Giovanni Angelo Becciu

cardinale e arcivescovo cattolico italiano

Giovanni Angelo Becciu (1948 – vivente), cardinale e arcivescovo italiano.

Giovanni Angelo Becciu nel 2018

Citazioni di Giovanni Angelo Becciu

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  Citazioni in ordine temporale.

  • [Clelia Merloni] condivise la ferita del Cuore di Gesù, rispondendo alle ostilità e al disprezzo con la carità. Deponeva ai piedi del Tabernacolo ogni contrarietà: lì era il suo punto di appoggio. Di fronte al Cuore di Gesù riconosceva la sua volontà di riconciliazione con tutti, trovando la forza di perdonare quanti la perseguitavano. Pur avendo un carattere forte si dimostrò di una tenerezza straordinaria nel dimenticare le offese subite, testimoniando così la potenza vincitrice della carità, che non si adira, non tiene conto del male ricevuto, tutto scusa, tutto sopporta. Non parlò mai a danno di qualcuno, anche di quante, specialmente all'interno della sua Congregazione, le erano ostili; abbracciava le sofferenze, offrendole al Signore e vedendo in esse le varie sfaccettature dell'Amore di Dio nei suoi confronti.[1]
  • Unirsi al Cuore di Gesù trafitto e il voler vivere la passione di Cristo, comporta la consapevolezza che l'abbraccio della Croce è condizione essenziale per far sgorgare la vita attorno a noi e non permettere che prevalga la morte su di essa, l'odio sull'amore, la divisione sulla comunione. La Beata [Clelia Merloni] infatti mai si arrese di fronte agli oltraggi e alle calunnie di ogni genere. Reagì espandendo amore ovunque soprattutto verso i più deboli, i più disagiati e adoperandosi per l'assistenza e l'educazione religiosa delle giovani generazioni. Non solo, ma ha saputo partecipare il suo ardente desiderio di amore a Dio e ai fratelli ad altre compagne con le quali iniziò in modo originale un'espe­rienza di vita religiosa dedicata al Sacro Cuore, ove ad emergere come elementi essenziali del carisma furono la preghiera e la sofferenza. Dimensioni che non mancarono mai nell'esistenza della Beata e con le quali fece crescere e governò l'istituto, lasciando in eredità alla Chiesa un'interpretazione quanto mai attuale del senso dell'autorità come autorevolezza nel dono e nell'amore.[1]
  • [Guadalupe Ortiz de Landázuri] Poliedrica e perspicace, è stata luce per quanti ha incontrato nel corso della sua esistenza, attingendo coraggio e gioia di vivere dal suo abbandono in Dio, alla cui volontà aderiva giorno dopo giorno e la cui scoperta la rendeva coraggiosa testimone e annunciatrice della Parola di Dio. La sorgente della sua feconda vita cristiana era l'intima e costante unione con Cristo. Il suo dialogo con Dio, fin da giovinetta, era continuo e avveniva soprattutto mediante un'intensa vita sacramentale e prolungati tempi di raccoglimento: la Santa Messa e la confessione erano i pilastri del suo vissuto spirituale.[2]
  • La Beata Maria Guadalupe ha saputo essere, in ogni circostanza, dono per gli altri, curando specialmente la formazione delle studentesse e dedicandosi alla ricerca scientifica per promuovere il progresso dell'umanità. Inoltre, il suo cuore fu sempre aperto alle necessità del prossimo, traducendosi in accoglienza e comprensione. In ogni circostanza dimostrò di essere una donna forte. La sua fortezza era particolarmente evidente nelle difficoltà, nell'attuazione di nuove opere apostoliche, nell'evangelizzazione di frontiera e, soprattutto, nell'accoglienza paziente delle sofferenze di natura fisica, che ne condizionavano pesantemente il vissuto. Tutto ha saputo accogliere senza riserve e senza lamenti, trasformando le infermità in preziosa offerta all'Altissimo e in un'occasione di profonda unione al Crocifisso.[2]
  • [Edvige Carboni] ha vissuto per tanti anni una vita ordinaria, esternamente uguale a quella di tanti laici, ma straordinaria quanto a intimità con Dio, all'unione con Lui, fino a pervenire all'identificazione con Gesù, all'unione perfetta e trasformante in Lui, sposo delle anime. [...] era protesa con tutta sé stessa per il bene spirituale e materiale di quanti incontrava. Non c'era categoria di bisognosi esclusa dal suo cuore e dalle sue espressioni caritative: era impegnata a sostenere, capire ed aiutare anche quanti non la comprendevano e la avversavano. [...] Se ci chiediamo quali sono i punti forti della vita cristiana di questa nostra sorella e che la portano ad essere esempio di oblatività accogliente e di abnegazione umile e gioiosa diremmo che sono essenzialmente due: la costante contemplazione del Signore Crocifisso e l'adorazione dell'Eucaristia.[3]
