Kazuto Sakata

pilota motociclistico giapponese

Kazuto Sakata (1966 – vivente), pilota motociclistico giapponese.

Kazuto Sakata (1994)

Citazioni su Kazuto Sakata modifica

  • Kazuto di nome e di fatto. (Nico Cereghini)
  • Me lo prendo in Aprilia e lo giro alla squadra di un mobiliere di Pesaro, Giorgio Semprucci. Il samurai rompipalle va davvero forte, due successi e due secondi posti nelle prime quattro gare [del 1994]. Però a metà stagione Semprucci sta per arrendersi: il team è a corto di palanche, non ce la fa più a coprire le spese. Bel casino. Non dico niente a Beggio [Ivano, presidente di Aprilia]: faccio due trucchetti da prestigiatore, e nelle pieghe del budget trovo il denaro sufficiente per permettere a Giorgio di chiudere il campionato senza troppi patemi. A patto di vincere il titolo, non facciamo scherzi. Kazuto continua a fare scintille: podio a Misano e Le Mans, vittoria a Brno. È in testa e non lo ferma più nessuno. O quasi.
    "Carletto San, io paura!"
    "Che cazzo dici, Kazuto?"
    "Io paura. Kazuto non vince. Kazuto cattivo pilota."
    "Sei scemo?"
    Il ragazzo all'improvviso sta perdendo la testa. Trema come una foglia, non regge la pressione. Come tutti i giapponesi, che non hanno carattere: bravi, coraggiosi. Ma nei momenti decisivi, si cagano regolarmente addosso. Altro che Yukio Mishima. [...] Insomma, alla vigilia di Laguna Seca il mio Kazuto scoppia a piangere.
    "Non ce la farò mai, Carletto San: io smetto!"
    "Non dire così."
    Mi procuro un paio di libri di Mishima, e comincio a leggergli alcune frasi di quelle belle forti, per vedere che effetto fa. Spero di suscitargli le giuste emozioni, attacco: "La vita è una danza nel cratere di un vulcano: erutterà, ma non sappiamo quando". Mi guarda, non reagisce. Come se fosse sordo. In effetti, come citazione non c'entra molto. Provo con un'altra, forse è meglio: "Non indietreggiare. È questo il punto debole su cui devi ancora lavorare". Kazuto fissa il vuoto, inebetito. Come parlare a un muro. Peccato, come concetto mi sembra giusto. Insisto: "Sapere e non agire equivale a non sapere". Comincio a sentirmi un cretino. E questo mi vuole proprio fare incazzare. "La realtà, a differenza dei sogni, è priva di elasticità". Quando sparo l'ultima cartuccia, sono disperato. Però finamente il ragazzo sembra reagire. Alleluia! Il sabato conquista la pole, sembra tornato quello dell'inizio di stagione. Ma a un certo punto perde il controllo della moto, finisce gambe all'aria. Lo aspetto al box, e gli tiro uno schiaffone. Mancano ancora due gran premi, non può finire così. A furia di sberle e cazziatoni, Sakata torna in sella. A quel punto corre da far vomitare, è solo nono a Buenos Aires e settimo a Montmeló: però quei punticini sono sufficienti a farlo chiudere in testa. Evviva. Che fatica. (Carlo Pernat)
  • Tra i giapponesi, quello più facile da gestire era Sakata. Era "testone" ma anche un combattente e faceva la differenza, nella 125; quando avevamo un problema, induriva la taratura delle sospensioni e ci metteva del suo. (Jan Witteveen)

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