Fiamma Nirenstein

giornalista, scrittrice, storica e politica italiana (1945-)

Fiamma Nirenstein (1945 – vivente), giornalista, scrittrice e politica italiana.

Fiamma Nirenstein (2008)

Citazioni di Fiamma Nirenstein

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  • [Su Reza Ciro Pahlavi] Ha un aspetto piuttosto occidentale questo quarantatreenne con la cravatta rossa, assertivo e tecnico, dal linguaggio tutto derivato dalla laurea in Scienze politiche: potrebbe divenire, se non il leader, almeno il simbolo unitario di una rivolta iraniana prossima ventura.[1]
  • [Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022] Putin è rimasto shoccato perchè aveva disegnato una realtà geopolitica inesistente, dove gli Ucraini erano Russi. Ma gli Ucraini non sono Russi, anzi hanno sempre cercato nessi a Occidente, nel bene e nel male, per sottrarsi alla Russia. Adesso la cultura europea per cui il nazionalismo era definitivamente infangato dal passato, deve capire che lo stato nazionale è portatore di libertà, non è nazifascista. Lo è invece l'imperialismo, che genera i mali attribuiti al nazionalismo. Gli esseri umani liberi combattono per la loro collettività coi loro eroi e le loro tradizioni, e le istituzioni - anche l'Ue! - devono rispettarli per sempre.[2]
  • [Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022] Qui la guerra non può essere pacificata con profferte per due ragioni che chi vive in Medio Oriente conosce molto bene: perché la parte aggressiva, la Russia, non vuole fare la pace. Vuole soggiogare l'Ucraina. È lo stesso motivo per cui non si riesce a fare la pace coi palestinesi. Il loro è uno scopo ideologico che nel caso di Israele prevede la sua obliterazione. Nel caso della Russia, la resa territoriale e ideologica dell'Ucraina. E gli ucraini non intendono arrendersi. C'è un'altra ragione per cui non è giusto chiedere all'Ucraina di cedere almeno in parte: perché l'uso della forza diverrà ancora più aspro. Anche questo si impara in Medio Oriente, guardando a Gaza. Sarebbe bello che chi dà suggerimenti o perora la pace si ispirasse a principi di realtà storica: la pace si fa con chi la vuole, la violenza è l'arma di chi vuole vincere la guerra che ha deciso di combattere. Non si può far altro che fermarlo, o almeno cercare di farlo, senza perdere la bussola del buon senso e dell'insegnamento per cui, noi sì, dobbiamo sapere cosa significa «never again». Combattere.[3]
  • [Sulle proteste per la morte di Mahsa Amini] La rabbia è di nuovo un fiume in piena, il coraggio del popolo iraniano è dispiegato nelle piazze per fronteggiare un regime che uccide i suoi cittadini pur di conservare il potere degli Ayatollah: una folla di giovani grida slogan di protesta nelle strade, molte donne si strappano il velo, mettono in gioco di fronte alla brutalità della polizia che picchia e spara, il bene più prezioso, la vita. Si parla già di 5 persone uccise e 75 ferite da lunedì in varie città del Paese.[4]

Intervista di Irma Loredana Galgano, sulromanzo.it, 29 dicembre 2015.

  • [Sullo Stato Islamico e l'Iran] Li accomuna il progetto di conquista del mondo intero e la volontà di convertirlo alla loro dottrina, l'Islam, anche se uno è sunnita e l'altro sciita.
  • Troppe ancora sono le immagini stereotipate. Pensiamo alla figura di Yasser Arafat, da molti visto come un eroe che si è battuto per la libertà del popolo palestinese quando in realtà non è che l'inventore del terrorismo internazionale.
  • Certamente ci sono state delle politiche occidentali di sfruttamento, di opportunismo legato al mercato petrolifero, di colonialismo... guai a dimenticarsene. Ma ciò di certo non legittima il terrorismo.
  • [Sul conflitto israelo-palestinese] Il terrorismo che c'è nello Stato non ha nulla a che vedere con lo scontro territoriale, altrimenti si sarebbe già giunti a un accordo. Una proposta che prevede due Stati per due popoli fatta decine di volte, a cui io personalmente sono favorevole. Ma gli estremisti hanno un'altra idea, ovvero che Israele deve appartenere solo alla umma musulmana e che gli ebrei se ne devono andare.