  • Soffermarsi di fronte alla croce significa lasciarsi avvolgere dall'amore infinito di Dio al quale non si può non rispondere che con il dono totale di sé e avendo come unico parametro di misura Gesù stesso. Solo abbracciando la croce si ha la pienezza della vita e si è capaci di irradiare luce, speranza, conforto.[3]
  • Oggi è la Festa dell'esaltazione della Croce; è una festa tanto cara a noi cristiani perché contemplando la Croce capiamo il senso della nostra vita, la bellezza della nostra fede. [...] Il sacrificio della croce è tutto avvolto dall'amore, e dall'amore trae il suo senso più profondo. La croce ci mostra un Dio che ci ama, che non è rimasto impassibile e distante da noi, ma è venuto in mezzo a noi, ha condiviso le nostre sofferenze e ha sacrificato se stesso per la nostra redenzione. In tale croce si congiunge la nostra infinita tensione a voler conquistare il cielo, con l'infinita umiltà di Dio che scende fino al nostro niente per solo amore.[4]
  • [Benedetta Bianchi Porro] fu una vera testimone della croce. [...] una giovane straordinariamente dotata, che è riuscita a superare coraggiosamente e a tradurre in chiave evangelica le condizioni più negative che possono accompagnare un individuo. Ragazza di bell'aspetto, dotata di intelligenza e ricca di personalità, ben presto verrà trasformata da patologie debilitanti e dal dolore insistente e incalzante, che ne deturperà il fisico. Tutto il suo corpo alla fine era diventato un crocifisso vivente [...]. Ma questa sequenza di sofferenze e di distruzioni fisiche, porterà Benedetta ad una unione profonda con Dio nella preghiera e quindi ad una grande eroicità nell'esercizio di tutte le virtù. Se la sua vita fu tutta sotto il crescente segno della sofferenza, fu anche sotto il crescente segno della santità, di cui si accorsero le persone che l'accostavano e ricevevano da lei mirabili insegnamenti di fede e di carità.[4]
  • Così brilla la santità di Suor Maria Teresa Chiramel: con la scelta del farsi prossimo e della vicinanza senza riserve a tutte le persone angosciate e lacerate nel cuore, divenne una seminatrice di speranza. Fin dall'infanzia, aveva capito che l'amore di Dio per lei richiedeva una profonda purificazione personale. Pertanto, si è impegnata in una vita di preghiera e di penitenza, abbracciando la croce di Cristo che le ha permesso di rimanere salda di fronte a incomprensioni e prove spirituali. Il paziente discernimento della sua vocazione portò infine alla fondazione della Congregazione della Santa Famiglia, che continua a trarre ispirazione dal suo spirito contemplativo e dall'amore per i poveri. [...] La sua eroica testimonianza cristiana ci esorta a vivere in prima persona la sfida della carità, che è amare col cuore di Cristo.[5]
  • Per suor Maria Teresa, la carità fu un fuoco santo che sempre arse nel suo cuore, come testimoniarono coloro che gli vissero vicino. La sua passione era quella di riscattare gli scartati della società, aiutandoli a migliorarsi, ad aprirsi alla fiducia e alla speranza. [...] Pertanto, ci rivolgiamo a lei nella preghiera: Beata Maria Teresa Chiramel, serva di coloro che spesso sono dimenticati e lasciati indietro nella vita, ricordaci che servire è una grazia, e indicaci sempre il Sacramento della Carità, dove Dio si fa vicino perché anche noi ci facciamo prossimi ai fratelli, nella gioia. Aiutaci a vivere di fede come la Sacra Famiglia di Nazaret e ottienici di celebrare e testimoniare con il cuore e le opere una fede viva e sincera nel Signore Gesù.[5]
  • Della nuova Beata [María Emilia Riquelme] colpisce soprattutto la "passione" eucaristica, vissuta personalmente con costanza e trasmessa alle sue Suore. La sua vita si presenta come un cammino graduale di approfondimento e di maturazione, guidato dalla prospettiva eucaristica come fonte di una carità dal chiaro respiro ecclesiale e missionario. Ci troviamo di fronte ad una religiosa mistica e, al tempo stesso, di grande spirito apostolico, che visse nella contemplazione continua del Cristo suo sposo e nell'incessante preghiera per la salvezza delle anime.[6]

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