Giorgio de Chirico

pittore e scrittore italiano (1888-1978)

Giorgio de Chirico (1888 – 1978), pittore e scenografo italiano.

Giorgio De Chirico

Citazioni di Giorgio de Chirico

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  • Dovete aver notato che da qualche tempo c'è qualcosa di cambiato nelle arti; non parliamo di neoclassicismo, di ritorno ecc.; vi sono degli uomini, dei quali probabilmente anche voi fate parte, che, arrivati a un limite della loro arte, si sono domandati: dove andiamo? Hanno sentito il bisogno di una base più solida; non hanno rinnegato nulla... Ma un problema mi tormenta da circa tre anni: il problema del mestiere: è per questo che mi sono messo a copiare nei musei.[1]
  • È domenica, è mattino, è inverno | Ho finito ieri il mio quadro. | Ma il cuore è molto triste. | Vedo gente che va in chiesa. | C'è chi è andato a caccia, | chi a pesca, ma la pioggia | cade, piano piano e dolcemente | mormora, che tutto è vano.[2]
  • [Sul Monumento a Ludovico Ariosto] Ieri, nel pomeriggio passando per una via che s'allunga stretta e fiancheggiata da case alte e scure vidi apparire in fondo una colonna sormontata da una statua che seppi poi essere quella dell'Ariosto. Visto così, tra quelle due pareti di pietra annerata – che parevano muri d'un santuario antico – il monumento assumeva un che di misterioso e solenne, e il passante tampoco metafisicizzante si sarebbe aspettato di udire la voce di un nume vaticinare d'in fondo la piazza.[3]
  • La mia camera è un bellissimo vascello ove posso fare viaggi avventurosi degni d'un esploratore testardo.[4]
  • Ma venne la sera e si fusero i volumi e le forme. | Uomini ed animali passavan come ombre silenti | nella luce crepuscolare. | Luce di sogno lungo. Giungon sordi i rumori strani | solo le ruote della mente roteano vertiginose.[5]
  • Ogni oggetto presenta due aspetti: l'aspetto comune, che è quello che generalmente si scorge, e che tutti scorgono, e l'aspetto spirituale e metafisico, che solo pochi individui riescono a vedere, in momenti di chiaroveggenza o di meditazione metafisica. L'opera d'arte deve richiamare un aspetto che non si manifesta nella forma visibile dell'oggetto rappresentato. (Sull'arte metafisica)[6]
  • Perché un'opera d'arte sia veramente immortale, deve uscire completamente dai confini dell'umano: l'intelligenza media e la logica le nuocciono. La concezione di un'opera d'arte che afferra una cosa che come tale non ha alcun senso, alcun tema, che dal punto di vista della logica umana non vuole assolutamente dir nulla, io dico che una tale rivelazione o concezione dev'essere in noi così forte, deve apportare tal gioia o tale dolore, che noi siamo costretti a dipingere, come il morto di fame a addentare un pezzo di pane che gli capita tra le dita.[7]
  • Secondo me, dal punto di vista narrativo, il libro più perfetto è Madame Bovary di Flaubert.[8]
  • Sembra che i libri gialli siano molto distensivi, anche se non ho capito bene come si fa a trovare distensivo un libro che parla di delitti e di assassini in agguato.[8]
  • Un buon artista cerca di lavorare bene, sia col fascio che con la stella rossa, con la repubblica o con la monarchia. Nell'arte si esprimono solo il valore e il temperamento dell'individuo.[9]

Ebdòmero

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...e allora incominciò la visita di quello strano edificio sito in una via severa, ma distinta e senza tristezza. Visto dalla strada l'edificio faceva pensare a un consolato tedesco a Melbourne. Grandi negozi occupavano tutto il pianterreno. Benché non fosse né domenica, né altro giorno festivo, i negozi erano chiusi in quel momento e ciò conferiva a quella parte della strada un aspetto di noia malinconica, una certa desolazione, quell'atmosfera particolare che hanno di domenica le città anglosassoni.

