Jacky Ickx

pilota automobilistico belga

Jacques Bernard "Jacky" Ickx (1945 – vivente), ex pilota automobilistico belga.

Jacky Ickx (1975)

Citazioni di Jacky Ickx modifica

  • Come pilota, cresci fino a raggiungere il tuo apice di rendimento, e poi cerchi di mantenerlo. Non appena cali, ti indebolisci e da lì in poi cali molto rapidamente. Il declino è molto più rapido della crescita che hai avuto da giovane. [...] A volte si sente dire che vincere è facile, ma non lo è mai. Bisogna sempre avere il massimo della concentrazione.[1]
  • [Sull'incidente di Jarama 1970] Erano le fiamme la vera insidia. Al Gran Premio di Spagna 1970, a Jarama, la mia Ferrari si trasformò in un rogo perché Jackie Oliver mi colpì sul fianco. Eravamo appena partiti e i serbatoi erano pieni. L'estintore di bordo mi dava qualche secondo di sopravvivenza ma poco dopo le fiamme mi avevano raggiunto ed io sapevo che nessuno poteva entrare in quel rogo senza una tuta di amiato. E a Jarama i commissari ne erano sprovvisti. Dovevo uscire da solo. Oppure morire.[2]
  • [Sulla sospensione del Gran Premio di Monaco 1984] Il Gran Premio poteva continuare, ma se si fosse verificato un un grave incidente, avrebbero detto che ero un pazzo irresponsabile. Meglio bloccare la gara, perché la visibilità era inesistente, l'aderenza nulla.[3]
  • La Paris-Dakar è sempre stata un sogno: una sfida incredibile per chi la vive e qualcosa di irraggiungibile per chi resta a casa. Ma è molto di più. È un'esperienza che cambia la vita. Thierry [Sabine] ha insegnato ad alzare lo sguardo, a guardare oltre e a vedere le persone dimenticate. Se sei capace di vedere gli invisibili, allora la tua mente si apre. Percepisci che c'è un mondo più grande al di fuori dei binari prestabiliti. La vita è molto di più. Quando si correva in Africa nel deserto del Ténéré, questo era evidente. Abbiamo passato nottate nel deserto, mangiato sabbia. Se uno aveva l'abitudine di volare un po' troppo in alto, beh, la durezza della corsa ti riportava con i piedi per terra. Non potevi più ingannare te stesso.[4]
  • [Sul titolo mondiale di Jochen Rindt nel 1970] Meglio così, non mi sarebbe piaciuto strappare il titolo a Jochen, che lo meritava pienamente.[5]
  • Non si può fare nulla contro la fatalità. Il destino non è nelle nostre mani.[6]

Io Ickx

Intervista di Philippe Toussaint, Autosprint nº 36, 4-11 settembre 1972, pp. 12-13.

