporto con il proprio strumento, qualcuno che come lui conosca i propri limiti e nonostante questo riesca a superarli, a portarli al di là dei loro stessi confini, trascendendo lo strumento, che è proprio quello che io cerco e riesco a fare con la batteria.
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