Giacomo Bonafede Oddo

scrittore e giornalista italiano (1827-1906)

Giacomo Bonafede Oddo, noto anche come Giacomo Oddo (1827 – 1906), scrittore e giornalista italiano.

Mente e cuore modifica

  • Lord Palmerston fu favorevole all'unità nazionale d'Italia, ma la Polonia e la Danimarca furono da lui miseramente abbandonate. Univa le isole Jonie alla Grecia, ma nel tempo stesso cambiava la dinastia Ellenica; e queste contraddizioni non si spiegherebbero ove non si ricorresse alla regola degli interessi inglesi. (p. 18)
  • Lord Palmerston sarà scuola ai futuri ministri inglesi e a quei governi in generale che tutto sacrificano ai vantaggi della propria nazione, ma sarà giudicato severamente da quanti vogliono collocare sopra i troni dei Re e degli Imperatori i troni della libertà e della giustizia. (p. 19)
  • I quadri del D'Azeglio apparranno o monotoni, o sbiaditi a quanti sono avvezzi allo spettacolo di certe scuole moderne, ma saranno di scuola a quegli altri che pensano la fantasia umana non potere aggiungere ma scemare bellezza alla natura. (p. 24)
  • Il bello della natura è legato al bello morale; a chi conosce il primo non può restar nascosto il secondo. (p. 25)
  • Riccardo Cobden non appartiene all'Inghilterra; egli appartiene all'umanità, e studiò, e lavorò, e sudò per essa.
    Egli non aveva una missione limitata né ad un paese né ad un'epoca.
    Le sue teorie appartengono al mondo tutto, e come nel presente così nell'avvenire. Egli redense[1] dalla povertà e dalla miseria il popolo angariato dall'aristocrazia, asciugò le lagrime di tanti afflitti, portò l'abbondanza nella casa dell'operaio, rese prospera e lieta la vita di chi suda nell'onesto lavoro. (p. 36)
  • Carlo De Blasis creò un genere artistico a sé, pieno di sentimento, di espressione, di poesia o di un'effetto pittoresco, e perciò fu considerato capo scuola. Ebbe molti imitatori; ma niuno più di lui possedé il genio dell'arte sua. Ne estese i limiti e l'innalzò al rango delle arti imitatrici, fondandola sovra gli stessi principii, dandole l'eguale importanza, fissandone il medesimo scopo. (p. 103)
  • La danza e l'azione mimica del Blasis , fondate sopra le regole del disegno, erano corrette, eleganti, espressive, nobili, e che sempre dipingevano in modo armonioso i sentimenti che agitavano lo spirito. (p. 103)
  • Egli [De Blasis] presentava nei suoi quadri, ognora animati da celeste scintilla, il perfetto ed incantevole accordo del ballo e della musica, ed è perciò che coltivò codesta arte quanto quella del ballo. (p. 103)

Incipit di Il brigantaggio modifica

Scrivendo del brigantaggio, intendo portare una pietra all'edifizio di quella civiltà che, a poco a poco ed a traverso difficoltà infinite, si va sviluppando e costituendo in Europa. La storia, ove non tradisca il vero per interessi particolari, pare a me la scuola più acconcia all'incivilimento dei popoli. Chiamo veramente incivilito quel popolo che ha coscienza dei suoi diritti e sa, ad onta di qualsiasi estranea prepotenza, usarne; che conosce e sente i suoi propri doveri ed accosto di qualunque sagrificio li adempie. Ogni altra civiltà, che non sia questa o che a questa direttamente non conduca, giudico falsa, illusione di nazioni superbe, vanto stolto di municipii, servilità riccamente vestita, regalo di governi e di re, i quali calcolano sempre e molto sulla eviratezza e corruttibilità dei cittadini.

Bibliografia modifica

Altri progetti modifica

  1. Nel testo "redenze".