Fiamma Nirenstein
giornalista, scrittrice, storica e politica italiana (1945-)
Fiamma Nirenstein (1945 – vivente), giornalista, scrittrice e politica italiana.
Citazioni di Fiamma Nirenstein
modifica- [Su Reza Ciro Pahlavi] Ha un aspetto piuttosto occidentale questo quarantatreenne con la cravatta rossa, assertivo e tecnico, dal linguaggio tutto derivato dalla laurea in Scienze politiche: potrebbe divenire, se non il leader, almeno il simbolo unitario di una rivolta iraniana prossima ventura.[1]
- [Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022] Putin è rimasto shoccato perchè aveva disegnato una realtà geopolitica inesistente, dove gli Ucraini erano Russi. Ma gli Ucraini non sono Russi, anzi hanno sempre cercato nessi a Occidente, nel bene e nel male, per sottrarsi alla Russia. Adesso la cultura europea per cui il nazionalismo era definitivamente infangato dal passato, deve capire che lo stato nazionale è portatore di libertà, non è nazifascista. Lo è invece l'imperialismo, che genera i mali attribuiti al nazionalismo. Gli esseri umani liberi combattono per la loro collettività coi loro eroi e le loro tradizioni, e le istituzioni - anche l'Ue! - devono rispettarli per sempre.[2]
- [Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022] Qui la guerra non può essere pacificata con profferte per due ragioni che chi vive in Medio Oriente conosce molto bene: perché la parte aggressiva, la Russia, non vuole fare la pace. Vuole soggiogare l'Ucraina. È lo stesso motivo per cui non si riesce a fare la pace coi palestinesi. Il loro è uno scopo ideologico che nel caso di Israele prevede la sua obliterazione. Nel caso della Russia, la resa territoriale e ideologica dell'Ucraina. E gli ucraini non intendono arrendersi. C'è un'altra ragione per cui non è giusto chiedere all'Ucraina di cedere almeno in parte: perché l'uso della forza diverrà ancora più aspro. Anche questo si impara in Medio Oriente, guardando a Gaza. Sarebbe bello che chi dà suggerimenti o perora la pace si ispirasse a principi di realtà storica: la pace si fa con chi la vuole, la violenza è l'arma di chi vuole vincere la guerra che ha deciso di combattere. Non si può far altro che fermarlo, o almeno cercare di farlo, senza perdere la bussola del buon senso e dell'insegnamento per cui, noi sì, dobbiamo sapere cosa significa «never again». Combattere.[3]
- [Sulle proteste per la morte di Mahsa Amini] La rabbia è di nuovo un fiume in piena, il coraggio del popolo iraniano è dispiegato nelle piazze per fronteggiare un regime che uccide i suoi cittadini pur di conservare il potere degli Ayatollah: una folla di giovani grida slogan di protesta nelle strade, molte donne si strappano il velo, mettono in gioco di fronte alla brutalità della polizia che picchia e spara, il bene più prezioso, la vita. Si parla già di 5 persone uccise e 75 ferite da lunedì in varie città del Paese.[4]
Intervista di Irma Loredana Galgano, sulromanzo.it, 29 dicembre 2015.
- [Sullo Stato Islamico e l'Iran] Li accomuna il progetto di conquista del mondo intero e la volontà di convertirlo alla loro dottrina, l'Islam, anche se uno è sunnita e l'altro sciita.
- Troppe ancora sono le immagini stereotipate. Pensiamo alla figura di Yasser Arafat, da molti visto come un eroe che si è battuto per la libertà del popolo palestinese quando in realtà non è che l'inventore del terrorismo internazionale.
- Certamente ci sono state delle politiche occidentali di sfruttamento, di opportunismo legato al mercato petrolifero, di colonialismo... guai a dimenticarsene. Ma ciò di certo non legittima il terrorismo.
- [Sul conflitto israelo-palestinese] Il terrorismo che c'è nello Stato non ha nulla a che vedere con lo scontro territoriale, altrimenti si sarebbe già giunti a un accordo. Una proposta che prevede due Stati per due popoli fatta decine di volte, a cui io personalmente sono favorevole. Ma gli estremisti hanno un'altra idea, ovvero che Israele deve appartenere solo alla umma musulmana e che gli ebrei se ne devono andare.
Sulle proteste per la morte di Mahsa Amini, ilgiornale.it, 2 ottobre 2022.
