Eric Berne

psicologo canadese

Eric Berne (1910 – 1970), psicologo e psicoterapeuta statunitense di origine canadese.

Eric Berne, 1969

A che gioco giochiamo

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L'osservazione dell'attività sociale spontanea, condotta in maniera particolarmente produttiva in certi gruppi di psicoterapia, rivela che ogni tanto la gente muta atteggiamenti, punti di vista, voce, vocabolario e altri aspetti del comportamento. Insieme col comportamento spesso cambia anche il modo di sentire. In un determinato individuo, un certo tipo di comportamento corrisponde ad un particolare stato psichico, mentre un altro è in rapporto con un atteggiamento psichico diverso, spesso incompatibile con il primo. Questi cambiamenti e differenze suggeriscono il concetto di stati dell'io.

Per pochi fortunati esiste qualcosa che trascende ogni classificazione del comportamento, ed è la consapevolezza; qualcosa che si leva al di sopra della rievocazione del passato, ed è la spontaneità; e qualcosa che è più soddisfacente dei giochi, ed è l'intimità. Ma sono tre cose che possono rivelarsi insopportabili e addirittura pericolose per chi non vi è preparato. Forse costoro stanno meglio così come sono, cercando la loro soluzione nelle tecniche popolari di azione sociale, come quello "stare insieme" che è un modo di vivere con gli altri senza arrivare per questo all'intimità. Questo significa forse che se non c'è speranza per l'umanità, c'è almeno speranza per i singoli esseri umani.

"Ciao!"... E poi?

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Cosa dici dopo aver salutato?

Questa domanda infantile, apparentemente così ingenua e priva della profondità che ci si attende da una ricerca scientifica, in realtà porta in sé tutti i problemi che sono alla base del vivere umano, e tutti problemi fondamentali delle scienze sociali. È la domanda che "si pongono" i bambini, è la stessa in merito alla quale i ragazzini imparano ad accettare risposte disoneste, è la domanda che gli adulti eludono dando per buone le loro migliori risposte mistificanti, è quella su cui vecchi ed eruditi filosofi scrivono libri senza mai trovare la risposta. In essa è implicita sia la principale domanda della psicologia sociale: "Perché la gente si parla?", sia la principale domanda della psichiatria sociale: "Perché alla gente piace piacere?"

  • L'unità del rapporto sociale è una transazione costituita da uno stimolo solo e da una sola risposta verbale o no. La si definisce transazione perché ognuna delle due parti in causa ne ricava qualcosa che è poi la ragione per cui vi si impegna. (2018, pp. 29-30)
  • Il destino di ogni essere umano viene deciso da quanto succede dentro la sua testa, dopo che si è confrontato con quanto avviene fuori di essa. (2018, p. 39)
  • [L'individuo] Può non essere ciò che vuole, ma è ciò che vuole che sia. (2018, p. 39)
  • Il paziente infatti non lotta per poter diventare un vincitore, non è mai questo ciò che chiede alla terapia; lui si limita a chiedere di poter diventare un perdente migliore. (2018, p. 47)
  • Ne risulta comunque che il taglio del copione è condizionato dalla programmazione parentale, mentre il bambino è spesso libero di scegliersi una trama personale. (2018, p. 48)
  • La gabbia ha un aspetto familiare e rassicurante, e dopo aver dato un'occhiata alla vastità del mondo della libertà, con tutte le sue gioie e i suoi pericoli, l'uomo torna indietro, in gabbia, con tutte le sue leve e i suoi bottoni, ben sapendo che se impara a schiacciarle, e schiaccia quella giusta al momento giusto, gli saranno assicurati cibo alcool e ogni tanto anche un po' di emozioni. (2018, p. 68)
  • [L'amore] è la psicoterapia della natura.(2018, p. 97)
  • L'ironia o il dramma di ogni esistenza umana è che essa viene programmata da un bimbo in età prescolare, che ha una conoscenza molto limitata del mondo e dei suoi sistemi e la cui sensibilità si è formata con elementi che gli hanno fornito soprattutto i genitori. (2018, p. 106)
  • [...] un professore adulto giunge a una acquisizione di esperienze e di conoscenze pari a circa il 33% di quelle che aveva a quattro anni. (2018, pp. 114-115)

C'è al proposito una barzelletta tipica, sull'uomo la cui conversazione con le donne si svolgeva più o meno così: "Salve." "Salve." "Vieni a letto con me?"
Un amico gli consigliò di parlare un po', prima di porre simili domande. Così quando la volta successiva conobbe una ragazza, le disse: "Salve, sei mai stata in Etiopia?" "No." "Allora andiamo a letto." In realtà, non è poi tanto male. Ecco alcune altre possibilità.
ANSIOSO: "Salve." "Salve." "Sei mai stata in Etiopia?" "No." "Neanch'io. Però mi piacerebbe viaggiare. Hai viaggiato molto, tu?"
INGENUO: "Salve." "Salve." "Sei mai stata in Etiopia?" "No." "È un bel paese. Una volta quando ero là ho visto un uomo mangiare un leone." "Un uomo mangiare un leone?" "Allo spiedo. Hai già mangiato? Ti piacciono i barbecue? Conosco un posticino...", ecc.
Questi pochi consigli vengono dati a titolo esemplificativo e hanno l'unico scopo di stimolare l'ingegnosità del lettore.

Bibliografia

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  • Eric Berne, A che gioco giochiamo, traduzione di Vittorio Di Giuro, Tascabili Bompiani, Milano, 1991. ISBN 88-452-1051-0
  • Eric Berne, "Ciao!" ...E poi?, traduzione di Roberto Spinola e Laura Bruno, Saggi Tascabili Bompiani, Milano, 1994. ISBN 88-452-2295-0
  • Eric Berne, "Ciao!"... E poi?, traduzione di Roberto Spinola e Laura Bruno, Bompiani, Milano, 2018. ISBN 978-88-452-9547-8

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