Flavio Manzoni

designer e architetto italiano

Flavio Manzoni (1965 – vivente), designer italiano.

Flavio Manzoni (2018)

Citazioni di Flavio Manzoni modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • Il design è un meta-linguaggio e ritengo importante un approccio al design che rifletta ogni intenzione e ogni scelta in modo chiaro e comprensibile, senza retorica o over-styling. Le citazioni sono belle quando sono discrete e non inficiano la modernità dell'oggetto.[1]
  • Il design comincia sempre dalla consapevolezza del prodotto.[2]
  • La passione me l'ha trasmessa mio padre Giacomo — un disegnatore fantastico, una mano straordinaria — insieme a quelle per l'arte, l'architettura, la pittura, il disegno industriale. Io, semplicemente lo emulavo. Una... "malattia" di famiglia, estesa anche ai miei fratelli. Disegnavo tutto, qualsiasi cosa vedessi era fonte di ispirazione e, per quanto riguarda l'automobile, soprattutto le dream car dei carrozzieri: la Ferrari Modulo, la Lancia Stratos Zero, la Maserati Boomerang di Giugiaro. Non saprei spiegare il perchè di questa pulsione, ogni tanto me lo chiedo anch'io! So solo che disegnavo tanto, ritagliavo e raccoglievo album con disegni e ispirazioni. Una lampada, l'ultima calcolatrice Olivetti di quei tempi, ad esempio, potevano diventare l'oggetto dell'ispirazione stessa. A volte, la mattina appena sveglio, disegnavo ciò che avevo sognato o immaginato la notte prima.[3]
  • [Sulla progettazione di automobili, «[...] come nasce un macchina: testa, matita, computer?»] Diciamo tutto insieme. Partire dal foglio bianco come molti pensano, in realtà significa poco o nulla. All'inizio si è sempre un po' visionari, per carità, perchè non si può dimenticare il fascino della dimensione del sogno. Ma, allo stesso tempo, bisogna essere anche un po' pragmatici perché se poi quel sogno rimane solo un sogno... La forma deve materializzare l'essenza del progetto, avere la capacità di comunicare con il suo linguaggio formale il significato del progetto stesso, le caratteristiche più importanti. A mio modo di vedere, non c'è design se non c'è innovazione. Ma serve grandissimo rigore nel fondere forma e funzione. Dietro ogni scelta c'è sempre un elemento razionale che va interpretato con l'anima artistica. Qualsiasi progetto [...] parte da obiettivi precisi, che siano performance, peso, efficienza aerodinamica, consumi...[3]

Da Auto alla Ferrari

Intervista di Leonardo Iannacci, auto.it, 26 giugno 2015.

  • [Sugli inizi] Mi cercò Mario Simoni, all'epoca responsabile della rubrica che Auto aveva ideato per prefigurare automobili future. In pratica mi venne chiesto di anticipare ogni mese, con uno o più disegni, un modello che sarebbe uscito di lì a poco sul mercato. Mi disse, Simoni: ti faremo avere foto-spia scattate a prototipi ancora camuffati e ti forniremo le altre informazioni. Tu immaginerai il resto... Toccavo il cielo con un dito. Iniziavo, tornando a casa in treno, a immaginare quell'auto ancora ignota nella sua forma definitiva. Utilizzavo varie tecniche di disegno, dall'acrilico all'aerografo. Ma partivo sempre dal foglio bianco, utilizzando la matita. Una volta completato il rendering che mi era stato richiesto, lo portavo in redazione. Sul primo numero venne pubblicata l'anticipazione di una Jaguar XJ. Poi mi sono scatenato disegnando bozzetti di Audi, Mercedes, Fiat, VW... Ho lavorato per voi fino al 1992, quando mi sono laureato. Quelli di Auto stati anni importanti e divertenti, anche perché in testa avevo un'idea fissa: studiavo architettura ma il desiderio era quello fare la tesi in Disegno Industriale con soggetto, ovviamente, un'auto. Era un sogno che avevo fin da bambino.
  • [Sulla Lancia Fulvia Concept] Quella concept resta un grande rimpianto: difficoltà interne in Lancia impedirono il passaggio dalla concept al modello stradale. Ma se guardate ancora oggi il prototipo potete scorgere grandi segnali di modernità. La mia idea era quella di rispettare le forme iconiche di quella coupé, mito degli anni '60 e '70, ma con un metalinguaggio delle forme di grande attualità. Non sarebbe stata un'operazione di remake della storica Fulvia Coupé, tra l'altro io non amo la tendenza del retrò-design per un'automobile...
  • Le persone mi chiedono spesso cosa significhi lavorare per la Ferrari e la risposta è netta: quando realizziamo un'automobile che ha il Cavallino Rampante sulla carrozzeria ne siamo particolarmente orgogliosi perché qui si lavora con un preciso obiettivo: raggiungere l'eccellenza assoluta. Sentiamo il dovere etico di non tradire la nostra storia. [...] la filosofia che si respira qui a Maranello impone sempre di pensare al futuro, non al passato: non possiamo esimerci dal creare auto che non siano null'altro che dei capolavori. Abbiamo la necessità di spostare continuamente in avanti quel limite. Di fare sempre meglio. Non dobbiamo accontentarci mai. È una sfida costante verso se stessi e il mondo. Per uno come me che, da bambino, immaginava automobili e guardava fuori dalla finestra, sognando cosa avrebbe fatto da grande, è una sensazione impagabile.

