Il caso Moro

film del 1986 diretto da Giuseppe Ferrara

Il caso Moro

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Titolo originale

Il caso Moro

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1986
Genere storico, drammatico, thriller
Regia Giuseppe Ferrara
Sceneggiatura Giuseppe Ferrara, Armenia Balducci, Robert Katz
Produttore Mauro Berardi
Interpreti e personaggi

Il caso Moro, film italiano del 1986 con Gian Maria Volonté, di Giuseppe Ferrara.

  • Roma, 16 marzo 1978: il Parlamento sta per votare la fiducia ad un governo appoggiato, per la prima volta in 40 anni, anche dal Partito Comunista. Il presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, è l'ispiratore di questo governo. (Didascalia all'inizio del film)
  • Caro Zaccagnini. Moralmente sei tu al mio posto, dove materialmente sono io. Tu, che mi hai voluto alla carica di presidente nonostante la mia motivata riluttanza. Ed è doveroso aggiungere in questo momento supremo che se la scorta non fosse stata del tutto al di sotto delle esigenze della situazione, io forse non sarei qui. Tengo a precisare di dire queste cose in piena lucidità e senza aver subito alcuna coercizione della persona, ma in verità mi sento abbandonato da voi. Ci vuole davvero coraggio per pagare per tutta la Democrazia Cristiana, avendo dato sempre con generosità. Tu hai dunque una responsabilità personalissima. I tuoi "sì" e i tuoi "no" sono decisivi, ma sai pure che se mi togli alla famiglia l'hai voluto due volte e questo peso non te lo scrollerai di dosso più. Che Dio vi illumini e lo faccia presto, come necessario. (Aldo Moro, lettera a Benigno Zaccagnini)
  • Succede sempre così. Appena riusciamo ad aprire una porta, subito qualcuno la richiude. (Eleonora Moro)
  • Uomini delle Brigate Rosse, io non vi conosco. Per questo mi rivolgo a voi pubblicamente prima che poniate in atto la minaccia di morte contro Aldo Moro, uomo buono ed onesto. Io non ho alcun mandato nei suoi confronti e sono legato ad alcun interesse privato verso di lui. Ma lo amo come membro della grande famiglia umana, come amico di studi e, a titolo del tutto particolare, come fratello di fede e come figlio della Chiesa di Cristo. Ed è in questo nome supremo di Cristo che io mi rivolgo a voi, che certamente non lo ignorate, a voi, ignoti ed implacabili avversari di quest'uomo degno ed innocente. E vi prego in ginocchio: liberate l'onorevole Moro, semplicemente e senza condizioni. (Papa Paolo VI, messaggio rivolto alle Brigate Rosse)
  • Mia dolcissima Noretta. Dopo un momento di esilissimo ottimismo siamo ormai, credo, al momento conclusivo. C'è in questo istante una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande grande carico di ricordi, apparentemente insignificanti e in realtà preziosi. Sii forte, mia dolcissima. In questa prova assurda e incomprensibile sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto e da te un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienimi stretto. Bacia e carezza Fida, Demi, Anna Maria, Agnese e Giovanni. Sono tanto grato per quello che hanno fatto. Tutto è inutile, quando non si vuole aprire la porta. (Aldo Moro, lettera alla moglie Eleonora)
  • Per una evidente incompatibilità, chiedo che ai miei funerali non partecipino né autorità dello Stato, né uomini di partito. Chiedo di essere seguito solo dai pochi che mi hanno veramente voluto bene. (Aldo Moro)

