Gianfranco Vinay

musicologo italiano

Gianfranco Vinay (1945 – vivente), scrittore, saggista, storico della musica e critico musicale.

Il Novecento nell'Europa Orientale e negli Stati Uniti

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Citazioni

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  • Tratto fondamentale della vocalità di Janáček è un nesso strettissimo tra i valori drammatici – del testo, dei personaggi, delle situazioni, dei simboli nascosti – e quelli musicali; il linguaggio verbale del testo assume un'importanza primaria, poiché da esso giungono le riverberazioni espressive e fonetiche del dramma che Janáček, attraverso segrete operazioni alchemiche, traduce in termini musicali. (p. 10)
  • Se la passione amorosa, vissuta violentemente ancora in età senile, e le ossessioni connesse alle immagini muliebri furono per Janáček una potente fonte di ispirazione, in modo ugualmente violento ed intransigente visse la passione patriottica. (p. 11)
  • Per conferire unità formale alle sue opere, Janáček non ricorse né al Leitmotiv wagneriano né tanto meno alle forme chiuse, bensì alla variazione di alcuni motivi che ritonano come affioramenti di memoria. (p. 12)
  • Bartók raggiunge l'apice delle sperimentazioni sonore con la Sonata per due pianoforti e percussione e la Musica per strumenti a corde, percussione e celesta, che si possono intendere come l'estensione dello strumento e del complesso strumentale prediletti dal compositore. (p. 24)
  • I termini "dissenso" e "dissidenza" sono stati riferiti negli anni Settanta ad ogni interpretazione ideologica, manifestazione culturale o artistica divergente da una linea ufficiale, e, nel caso specifico, dalla linea ufficiale del PCUS (e dei partiti comunisti dei paesi satelliti). "Dissenso" e non, ad esempio, "contestazione", perché laddove quest'ultimo termine implica un'azione politica diretta contro un'istituzione o un'ideologia ed è stato attribuito a quelle forme di attività politica "alternativa" sorte nei paesi capitalistici occidentali verso la fine degli anni Sessanta, il termine "dissenso" richiama piuttosto l'idea di disaccordo, di scisma rispetto ad un'ortodossia quale è stata appunto la politica culturale ufficiale dei paesi dell'Est. (p. 38)
  • Nei confronti dell'arte musicale di Šostakovič ci si è posti [...], da un unico angolo visuale, con una restrizione del campo critico mai attuata per nessun altro compositore. Se è pur vero che l'arte musicale di Šostakovič fu influenzata dagli eventi politici della storia sovietica e che in regime di controllo estetico la comunicazione musicale soggiace a fortissimi condizionamenti, è altresì vero che essa non è unicamente consacrata all'impegno civile ed all'occultamento, al mascheramento della sfera emotiva e spirituale privata sotto di quello, ma che l'uno e l'altro aspetto, sia pure in modo drammatico e contraddittorio, incidono a livello fantastico più profondamente attraverso una trasformazione delle componenti linguistiche e spirituali che si realizza all'interno del processo creativo. (p. 40-41)
  • Le scelte stilistiche di Šostakovič, l'intensa drammaticità, lo humour corrosivo, le sue lugubri estasi liriche, sono i suoi mezzi di autodifesa artistica in un processo di progressivo rifiuto della realtà contingente per una realtà fantastica che si fa sempre più chiara ed attraente, conducendolo irresistibilmente al cuore della sua ricerca artistica, al suo nodo cruciale: un'esclusiva e continua meditazione sul tema della morte quale atto finale, lucidamente disperato, di sopravvivenza creativa o spirituale. (p. 41)

Le ambizioni colte di un musicista popolare

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  • Il Gershwin amato e preso a modello da Leonard Bernstein è il Gershwin melodista. L'altro Gershwin, quello cultivated, o che si dà arie di esserlo, è criticato e ripudiato perché "non compositore". Per Bernstein l'unico ambito "evoluto" della musica di Gershwin che si salvi, anzi, dove egli raggiunge mete altissime, è quello del teatro musicale. (p. 99)
  • Con un piede a Broadway e l'altro alla Carnegie Hall, Gershwin si presentava a un tempo come il compositore modernista che trae ispirazione esotica dal folclore urbano, e però anche come menestrello, il portavoce, l'interprete di quella stessa realtà da cui traeva ispirazione: come la sintesi di quei due mondi e, come tale, un fenomeno unico nel suo genere. (p. 109)
  • Ciò che normalmente viene usato come argomento forte per contestare a Gershwin una dignità di compositore "serio" e per confinare i suoi lavori strumentali – e quelli orchestrali in particolare – nel limbo delle occasioni mancate, è l'assenza di sviluppo. (p. 116)

Bibliografia

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  • Gianfranco Vinay, Il Novecento nell'Europa Orientale e negli Stati Uniti, E.D.T. Edizioni di Torino, 1991. ISBN 88-7063-107-9
  • Gianfranco Vinay, Le ambizioni colte di un musicista popolare, in Gershwin, E.D.T. Edizioni di Torino, 1992. ISBN 88-7063-141-9