Intervista a Flavio Manzoni

Paolo Briscese, iconmagazine.it, 26 gennaio 2022.

  • Quando si parla del Made in Italy non si può prescindere dalle origini del concetto e dalla sua evoluzione. La chiave del successo del Made in Italy o della "linea italiana" sta in un approccio differenziato e pluralistico, che non ha nulla a che fare con uno "stile", come invece è avvenuto per esempio nel caso dell'"International Style" del funzionalismo o dello Styling americano degli anni '30. Più che uno "stile" nel senso comune del termine, quello italiano rappresenta qualcosa di più profondo: si tratta di un "approccio culturale al progetto", che continua ad essere vivo ancora oggi e a stupire per la grande varietà di produzione lasciata in eredità dai grandi designer visionari del passato, e che caratterizza tutt'oggi i migliori prodotti del design contemporaneo.
  • Il rischio più importante che un designer deve correre è quello di avere il coraggio di osare. Bisogna saper prefigurare il futuro, anticipare quella che è la naturale evoluzione di un marchio. Ciò vuol dire anche gettare il cuore oltre l'ostacolo, credere nell'ispirazione, nelle intuizioni, saper riconoscere quelle più interessanti ed originali e portare avanti il progetto con determinazione, con la consapevolezza che si tratta della scelta giusta.
  • Per quanto riguarda il mio gusto, la mia sensibilità, trovo che le vetture degli anni '60 abbiano rappresentato degli archetipi di stile impareggiabili. Sono vetture dalle forme sensuali, di una bellezza quasi romantica, ma anche prorompente, molto morbida; vetture che hanno trovato nella semplicità e nella plasticità delle forme la loro cifra stilistica principale. Un altro periodo che mi ha molto affascinato è quello degli anni '70, che ha visto la nascita delle cosiddette "Dream Car". Queste macchine, che traggono ispirazione dalla fantascienza, più utopie che auto vere e proprie, prefiguravano il futuro. Molte di esse erano ispirate all'aerospace, durante la cosiddetta "Space Age". [...] sembrano delle astronavi, oggetti fortemente ispirati anche al product design dell'epoca.
  • Credo che un design durevole e desiderabile nel tempo debba intanto basare la sua ricerca sull'innovazione tecnica e tecnologica. Allo stesso tempo deve possedere delle caratteristiche intrinseche di bellezza. È quindi necessario partire da un principio fondamentale di progettazione: quello dell'armonia. Quello di un designer non è mai solo un lavoro di stile; alla base di ogni nostro nuovo progetto c'è lo studio delle proporzioni, dell'equilibrio e dell'armonia dei volumi e delle forme.

Note modifica

  1. Da Sergio Chierici, Virtual Car intervista Flavio Manzoni, Director Creative Design del Gruppo Volkswagen, virtualcar.it, 26 ottobre 2007.
  2. Dall'intervista di Roberto Iasoni, Ferrari GTC4Lusso, parola al designer: «Mai una Rossa a guida autonoma», corriere.it, 15 febbraio 2016.
  3. a b Da Pasquale Di Santillo, Ferrari, come nasce un capolavoro: intervista a Flavio Manzoni, auto.it, 27 aprile 2019.

Altri progetti modifica