Gustavo Adolfo Rol
sensitivo italiano
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Gustavo Adolfo Rol (1903 – 1994), sensitivo italiano.
Citazioni di Gustavo Rol
modifica- Non avendogli saputo dare una definizione della luce che fosse di suo gradimento, Einstein mi disse che la luce è l'ombra di Dio, perché tutto ciò che è materia proietta un'ombra scura, mentre Dio quando si materializza diviene Luce, essendo Spirito.[1]
- Quest’augurio è un pò strano, ma penso sia utile farlo. L’augurio che faccio a questi cari giovani sta nella proposta che faccio loro. Mai come in questo momento uomini di tutte le fedi e di tutte le razze si radunano ispirandosi al desiderio di pace universale; ma io vi dico, cari giovani, sostenete questo movimento ma, in più, offritegli una forza immensa, fornendogli un mezzo d’irresistibile potenza: fate cortei e chiedete a gran voce ai due superuomini di Stato che con la loro autorità propongano di realizzare gli “Stati uniti del Mondo”, una garanzia per i loro popoli e per tutti i popoli della Terra. E questo è il massimo strumento di difesa che gli uomini possono offrirsi reciprocamente. Nessuno ha sin qui mai chiesto una cosa simile. Fatelo voi giovani, fatelo, finalmente. Tutte le abitudini di vita legate alle razze, alle loro origini, tutte le filosofie che abbiano un fondamento etico potranno coesistere e collaborare pacificamente. Una simile coesistenza consentirà all’uomo di essere sostenuto nei suoi diritti e nelle sue aspirazioni. Non più eserciti armati di missili, ma schiere di tecnici dotati di strumenti di ricerche. In un mondo di Stati uniti fra di loro, diviene naturale la ripartizione dei beni e delle risorse che la natura offre abbondantemente. Non si parlerà più di un primo, di un secondo e di un terzo mondo, non vi saranno più difficoltà monetarie, come stanno discutendo proprio adesso a Bruxelles, di disoccupazione, di miseria, ma lavoro per tutti.[2]
Citazioni su Gustavo Adolfo Rol
modifica- Gustavo Rol, quintessenza di tutto: lo conobbi che aveva superato i settanta ma era ancora bellissimo, spiritoso e realizzava cose incredibili con estrema facilità. Fu oggetto delle affermazioni ingenerose di Piero Angela, il quale invece visse in prima persona con lui un'esperienza senza tema di smentita sulla lettura dei libri a distanza. Io stessa ho sperimentato con Rol un fenomeno strepitoso. (Paola Giovetti)
- Il personaggio di gran lunga più interessante che sta a sé, completamente fuori di questa galleria di fenomeni più o meno patologici, il personaggio più portentoso è il dottor Gustavo Rol, di Torino. Anche lei certo ne ha già sentito parlare. Non si tratta di un "mago" più dotato degli altri. È un signore civilissimo, colto, spiritualmente raffinato, che ha fatto l'università, dipinge, si è dedicato per anni all'antiquariato. Ma dispone di tali poteri che non si capisce come non sia famoso in tutto il mondo. Chissà, forse non è ancora venuto il suo momento. [...] Quello che Rol sa fare è pauroso. Chi assiste prova la sensazione di uno che sprofonda in un abisso marino senza scafandro. È la testimonianza fascinosa e provocatoria di una trascendenza. Se non si resta terrorizzati è soltanto per il suo modo gioviale e scherzoso un po' da Fra Ginepro, per l'atmosfera salutare che si sprigiona da lui. Del resto egli stesso, prima degli esperimenti, cerca, con opportuni avvertimenti, di creare un limite alla meraviglia, altrimenti si potrebbe rimanerne schiantati. (Federico Fellini)
- L'uomo più sconcertante che io abbia conosciuto. Sono talmente enormi le sue possibilità, da superare anche l'altrui facoltà di stupirsene. (Federico Fellini)
- [Riferendosi a Gianni Agnelli] Mi diceva sempre: “Romiti, non ci vada!”. Ne era terrorizzato da quando a Venezia aveva sentito Rol raccomandare a un amico comune di non prendere l'aereo per Roma. Quell'aereo cadde, l'amico morì. (Cesare Romiti)