Dialoghi

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  • Aldo Moro: Allora, è già deciso che mi ucciderete?
    Brigatista 1: Ma che dice, presidente?
    Aldo Moro: Se parlate a viso scoperto con me...
    Brigatista 1: Lei crede che Fidel Castro si coprisse il viso quando andava all'assalto della fortezza del Moncada? Siamo in guerra, presidente. Arriva sempre un momento in cui i rivoluzionari se ne fregano della giustizia borghese. Identikit, confronti, testimonianze. Con lei qui, nella prigione del popolo, tutto è cominciato. È cominciato l'attacco al cuore dello Stato.
  • Benigno Zaccagnini: Ma Giulio, che cosa stiamo facendo? Di là si sta parlando di tutto, di tutto tranne che di Moro! C'è addirittura chi pensa di mettere una taglia sui terroristi! Ma per noi della Democrazia Cristiana l'unica cosa importante deve essere la vita di Moro.
    Francesco Cossiga: Non perdiamo la calma. Tutti gli occhi del Paese sono puntati sul nostro partito come mai prima d'ora.
    Benigno Zaccagnini: Ma è in gioco la vita di Moro!
    Giulio Andreotti: Zaccagnini, è in gioco il governo. È in gioco tutto il lavoro che lui ha fatto per mettere in piedi questa maggioranza e per fare uscire il Paese dalla crisi. Tra poco Berlinguer e Pecchioli saranno qui e non avranno alcuna intenzione di trattare con le Brigate Rosse. Ma dico, vogliamo che i comunisti appaiano come gli unici garanti dello Stato?!
  • Aldo Moro: In tutte queste ore mi sono chiesto: perché proprio me?
    Brigatista 1: Perché? Perché lei è l'uomo centrale del regime, del partito-Stato. Ora, la Democrazia Cristiana non può fare a meno di lei, gli altri partiti non possono fare a meno della Democrazia Cristiana e quindi lo Stato dovrà pagare un prezzo per riaverla, presidente. Un prezzo molto alto.
    Aldo Moro: Ma non vorrei mi avreste sopravvalutato. Non sono capo indiscusso della Democrazia Cristiana. Sì, si può dire che sono presente in essa. Ho giocato le mie partite vincendo e perdendo, ma il più delle volte perdendo.
    Brigatista 1: Questa partita è appena cominciata!
    Aldo Moro: Sì sì sì... forse la domanda da porsi è altra: cosa possiamo fare, diciamo insieme, per non distruggere cose essenziali a entrambi?
    Brigatista 1: Mh, ci vorrebbe dare dei consigli? Stia attento che li potremmo prendere sul serio!
  • Brigatista 1: Lei non ci sta dicendo niente. Ma le pare che metteremo in gioco la nostra organizzazione solo per scoprire gli scandali del suo partito? Gli scandali della DC li conoscono tutti.
    Aldo Moro: Ma allora, credo di non aver compreso cosa vi ripromettiate dal mio interrogatorio.
    Brigatista 1: Dalla sua prigionia vuol dire, che per la precisione è uno degli obiettivi della campagna di primavera. Sono previste almeno una quarantina di azioni.
    Aldo Moro: Vuol dire che ci sono altri casi come questo che mi riguarda?
    Brigatista 1: Anche.
    Aldo Moro: Altri sequestrati?
    Brigatista 4: Prigionieri, presidente. Per noi voi siete prigionieri politici.
    Brigatista 1: A noi interessa ciò che può scatenare la campagna di primavera nell'area rivoluzionaria. A noi interessano le trame che ci può svelare, della controrivoluzione che è in atto, per adeguare l'Italia all'imperialismo delle multinazionali, al SIM.
    Aldo Moro: SIM? Mi scusi, vuole chiarire meglio il suo pensiero?
    Brigatista 1: S-I-M. Stato Imperialista delle Multinazionali, il super-governo che stabilisce ferree linee politiche di sviluppo sociale per ogni paese occidentale contro la classe operaia. Per l'Italia è il suo partito che deve far rispettare queste linee.
    Brigatista 4: E lei come massimo esponente della DC ne è l'esecutore.
    Aldo Moro: Esecutore? Io? E da chi, mi scusi, prenderei le direttive?
    Brigatista 1: Dalle centrali. CIA, Trilateral, Pentagono, Bond, Washington.
    Aldo Moro: Washington? A Washington per la verità non sono mai stato visto di buon occhio. Lei, che vuole sapere i segreti... da lì ho ricevuto perfino una minaccia esplicita.
    Brigatista 4: Di morte?
    Brigatista 1: Da chi? Ah, per la sua apertura a sinistra forse.
    Aldo Moro: Ma diciamo che quella non era la sola spina nel fianco degli americani. In quel momento pungeva di più il nuovo orientamento filo-arabo da me avviato. Sebbene membri della NATO, noi rifiutammo di dare delle basi agli americani per i rifornimenti ad Israele. Ci fu un piccolo rischio di frizione, ma poi...