Citazioni

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  • Ma la natura degli uomini è fatta così; è ghiotta di drammi, di tragedie. Siamo sempre delusi quando nella strada approssimandoci ad un assembramento, vediamo che si tratta semplicemente d'un mercante di penne stilografiche in mezzo ad una cerchia di curiosi, mentre da lontano immaginavamo orribili catastrofi con vetture ridotte in briciole e uomini in poltiglia; oppure in presenza di due individui eccitati che s'insultano violentemente, vediamo il loro litigio risolversi senza che si azzuffino e ci offrano lo spettacolo d'uno di quei magnifici combattimenti a pugni nudi di cui i films americani sono tanto prodighi ed i films europei, ohimè!, tanto avari. (p. 17)
  • Egli vedeva del resto la vita come un enorme nodo che la morte scioglie; però considerava pure la morte come un nodo rifatto che la nascita scioglieva a sua volta; il sonno era per lui il doppio nodo; lo scioglimento completo del nodo stava secondo lui nell'eternità che trovasi al di fuori della vita e della morte. (p. 47)
  • [...] nel vasto mondo le cose che vi sono nemiche sono più numerose di quelle che vi sono favorevoli; abbiate dunque una buona tattica e una buona strategia e sappiate combattere non solo con coraggio, ma anche con scienza ed intelligenza; il coraggio non basta. (Ebdòmero: p. 74)
  • Fuori il cielo offriva uno spettacolo indimenticabile: le stelle si erano così ben disposte da formare tante figure disegnate col solo contorno come certe stampe che rappresentano i segni dello zodiaco. Ebdòmero, incantato, si fermò e cominciò a indicarle alle persone uscite con lui; il che del resto non era difficile poiché erano così facilmente visibili che l'uomo il più privo di cultura astronomica le avrebbe riconosciute. Si vedevano i Gemelli, poggiati l'uno all'altro in una posa classica di tranquillità, si vedeva la Grande Orsa, obesa e commovente che trascinava la sua pelliccia contro l'oscurità dell'etere profondo; e più lontano i Pesci giravano lentamente, sempre alla stessa distanza l'uno dall'altro, come fossero stati fissati allo stesso asse e Orione, il solitario Orione, si allontanava nella immensità del cielo, con la clava sulla spalla, seguito dal suo cane fedele. La Vergine, dalle forme giuste ed opulente, coricata sopra una nube, voltava il capo con un movimento pieno di grazia per guardare più in basso il mondo ancora addormentato nelle ultime ore della notte che volgeva alla fine. Più lontano, a sinistra si vedeva la Bilancia, dai piatti vuoti ed immobili nella loro perfetta orizzontalità; ce n'era per tutti i gusti e per le esigenze le più pazze. (p. 84)
  • Ricordi! Che parola sonora e profonda, che parola evocatrice e piena di sentimento! Vi commuove solo a pronunziarla, o semplicemente a leggerla. (p. 92)