 
Ickx saluta il pubblico dopo la vittoria nel Gran Premio d'Olanda 1971: «Il pubblico apprezza le mie prestazioni e ciò mi fa piacere, ma io non mi sento affatto obbligato a realizzare particolari prestazioni per lui. [...] ciò che conta nella vita di un pilota d'automobile è di durare e non quello di realizzare folli exploits in cinque Gran Premi e di sparire in una nuvola di polvere nel sesto».
  • [«Pensa lei di diventare un campione del mondo?»] Non è un dramma il non esserlo: ciò mi sta anche bene. Una volta consacrato campione del mondo, sarebbe in effetti augurabile smetterla con le corse. [...] Nello sport è meglio terminare la propria attività su una vittoria. Certamente è una cosa molto difficile a farsi, ma, nel mio pensiero, una carriera sportiva è soltanto una tappa della vita. Se fossi oggi campione del mondo mi sarebbe molto difficile chiudere perché non ho alcun desiderio di rinuunciare così presto alle corse. Arrivare secondo mi dà, ogni anno, una buona scusa per continuare nella stagione seguente.
  • [«Alla partenza di un Gran Premio, pensa lei di essere il migliore o talvolta non ci crede?»] Non v'è mai alcuna garanzia di vincere o di perdere una corsa. In ciascuna prova tutto è rimesso in ballo e io mi dò completamente alla corsa stessa. Al contrario di ciò che succede per il titolo mondiale del ciclismo nel quale la corona si disputa in una sola prova e dove il valore del materiale usato ha un peso meno determinante, nell'automobilismo ci sono dodici corse nelle quali bisogna impegnarsi al massimo. È qui pertanto che risiede la grande difficoltà della corsa al titolo e il dubbio non è compatibile con la nostra professione.
  • Correre è diventato un affare da esposizione nel senso più largo del termine. Non è più questione di sviluppo tecnico, o se lo è ciò avviene in misura molto tenue. Attualmente, la corsa non vive più che per gli extra-sportivi e che per certe ditte interessate a trovare sfoghi su determinati mercati. Ma la giustificazione ultima è sempre il pubblico che deve essere soddisfatto innanzi tutto. Così come i circuiti non bisogna costruirli per i piloti, ma per il pubblico.
  • Io non sento alcun dovere verso il pubblico, come il pubblico stesso non ne ha verso di me. Il pubblico apprezza le mie prestazioni e ciò mi fa piacere, ma io non mi sento affatto obbligato a realizzare particolari prestazioni per lui. Stimo che ciò che faccio ora si possa situare ai limiti del ragionevole e in definitiva ciò che conta nella vita di un pilota d'automobile è di durare e non quello di realizzare folli exploits in cinque Gran Premi e di sparire in una nuvola di polvere nel sesto.
  • [«Qual è la sensazione essenziale che lei trova nella corsa?»] Primo il desiderio di vincere, poi la necessità di trovare una giustificazione personale all'esistenza. [...] Avere qualcosa da fare, fissarsi un traguardo, mettere tutto in opera per realizzarlo e difendere nel modo migliore gli interessi di una casa [...]. In breve, compiere perfettamente la propria missione, o piuttosto ciò che io chiamo la "propria traiettoria terrestre".
  • In corsa tutti sanno che l'incidente esiste. La cosa è accettata. Questa sensazione ci permette di meglio gustare la vita e di vivere più intensamente. Si sa che ciascun minuto trascorso è estremanente prezioso. Pertanto si approfitta del presente e si ha coscienza della precarietà dell'avvenire. [«La morte in corsa di un suo pari, rimette forse in causa il suo mestiere? [...]»] Io volto rapidamente pagina. Questo genere di incidente mi rende, nel caso, più forte. Ciò rafforza la mia volontà di praticare questa professione piuttosto che fare marcia indietro e ciò non a causa, ma malgrado il pericolo di una catastrofe. La sfida da rilevare mi sembra molto più grande.

Citazioni su Jacky Ickx modifica

  • Ickx: un connubio di ardimento e di calcolo. Nel primo anno in cui corse con le mie macchine maturò un'esperienza che prometteva grandi frutti. Poi, dopo una stagione di intervallo con la Brabham, per quattro anni abbiamo inseguito un titolo, mentre ci venivano attribuite polemiche spesso inconsistenti al di là del funambolismo giornalistico. Se facciamo una graduatoria dei piloti Ferrari vincitori di Gran Premi valevoli per il campionato mondiale, Ickx è terzo, insieme a Villeneuve, con sei affermazioni, dietro ad Alberto Ascari con tredici e a Lauda con quindici. Qualche suo atteggiamento, che gli valse fra i miei collaboratori l'appellativo di Pierino il terribile, non mi ha cancellato il ricordo di un ragazzo cresciuto in fretta e l'impressione di quella sua guida fine e temeraria sotto la pioggia. (Enzo Ferrari)

Note modifica

  1. Da un'intervista a Ziggo Sport; citato in Valerio Barretta, Ickx: "Il tempo di Hamilton in F1 sta scadendo", formulapassion.it, 16 maggio 2022.
  2. Citato in Danilo Castellarin, Temerari. Ricordi da corsa dei "Cavalieri del rischio", Giorgio Nada Editore, Vimodrone, 2014. ISBN 978-88-7911-603-9
  3. Citato in Cesare Maria Mannucci, Ayrton, Conti Editore, Bologna, 2004.
  4. Citato in Jacky Ickx: "una esperienza che cambia la vita", al via il 'Rust2Dakar 2024', gpone.com, 14 dicembre 2023.
  5. Citato in Renato D'Ulisse, Da Hill l'americano al computer Lauda. I ferraristi 1961-1978, RCS Quotidiani, Milano, 2007.
  6. Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 49. ISBN 88-8598-826-2

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