Sulle proteste per la morte di Mahsa Amini, ilgiornale.it, 2 ottobre 2022.

  • La più convincente delle rassicurazioni di democrazia che Giorgia Meloni presenta al mondo è la chiarezza con cui la leader ha difeso la libertà dell'Ucraina e attaccato l'aggressività russa.
  • Non lo si è scritto molto, ma l'Ucraina ha tagliato intorno al 20 settembre i rapporti diplomatici con l'Iran perché l'unica arma effettiva di Putin sono droni forniti dal regime iraniano. Lo sono anche quelli che usano gli hezbollah e gli uomini di Hamas in Israele.
  • Lo scontro nelle piazze iraniane a seguito della morte di Mahsa Amini, ormai esteso a tutte le province, è una occasione molto importante per una donna al potere di lanciare la sua potente offa a una battaglia sacrosanta e di larga gittata, perché chiude le porte all'ingerenza nella vita privata, nelle comunicazioni e nelle opinioni, si oppone alla condanna a morte dei gay e delle adultere. C'è un fronte che è antioccidentale e antiatlantico, che vuol vivere nel passato, quello atlantico appartiene all'oggi. L'Iran è un'ottima occasione per varare un atlantismo attivo.

Ada Sereni

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  • Ancora negli ultimi mesi della sua vita, quando la incontrai vestita di seta blu a piccoli fiori bianchi nell'albergo per anziani "Nof yerushalaim" fra i mobili italiani con cui aveva sistemato le sue due stanze, Ada Sereni spirava energia e grazia; era dura nei giudizi e dolce nei modi, accurata nel parlare e non dimentica di un aristocratico lieve accento romanesco.
  • [...] gli ebrei che erano riusciti a sopravvivere ai campi di sterminio non avevano altro obiettivo al mondo che quello di approdare a una casa che fosse la loro per sempre, da cui nessuno potesse deportarli per bruciarli vivi. Gli inglesi abbordavano e bloccavano le navi cariche di migliaia di scampati ad Auschwitz, compresi vecchi e bambini, spesso in pessime condizioni di salute, prima che toccassero Haifa o Jaffa, e respingevano gli ebrei verso l'Europa; ci furono affondamenti, morti, feriti, decine di episodi tragici insanguinarono le acque del Mediterraneo.
  • Ada [Sereni] fu di un'abilità e di un'energia eroica, finì anche in carcere, percorse la penisola con mezzi di fortuna e di nascosto incontrando mediatori marittimi, capi del Mossad e dell'immigrazione, soffrì con i profughi attese, rinunce, delusioni, gioì di immense vittorie morali, riuscì a risolvere con le autorità italiane situazioni che apparivano irrisolvibili, e trovò, come racconta nel suo libro I clandestini del mare edito da Mursia, una sostanziale simpatia per gli scampati da Auschwitz.
  • A La Spezia nel febbraio del '46 la nave Fede fu prima fermata dai carabinieri in assetto di guerra cui erano state fornite false informazioni sui passeggeri a scopo di boicottaggio. Quando, scesi dalla nave con l'intervento di Ada i mille passeggeri mostrarono tutti quanti il numero tatuato sul braccio sotto le armi puntate, i carabinieri italiani girarono le armi per eventualmente difendere la nave da attacchi di male intenzionati, e lasciarla partire.
  • Nel '47 Ada [Sereni] decise di restare ancora in Italia come capo dell'organizzazione per l'assistenza che seguitava ad avviare i profughi in Israele. Si calcola che ne abbia messi sulle sue navi circa 28mila. Più avanti, tornata in Israele, le sue attività di aiuto alla popolazione civile, e in particolare a quella palestinese di Gaza dove per incarico del governo cercò di organizzare servizi dopo il 1967, non si fermarono mai.
  1. Reza Pahlavi. «Anche per l'Iran è l'ora del cambiamento», La Stampa, 14 maggio 2003.
  2. Citato in Perché ora Zelensky può vincere, ilgiornale.it, 15 marzo 2022.
  3. Citato in Cedere territori non dà la pace, ilgiornale.it, 22 aprile 2022.
  4. Da Mahsa uccisa per il velo. Il pugno duro del regime sulla protesta in piazza, ilgiornale.it, 22 settembre 2022

Bibliografia

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  • Fiamma Nirenstein, Sereni Ada, in AA.VV., Italiane. Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra (1915-1950), 150anni.it.

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