  • La tua vita sarà la tua vita! Va' e agisci; che una musica grave e sostenuta ti accompagni nel tuo difficile compito con un altro canto, canto d'una dolcezza infinita, per il quale né gli dei né gli uomini potranno mai farti il minimo rimprovero. Tutto ciò dopo tutto non può che consolidare il tuo edificio e aumentare le tue prodigiose qualità che si sviluppano ogni anno di più e fruttificano, come l'albero fecondo, santificando così la tua ragion d'essere e il tuo passaggio su questa terra, tra la folla dei tuoi contemporanei. Non siamo forse tutti fratelli, compagni e amici e che so io ancora? Non siamo noi viaggiatori, voganti sulla stessa nave, lungo le sponde che si sgranano sul nostro itinerario e che cambiano, se pur lentamente, il loro aspetto arido, sassoso, inospitale, in un aspetto più dolce e sorridente? E questi rovesciamenti, queste gioie nuove, queste stabilità che danno già sulla terra e vivente l'uomo la pregustazione delle gioie celesti, Ebdòmero le aveva presentite, come aveva presentito la guerra e poi la pace e altri dolori e gioie della pazza e inquieta umanità. (p. 98)
  • [...] erano le cinque del pomeriggio. «È l'ora» pensò Ebdòmero «che nei dodici mesi dell'anno corrisponde al mese di settembre». (p. 109)
  • Se la quinta ora del pomeriggio è quella che si trova tra la sera e la seconda parte della giornata, il mese di settembre è quello che si trova tra due stagioni: l'estate e l'autunno. Ciò corrisponde in un ammalato, al momento che precede la convalescenza e che naturalmente e nel tempo stesso è il momento che segna la fine della malattia propriamente detta. Infatti l'estate è la malattia, è la febbre, il delirio, i sudori estenuanti, le spossatezze senza fine. L'autunno è la convalescenza prima che cominci la vita (l'inverno). (p. 111)
  • [...] cattive abitudini, falsi movimenti che l'umanità sin dalla sua infanzia ha l'abitudine di fare, hanno sviato gli uomini dalla strada della verità o, piuttosto, nascondendo questa, circondandola di nebbia e di vapore, l'hanno appannata, le hanno dato il colore degli oggetti che la circondano sulla terra, in modo che si confonde coll'ambiente e l'uomo distratto le passa accanto, la rasenta senza vederla, o la vede senza riconoscerla, come il cacciatore che passa col fucile a tracolla presso la quaglia immobile che egli non vede perché il colore delle sue piume si confonde al colore del terreno ove è posata. (Ebdòmero: p. 111)
  • Piuttosto sarebbe stato tentato di dire che i nemici sono necessari. Senza essi l'esistenza minaccerebbe di diventare abbastanza insipida e d'una esasperante monotonia; egli pensava che i nemici hanno una loro funzione importante nell'organizzazione della vita sociale e nelle manifestazioni della vita umana e che in questo sono simili a certi animali più o meno sgradevoli, spesso anche abbastanza ripugnanti, e la cui utilità non appare a prima vista, ma i quali, cionondimeno, hanno il loro posto segnato a buon diritto nel piano della creazione. (p. 112)
  • [...] «non bisogna troppo galoppare sulla groppa della fantasia,» diceva egli «ciò che ci vuole è scoprire, poiché scoprendo si rende la vita possibile in questo senso: la si riconcilia con sua madre l'Eternità; scoprendo si paga il proprio tributo a quel minotauro che gli uomini chiamano il Tempo e che rappresentano sotto l'aspetto d'un gran vegliardo disseccato, seduto con aria pensosa tra una falce e una clessidra». (p. 114)

