Il castello di Dragonwyck

film del 1946 diretto da Joseph L. Mankiewicz

Il castello di Dragonwyck

Descrizione di questa immagine nella legenda seguente.

Glenn Langan, Vincent Price e Gene Tierney in una foto di scena

Titolo originale

Dragonwyck

Lingua originale inglese
Paese Stati Uniti d'America
Anno 1946
Genere drammatico, thriller
Regia Joseph L. Mankiewicz
Soggetto Anya Seton (romanzo)
Sceneggiatura Joseph L. Mankiewicz
Produttore Darryl F. ZanuckErnst Lubitsch
Interpreti e personaggi

Il castello di Dragonwyck, film statunitense del 1946 con Gene Tierney e Vincent Price, regia di Joseph L. Mankiewicz.

  Citazioni in ordine temporale.

  • Oggi, o Signore, è venuta a me motivo di lieve perplessità. Liberaci, ti preghiamo, dall'avidità di certe abbondanze, e liberaci dalla vanità e dal falso orgoglio. Sia fatto comunque il tuo volere. Proteggici nella notte che viene. Amen. (Ephraim) [preghiera]
  • Per quanto piccolo, un male non può essere un bene. (Ephraim)
  • Io preferisco il possesso di mezzo acro di pietra e roccia, e vero deserto, piuttosto che lavorare per qualcun altro la terra più grassa. (Ephraim)
  • Che espressione di vita. È come se racchiudesse pensieri tutti suoi e... e avesse desideri. (Nicholas) [osservando l'oleandro]
  • Da quando sei tornata, non l'hai nominato. Una donna sa tacere così solo quando ama. (Abigail)
  • Credo fermamente che Dio abbia messo in ognuno di noi il senso del bene. E quando siamo in errore, non importa che nessuno lo sappia: lo sappiamo noi. (Miranda)

Citazioni su Il castello di Dragonwyck

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  • Nel filone della narrativa romantica che va da Jane Austen a Daphne du Maurier (Rebecca) l'esordiente J.L. Mankiewicz, responsabile anche della sceneggiatura, ha diretto un film d'atmosfera di apprezzabile omogeneità stilistica, appoggiato a un'affiatata squadra di attori. (il Morandini)
  • Splendido melodramma gotico sul tema di Barbablù e della sposa-vittima. Price è una grandiosa incarnazione del male, Gene Tierney una succube perfetta. Prodotto da Lubitsch che non poté dirigerlo per una malattia, è il film con cui esordisce Mankiewicz e nel quale è già presente il tema portante di tutta una carriera: la forza della parola, usata come il più forte degli elementi drammatici, della quale ci si serve per affrontarsi, studiarsi, combattersi e annientarsi. (Il Mereghetti)

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