Jackie Stewart
pilota automobilistico britannico
Jackie Stewart (1939 – vivente), ex pilota automobilistico britannico.

Citazioni di Jackie Stewart
modifica- La macchina da corsa può essere una tigre se non la si rispetta![1]
- [Nel 2017, sull'introduzione dell'Halo in Formula 1] La medicina preventiva è migliore di quella che deve curare. Ma la chiave, con Halo, è che in caso di pilota intrappolato o incosciente, non permette un'estrazione facile. L'imperativo è che non impedisca al pilota di uscire dall'abitacolo o di permettere ai soccorritori di estrarlo se è incosciente. Non si tratta di aspettare una fatalità. In questo caso, la FIA sta facendo la cosa giusta. A qualcuno non piacerà, ma dicevano la stessa cosa con le cinture di sicurezza.[2]
- [Sulla Lotus 100T] La vettura è poco maneggevole e nervosa. Il telaio manca di rigidità ed è male integrato al motore sovralimentato Honda, estremamente potente e aggressivo. Il cockpit è concepito in uno spazio molto piccolo e angusto tanto che i pannelli di controllo sono quasi illeggibili. I risultati in pista parlano da soli. Certamente, non una monoposto molto amata da Piquet. Probabilmente una delle vetture più deludenti che abbia mai guidato.[3]
- [Sulla rivalità Prost-Senna, Senna era] Troppo carico di emozioni. Questo era il suo limite: un grande talento portato a eccedere e di conseguenza a commettere errori. Se fossi stato un team manager avrei scelto Prost, che era chirurgico nella guida e nella condotta di gara. Molto più affidabile.[4]
- Vettel lo metto tra i grandi. Non ho mai visto un ragazzo che a 25 anni unisse talento e maturità come lui.[4]
Intervista di Roberto Boccafogli, formulapassion.it, 25 maggio 2021.
- Ai nostri tempi quasi tutto avveniva in frenata. [...] Oggi [...] è istantanea: questione di qualche decimo; è quasi un automatismo, non ti permette di variare niente. Cinquant'anni fa una frenata poteva iniziare a 100 metri dalla curva, anche a 120, e si restava a pedale del freno premuto a fondo per 50-60 metri. Fra quanto pestavi sul freno e quando alzavi il piede passava un tempo lunghissimo, all'interno del quale la monoposto era comunque da guidare. Un intervallo nel quale potevano accadere molte cose, dal cambio di traiettoria in poi. Oggi è impossibile. La frenata non è più un intervallo interpretabile, se non in rari casi. Non ti permette di inventare molto.
- [...] noi correvamo con il rischio sulla testa, sempre. [...] Il rischio non era da poco: sbattere duro, allora, o capotarsi, senza carbonio intorno, senza Halo, con il rischio del fuoco... C'era poco da scherzare. E le gare erano infinite: dure a livello fisico, con vibrazioni paurose che peggioravano per tutta la durata della gara, freni che funzionavano sempre peggio. Io sono sempre stato minuto, ma in un GP perdevo quattro chili di peso. [...] il senso del rischio oggi è differente. E non accuso la tecnologia: il livello di sicurezza oggi è eccellente, e questo è senza dubbio un progresso fenomenale. Una conquista. Ma se allora il rischio era parte del programma, e lo affrontavamo, oggi forse non lo è più. O lo è meno. E questo influisce sui sorpassi, mi pare.
- La foga di vincere, l'adrenalina e l'aggressività, credo non siano diverse dai miei tempi [...] Ma in senso più lato... sì: l'animale è sempre lo stesso, ne sono convinto; è il rischio che non fa più parte del programma, o ne fa parte molto meno. Oggi il più grande lavoro di un pilota è interpretare al meglio la montagna di tecnica che ha intorno. Noi ci chiedevamo se il nostro motore avrebbe retto, se i freni erano ancora dalla nostra parte. Oggi sanno tutto in un millisecondo: il loro tavolo da lavoro è il volante, dal quale ricevere qualsiasi informazione in tempo reale e sul quale agire nel modo più preciso. E con questo [...] non voglio dire che gestire le velocità pazzesche di oggi, in curva soprattutto, sia facile. O più facile. Ma oggi, con tutta quella tecnica, il pilota ha meno potere. Noi ne avevamo di più, perché fra le nostre frecce c'era anche quella che si chiamava rischio.
- Verso fine anni Sessanta, nella stagione estiva, arrivammo a una media mensile di oltre una morte in corsa. Ogni volta che si partiva da casa ci si chiedeva: toccherà a qualcuno anche questo weekend? Non è che sia il mio turno? Ho visto tanti colleghi finire male a pochi metri da me. [...] Momenti terribili: eppure non ho mai pianto. Mai. Ho pianto una sola volta: quando è morto Jim Clark a Hockenheim. E non ero nemmeno lì: ero a Jarama, in Spagna, per una visita dedicata alla sicurezza del circuito. Appresi la notizia e scoppiai a piangere: Jim era un amico carissimo, era stato padrino di mio figlio Mark. Fu un dolore gigantesco. Ma poi, quando tornai a infilarmi in un abitacolo, fu subito tutto come prima. Allora il dramma era parte del menù: oggi non lo è più.
Note
modifica- ↑ Citato in Federico Sandoli, F1 | François Cevert, sacrificio al Glen, f1sport.it, 28 gennaio 2021.
- ↑ Da The Telegraph; citato in Mattia Fundarò, F1 | Stewart: "Halo, dicevano lo stesso per le cinture", formulapassion.it, 20 agosto 2017.
- ↑ Dopo un test sul circuito di Snetterton, autunno 1988; citato in Mattia Albera (a cura di), F1 | Lotus 100T: giallo tramonto a Norfolk, formulapassion.it, 12 settembre 2018.
- ↑ a b Dall'intervista di Stefano Mancini, Stewart: "Prost era meglio di Senna", La Stampa, 16 marzo 2013.
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