Intanto, tra il cielo e la vasta distesa dei mari, isole verdi, isole meravigliose passavano lentamente, come passano le unità di una squadra davanti alla nave ammiraglia mentre, su in alto, lunghe teorie di uccelli sublimi, d'un candore immacolato volavano cantando...

Memorie della mia vita

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Il più lontano ricordo che io abbia della mia vita è il ricordo di una camera grande e alta di soffitto. Era di sera, in quella camera buia e triste; le lampade a petrolio stavano accese e coperte dal paralume.

Citazioni

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  • In Italia tutto comincerà ad andare meglio in ogni campo, ma soprattutto in arte e in politica, il giorno in cui gli italiani avranno deciso, una buona volta per sempre, di smetterla di fare le scimmie, le serve e i provinciali e di smetterla d'inginocchiarsi davanti a tutto quello che viene da fuori e specialmente da Parigi. Tutto andrà meglio il giorno in cui si decideranno a pensare e a lavorare seriamente, a sfruttare a fondo le loro possibilità infischiandosi altamente di quanto si fa e di quanto avviene fuori delle loro frontiere. Allora, soltanto allora, gli italiani cominceranno anche a essere veramente stimati dagli stranieri.
  • [...] quell'ineffabile malinconia, quella strana, lontana e profonda poesia che Nietzsche ha scoperto nei pomeriggi chiari di autunno, soprattutto quando si distendono su certe città italiane come Torino.
  • Ogni artista degno di questo nome è teso sempre con tutte le sue forze verso il progresso, cioè verso la perfezione. La perfezione, meta suprema, ideale irraggiungibile, che brilla come un faro sui mari procellosi dell'arte e che spinge il vero artista a operare sempre meglio, a essere sempre più soddisfatto della sua opera, per essere più felice. Infatti anelare verso la perfezione è come anelare verso la felicità, verso la suprema felicità, che è un miraggio, come un miraggio è la perfezione, almeno in questa nostra avventura della vita.
  • [...] l'atteggiamento di animale che fugge, di animale che si nasconde, atteggiamento che da secoli hanno avuto gli ebrei, è la causa principale dell'antisemitismo poiché risveglia in certa gente gli istinti animaleschi e criminali che sonnecchiano più o meno in fondo a ogni individuo. È il bisogno bestiale di certa gente stupida e maligna che la spinge ad attaccare, a offendere, a perseguitare chi fugge e chi si nasconde e in questo quella gente stupida e malvagia è incoraggiata dal fatto di sapere che non rischia nulla perché sa che l'individuo contro il quale si manifesta la sua malvagità non si rivolterà mai per insultarla e minacciarla come se lo merita. L'antisemitismo è non solo un fenomeno di sadica malvagità, ma anche un fenomeno di grande vigliaccheria.

Citazioni su Giorgio De Chirico

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  • De Chirico coglie l'istantanea dei suoi quadri tra l'attimo in cui, proferita la parola fatale, viene tracciato il segno magico e quello in cui crollano le mura di Gerico e sfiorisce il giardino delle fanciulle-in-fiore. A cinquant'anni di distanza, siamo arrivati a capire che le ombre prodotte dai suoi portici e dalle sue statue non hanno mai rimandato alla luce del sole, bensì piuttosto a quella del fungo atomico. (Julien Gracq)
  • Io so' De Chirico | dico un senso simbolico c'ho un controllo diabolico | quasi artistico del mio stato psicofisico | e se hai capito mo' traducilo. (Daniele Silvestri)
  • Se a un pittore come De Chirico riuscisse di svuotare completamente una qualunque casa sulla costa mediterranea, a spogliarla del suo significato attraverso un imbiancamento, non solo a demitizzarla, ma anche a disumanizzarla, a scomporla fino agli atomi di cui è fatta e poi a ricostruirla, allora gli riuscirebbe nel contempo di gettare una rete magica sullo skyline di New York. Sarebbe allora ritornato alla griglia originaria e avrebbe dato un intero treno merci pieno di calce e mattoni in cambio di un atomo di colore. (Ernst Jünger)
  • Un mio amico, de Chirico, quando diceva che qualcosa era brutto, diceva "è moderno, è brutto". (Jorge Luis Borges)
  1. Da una lettera pubblicata su Littérature; citato in Maurizio Calvesi e Gioia Mori, De Chirico, Giunti Editore, 1988, p. 37. ISBN 8809760808
  2. Da Domenica, in Tutte le poesie, p. 482.
  3. Da Arte metafisica e scienze occulte, Ars Nova, Roma, 3, gennaio 1919, pp. 3-4.
  4. Da L'arcangelo affaticato, in Tutte le poesie, p. 486.
  5. Da La notte misteriosa, vv. 10-14, in Tutte le poesie, p. 438.
  6. Citato in Aniela Jaffé, Simbolismo nelle arti figurative p. 242 contenuto in L'uomo e i suoi sogni di Carl Gustav Jung, edizioni Tea ISBN 978-88-502-0552-3
  7. Citato in Gianfranco Morra, Specchio dei tempi. Antologia interdisciplinare, Editrice La Scuola, 1981.
  8. a b Dall'intervista di Berenice, 1968-1976 ca., in Incontro con Giorgio de Chirico, a cura di Carmine Siniscalco, Edizioni La Bautta, Matera-Ferrara, 1985, pp. 131-132. Citato in De Chirico e la letteratura, Fondazionedechirico.org.
  9. Da un'intervista di Alfredo Pieroni, Idee, paradossi e umori di Giorgio de Chirico, Fiera Letteraria, anno I, numero 2, aprile 1946, p. 1.

Bibliografia

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Voci correlate

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