- Ricordo che era 1976 e io ero a Torino per registrare uno speciale Sim Sala Bim! del sabato sera con Isabella Biagini. Era proprio il momento di Rol, se ne parlava sui giornali e io cercai di contattarlo. Soprattutto perché eseguiva giochi molto simili ai miei. E dico giochi perché, per me, non sono esperimenti – lui li spacciava come tali: affermava di essere una finestra aperta sull'universo, la voce di Dio, "Sono una grondaia" diceva... [...] ebbi il suo numero di telefono dalla principessina d'Alba, una mia amica di allora. Una sera, lei mi invitò a una festicciola, a una serata con Rol. E quando lui seppe che io dovevo partecipare [...] disse: «No, no, no, no non voglio Silvan. Bravissimo, l'ho visto in televisione, però non voglio che sia presente». Tenete conto, un'altra cosa: al telefono, lui mi teneva al telefono, avrò parlato con lui, non esagero, forse, sette, otto ore, in diverse telefonate nel corso di venti, venticinque giorni. E lui parlava, con quella voce un po' felliniana, quella voce un po' così. Io dicevo: «Maestro, vorrei incontrarla perché alcune cose che lei fa che mi hanno riferito [...], io lo posso duplicare, posso fare la stessissima cosa, utilizzando, naturalmente, il trucco. Ecco, vorrei incontrarla per sincerarmi di persona». Niente da fare. Non mi ha mai voluto... Mai, mai mai mi ha voluto ricevere. Sembrava strano. [...] io gli dicevo: «Maestro scusi, ma lei mi racconta cose straordinarie, ma io non le ho viste. Non è che per caso anch'io...» No, niente da fare. Perché ricordatevi che per tutte le cose straordinarie che accadono, tutte, c'è sempre una spiegazione razionale, sempre e comunque. Basta soltanto cercarla. [...] lui si rifaceva a ben note tecniche da prestigiatore. (Silvan)
- Oggi Rol, una figura rimasta nel cuore dei suoi ammiratori, continua occasionalmente a stimolare ricordi e memoriali affettuosi da parte dei suoi fan, ma il suo nome è inesistente negli annali della parapsicologia che faticosamente tenta da quasi un secolo di darsi una rispettabilità scientifica. Al più [...], Rol può essere visto come una sorta di sciamano profondamente occidentale che compiva meraviglie fine a se stesse, atte unicamente ad aumentare il suo prestigio sociale.
- Qualche tempo fa fece parlare di sé il torinese Gustavo Rol: i suoi giochi con le carte, ammirati da Fellini e dall'avvocato Agnelli, non riuscirono tuttavia a convincere nessuno al di fuori della sua cerchia di ammiratori. Il rifiuto di Rol di lasciarsi filmare e di esibirsi di fronte ad esperti di trucchi non fa che confermare il suo timore di essere scoperto.
- Quella di Gustavo Rol, il sensitivo torinese attorno al quale negli anni è cresciuto quasi un piccolo culto locale, è una storia che periodicamente riserva sorprese. Una delle ultime riguarda Piero Angela, che ebbe modo di osservare Rol da vicino, non ne fu per nulla impressionato e descrisse criticamente le sue esibizioni nel suo libro Viaggio nel mondo del paranormale. Su certi siti favorevoli a Rol, invece, si racconta che Angela sarebbe rimasto sconvolto da ciò che aveva visto a casa del sensitivo e avrebbe alterato il racconto per partito preso. La verità è ben diversa. Dopo la clamorosa exposé di Angela, che per la prima volta spiegava in un libro come i prodigi di Rol potevano in realtà essere realizzati grazie a semplici giochi di prestigio, il sensitivo decise probabilmente di correre ai ripari. Prima raccontò a un amico giornalista, Nevio Boni, una serie di fantasie secondo cui Angela sarebbe rimasto allibito dalle dimostrazioni in casa sua. In particolare dal fatto che Rol sarebbe riuscito a leggere un libro scelto a caso, via telefono, da un amico di Angela che viveva a Boston, e poi perché quando se ne andò Angela si ritrovò con tutti gli assegni nel libretto firmati "Gustavo Rol". Boni, raccontando l'episodio, sosteneva che doveva essere vero poiché Angela non l'aveva mai smentito. [...] Piero Angela, che poi lo ha confermato anche a me, ha risposto semplicemente: «Sono tutte balle. Quello che è successo davvero l'ho raccontato nel mio libro. Gli episodi del libro con l'amico di Boston e degli assegni firmati sono pure invenzioni da parte di chi era stato colto in flagrante».
Note
modifica- ↑ Citato in Vera Schiavazzi, Le memorie di un veggente, la Repubblica, 24 settembre 1994.
- ↑ "Appello ai giovani", dall'intervista telefonica rilasciata a Raffaella Carrà nel programma televisivo Domenica in di Raiuno, 11 gennaio 1987.
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