- La più convincente delle rassicurazioni di democrazia che Giorgia Meloni presenta al mondo è la chiarezza con cui la leader ha difeso la libertà dell'Ucraina e attaccato l'aggressività russa.
- Non lo si è scritto molto, ma l'Ucraina ha tagliato intorno al 20 settembre i rapporti diplomatici con l'Iran perché l'unica arma effettiva di Putin sono droni forniti dal regime iraniano. Lo sono anche quelli che usano gli hezbollah e gli uomini di Hamas in Israele.
- Lo scontro nelle piazze iraniane a seguito della morte di Mahsa Amini, ormai esteso a tutte le province, è una occasione molto importante per una donna al potere di lanciare la sua potente offa a una battaglia sacrosanta e di larga gittata, perché chiude le porte all'ingerenza nella vita privata, nelle comunicazioni e nelle opinioni, si oppone alla condanna a morte dei gay e delle adultere. C'è un fronte che è antioccidentale e antiatlantico, che vuol vivere nel passato, quello atlantico appartiene all'oggi. L'Iran è un'ottima occasione per varare un atlantismo attivo.
Ada Sereni
modifica- Ancora negli ultimi mesi della sua vita, quando la incontrai vestita di seta blu a piccoli fiori bianchi nell'albergo per anziani "Nof yerushalaim" fra i mobili italiani con cui aveva sistemato le sue due stanze, Ada Sereni spirava energia e grazia; era dura nei giudizi e dolce nei modi, accurata nel parlare e non dimentica di un aristocratico lieve accento romanesco.
- [...] gli ebrei che erano riusciti a sopravvivere ai campi di sterminio non avevano altro obiettivo al mondo che quello di approdare a una casa che fosse la loro per sempre, da cui nessuno potesse deportarli per bruciarli vivi. Gli inglesi abbordavano e bloccavano le navi cariche di migliaia di scampati ad Auschwitz, compresi vecchi e bambini, spesso in pessime condizioni di salute, prima che toccassero Haifa o Jaffa, e respingevano gli ebrei verso l'Europa; ci furono affondamenti, morti, feriti, decine di episodi tragici insanguinarono le acque del Mediterraneo.
- Ada [Sereni] fu di un'abilità e di un'energia eroica, finì anche in carcere, percorse la penisola con mezzi di fortuna e di nascosto incontrando mediatori marittimi, capi del Mossad e dell'immigrazione, soffrì con i profughi attese, rinunce, delusioni, gioì di immense vittorie morali, riuscì a risolvere con le autorità italiane situazioni che apparivano irrisolvibili, e trovò, come racconta nel suo libro I clandestini del mare edito da Mursia, una sostanziale simpatia per gli scampati da Auschwitz.
- A La Spezia nel febbraio del '46 la nave Fede fu prima fermata dai carabinieri in assetto di guerra cui erano state fornite false informazioni sui passeggeri a scopo di boicottaggio. Quando, scesi dalla nave con l'intervento di Ada i mille passeggeri mostrarono tutti quanti il numero tatuato sul braccio sotto le armi puntate, i carabinieri italiani girarono le armi per eventualmente difendere la nave da attacchi di male intenzionati, e lasciarla partire.
- Nel '47 Ada [Sereni] decise di restare ancora in Italia come capo dell'organizzazione per l'assistenza che seguitava ad avviare i profughi in Israele. Si calcola che ne abbia messi sulle sue navi circa 28mila. Più avanti, tornata in Israele, le sue attività di aiuto alla popolazione civile, e in particolare a quella palestinese di Gaza dove per incarico del governo cercò di organizzare servizi dopo il 1967, non si fermarono mai.
Note
modifica- ↑ Reza Pahlavi. «Anche per l'Iran è l'ora del cambiamento», La Stampa, 14 maggio 2003.
- ↑ Citato in Perché ora Zelensky può vincere, ilgiornale.it, 15 marzo 2022.
- ↑ Citato in Cedere territori non dà la pace, ilgiornale.it, 22 aprile 2022.
- ↑ Da Mahsa uccisa per il velo. Il pugno duro del regime sulla protesta in piazza, ilgiornale.it, 22 settembre 2022
Bibliografia
modifica- Fiamma Nirenstein, Sereni Ada, in AA.VV., Italiane. Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra (1915-1950), 150anni.it.
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