Giancarlo Cobelli
attore, regista e mimo italiano (1929-2012)
Giancarlo Cobelli (1929 – 2012), attore, regista e mimo italiano.
Citazioni su Giancarlo Cobelli
modifica- Cobelli era molto fisico perché era un mimo ed era stato alla scuola di Lecoque, ed era quindi attento alla corporeità. Ma questa corporeità era infarcita di allarmi, di sprofondamenti; era un po' mago, io lo chiamavo un sole nero. Non era buono Giancarlo, ma questo non essere buono gli dava la forza di essere anche più grande perché aveva una spietatezza straordinaria che gli dava la forza di essere ancora più bravo. Le sue prime note di regia erano guardarti negli occhi e trasmetterti qualcosa, e ti trasmetteva delle cose straordinarie. (Francesca Benedetti)
- Del regista ricordo non solo allestimenti nel teatro lirico, anche bellissimi di prosa. Nel primo caso c’era L’angelo di fuoco, il capolavoro teatrale di Prokof'ev insieme colle Melarance e Il Giuocatore, e lui s’immergeva in una cupissima vicenda storica di possessione diabolica come solo un puro può fare. Poi, una cosa d’ineguagliabile finezza: l’Opera, ingiustamente dimenticata, che Walter Braunfels ha cavato dagli Uccelli di Aristofane. Nella prosa mi piacquero moltissimo, fra l’altro, il Dialogue dans le marecage di Marguerite Yourcenar, un altro caso di crudeltà e ossessione che mette capo alla follia come rifugio, i Sei personaggi di Pirandello, lo sceneggiato televisivo da Zola Teresa Raquin e il Woyzeck di Büchner, uno di quei testi che ogni uomo di teatro prima o poi dovrebbe affrontare. E sempre ad altissimo livello. (Paolo Isotta)
- Quando conobbi Cobelli, ch’era anche un gran signore – a Milano quasi non ce ne sono più – e lo chiamai, come dovevo, "Maestro", lui mi guardò con quei suoi occhi stupiti: lo stupore di fronte al mondo pareva il suo sentimento dominante, essendo egli riuscito a conservare una caratteristica infantile come per miracolo. "A me? Maestro è Lei!". Mi venne dettata da San Gennaro una battuta felice: "Allora La chiamerò mon Petit Prince!", pensando al romanzo di Antoine de Saint-Exupéry, che gli adulti dovrebbero meditare più dei bambini destinatarî. S’illuminò tutto. Me lo ricordo dall’epoca del Mago Zurlì: il pomeriggio si trasmetteva "La tv dei ragazzi": lui, Nino Castelnuovo e un altro grande, Ferruccio Soleri, facevano i mimi. Quanta ironia e delicatezza! (Paolo Isotta)
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