Fiori d'arancio
film del 1944 diretto da Dino Hobbes Cecchini
Fiori d'arancio
Titolo originale |
Fiori d'arancio |
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Paese | Italia |
Anno | 1944 |
Genere | commedia |
Regia | Dino Hobbes Cecchini |
Soggetto | Andrè Birabeau, George Dolley |
Sceneggiatura | Dino Hobbes Cecchini |
Produttore | Max Calandri |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori originali | |
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Fiori d'arancio, film italiano del 1944, regia di Dino Hobbes Cecchini.
Dialoghi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Maddalena: Lo sai che la nostra cantina è la cantina dei miracoli? C'erano nove bottiglie di vino bianco e ne ho trovate trentatré.
Raimondo: Sono io che faccio miracoli: ne ho fatte venire altre ventiquattro ieri. Sì, avevo notato che il Capri aveva una spaventosa tendenza a sparire.
Maddalena: Il nostro cameriere è una spugna. Beve per curarsi, dice lui.
Raimondo: Eh, non soltanto Battista è una spugna. Lo è anche tuo padre.
Maddalena: Oh, siamo alle solite, sempre mio padre!
Raimondo: Quel caro signor Amedeo.
Maddalena: E smettila con questa ironia, è un disco logoro ormai.
Raimondo: Sai, ha il bicchiere esuberante. E siccome preferisce la quantità alla qualità, io l'ho accontentato: vino in abbondanza ma di qualità scadente.
Maddalena: Ma perché sei così cattivo stasera?
Raimondo: Cattivo io? Ah, tutt'altro: osservo le debolezze degli altri e le soddisfo.
Maddalena: Oh sì, tu osservi sempre le cose brutte. Quando ce n'è una bella, non te ne accorgi mai. - Raimondo: Per fortuna siamo arrivati alla cerimonia [di nozze] evitando tutte le solite banalità dei fidanzati.
Maddalena: E tu credi che questo sia bello? Io lo trovo bruttissimo.
Raimondo: A lungo andare, si finisce per rimproverare alle mogli tutte le sciocchezze che ci hanno fatto fare prima.
Maddalena: Sarà, io non la penso così.
Raimondo: Ma una volta sì. Mi riferisco a quando ci parlavamo con gli occhi. E gli occhi sono meno facili a mentire della bocca. Non sanno dire che cose semplici: «mi piaci», «non mi piaci» e basta. - Maddalena: Una volta sapevi almeno parlarmi con gli occhi.
Raimondo: È vero. Bastava che i tuoi occhi si fissassero nei miei e tutto si trasformava intorno a me. Non mi accorgevo di nient'altro che della tua presenza. [...] Da allora non ho visto altra donna che te e ho tremato all'idea di perderti.
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