    Brigatista 1: Però poi nel '72 le basi gliele avete date, no? In Sardegna.
    Aldo Moro: Quelle non servivano ad Israele, si trattava di semplici approdi.
    Brigatista 1: Si tratta, presidente. Si tratta. Perché sono ancora lì e continuano ad aumentare.
    Aldo Moro: Continua a trattarsi di semplici approdi per sommergibili a propulsione nucleare.
    Brigatista 1: Ahah, una cosuccia da niente! È per questo che non avete informato il Parlamento lei e il suo socio Andreotti. Quella concessione non è mai stata ratificata dal Parlamento, no? Non è vero, presidente?
  • Brigatista 2: Ieri lei mi ha fatto una domanda. Mi ha chiesto come mai sono entrato nella lotta armata. Adesso glielo voglio dire. È una storia molto lunga, e potrei cominciare da mio padre, che faceva il bracciante, o dal tradimento del PCI, ma le voglio parlare della classe operaia, di tutte quelle famiglie proletarie che vengono sbattute in mezzo a una strada, dai licenziamenti, dagli sfratti, dal costo della vita. È il capitale a far la guerra ai lavoratori e il suo partito è quello che la dirige. È la DC il vero cervello della controrivoluzione. Per questo noi vogliamo ricostruire il partito rivoluzionario della classe operaia. Siamo un'avanguardia, presidente. E noi vi combatteremo, con tutti i mezzi.
    Aldo Moro: Ma se... forse le società moderne sono più complesse bisogna osservarle. Certo, ciascuno con la propria cultura, con i propri limiti.
    Brigatista 4: No. Abbiamo scelto di lottare con le armi, perché era l'unico modo di farvi paura!
  • Brigatista 4 [Dopo aver mostrato a Moro il giornale con l'intestazione "Moro assassinato?"]: Ha letto, presidente? E dicono che siamo noi deliranti!
    Aldo Moro: Non è possibile! Dovreste avvisare la mia famiglia che sono vivo... oppure state per uccidermi?!
    Brigatista 2: Le porterei del tè se la volessimo uccidere?
    Brigatista 4: Presidente, basta leggere qualche parola del comunicato per capire che è falso. Secondo questi buffoni noi l'avremmo suicidata, a lei! Come sono stati suicidati nel carcere di Stammheim i nostri compagni della Baader Meinhof. Ma si rende conto? Non è il nostro stile, non siamo stati noi!
    Aldo Moro: Va bene, non siete stati voi. Ma allora chi gioca con la mia morte?
    Brigatista 2: Lei dovrebbe saperlo meglio di noi, presidente. Dove stava lei quando qualche burattinaio metteva le bombe nella banca di Milano? Magari questo stesso burattinaio ora, con la complicità del governo, ha inventato questa sceneggiata.
    Aldo Moro: No. No, non è uno stile consueto. Io conosco gli uomini che ci governano.
    Brigatista 4: Credeva di conoscerli!
    Aldo Moro: Da qualche giorno continua a tornarmi alla mente il lontano 1964, quando un generale ambizioso tentò di rovesciare il mio governo di centro-sinistra.
    Brigatista 2: Si chiamava de Lorenzo. Acqua passata, presidente.
    Aldo Moro: Sì, sì, de Lorenzo. Tentò di instaurare un clima autoritario, ma poi tutto precipitò. E allora scoprimmo che il progetto di distruggere la democrazia aveva radici profonde e sostenitori un po' dappertutto, persino nella Presidenza della Repubblica. Smascherarli tutti... avrebbe mandato all'aria il Paese.
    Brigatista 4: E così lei li coprì col segreto di Stato.
  • Brigatista 1: Presidente, abbiamo deciso di... di liberarla.
    Aldo Moro: Ma non è credibile!
    Brigatista 1: Si vesta.
    Aldo Moro: A quanti giorni siamo?
    Brigatista 1: Cinquantacinque.
    Aldo Moro: E sono stati giorni...
    Brigatista 1: Anche per me. A questo punto lei per noi è più destabilizzante da vivo che da morto.
    Aldo Moro: Mi portate a morire?
    Brigatista 1: No.
  • Intervistatore: Onorevole Berlinguer, Saragat ha dichiarato che con Moro è morta la Prima Repubblica. Lei che ne pensa?
    Enrico Berlinguer: Non sono d'accordo con questo giudizio. La Prima Repubblica deve vivere e vivrà!
  • I brigatisti coinvolti nell'uccisione di Aldo Moro sono stati arrestati e condannati (22 ergastoli). Ma il caso Moro, uno degli assassinî politici in cui convergono e si modificano i destini di un Paese, resta ancora pieno di ombre. (Didascalia alla fine del film)

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