Fulvia (moglie di Marco Antonio)

moglie di Clodio, poi terza moglie di Marco Antonio

Fulvia (77 a.C. – 40 a.C.), moglie del triumviro della Repubblica romana Marco Antonio.

Fulvia osserva compiaciuta la testa decapitata di Cicerone (Pavel Svedomsky, 1898)

Citazioni su Fulvia modifica

  • Fulvia, nata da quel Flacco che deturpò la causa dei Gracchi, non vuole amori volgari, ma comandare a chi comanda: sposa Clodio, deforme, ma prepotente e facinoroso, e che la piglia per le sue ricchezze: lui assassinato, maritasi in Curione, fastoso dissolutissimo e perpetuo sommovitore della pubblica quiete: morto anche questo, diviene di Antonio, e si fa consigliera e ministra delle costui crudeltà; assiste al supplizio di trecento uffiziali ch'egli fa scannare nella sua tenda; sevisce contro il teschio di Cicerone; lei presente, in casa di Gemello, uomo tribunizio, si dà una cena a Metello console ed ai tribuni, ove si gavazza tra nefandità da lupanare, e si prostituisce il nobile giovinetto Saturnino. (Cesare Cantù)

Ettore Ciccotti modifica

  • La sua indole, avida di dominio, implacabile, crudele anche, la dovette far credere donna per errore della natura; ed il matrimonio le diede modo di emendarla, congiungendola prima a Clodio e Curione, due degli uomini più irrequieti del suo tempo, e poi a M. Antonio, uno strumento, anche più che un braccio, che, caduto dalla mano di Cesare, dovea ancora mostrarsi adatto a tante opere, nella mano di chi sapesse brandirlo e maneggiarlo.
  • Niente di muliebre, fuor che il corpo, voleva uno storico che vi fosse in Fulvia. Nel suo aspetto, che forse una moneta ancora si conserva, un ammiccar d'occhi, tra ironico e petulante, e la linea un po' dura del naso adunco e delle labbra serrate, contrasta con una fisonomia grassa e soddisfatta e dà un'espressione di petulante ed ostinata ambizione, di uccello da preda a quel volto, quasi fiammingo, dietro cui non si sarebbe aspettato di trovar altro che un'egoistica aspirazione ad una non disturbata esistenza.
  • Tra quel pullulare di nuove figure, a cui apre l'adito la morte di Cesare, essa campeggia, ora per la spinta che dà ad altri, or per la sua opera stessa, con le sue rapine, le sue vendette, i suoi intrighi, le sue intrusioni in città e nel campo, nella scena e nel dietroscena della politica.
    Ma la donna, innanzi a cui tanti uomini aveano dovuto piegarsi, o spezzarsi, come fragili canne, dovea essa stessa soccombere ad una altra donna[1].

Note modifica

  1. Allusione a Cleopatra, amante di Marco Antonio.

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