Elena Aleksandrovna Kostjukovič
scrittrice, saggista e traduttrice russa
Elena Aleksandrovna Kostjukovič (1958 – vivente), scrittrice, saggista e traduttrice russa naturalizzata italiana.
Citazioni di Elena Aleksandrovna Kostjukovič
modifica- Un libro di successo può essere anche un buon libro e un libro di qualità può diventare un libro di successo. Il confine tra letteratura e non letteratura si può solo intuire. A volte si rimane storditi di fronte a certe opere trash e demenziali salvo poi accorgersi che si tratta di parodie e quindi di letteratura. Oppure capita di trovarsi di fronte a un testo pulito, ben costruito e si capisce solo dopo che si tratta invece di un calco, di un simulacro senza un goccia di sangue e senza vita. E non di vera letteratura.[1]
- Credo che si possa parlare di casi letterari solo quando si manifesta una lingua letteraria nuova. Lei afferma che nella letteratura si narrano sempre le stesse storie, certo, è così, ma il linguaggio usato per incarnare queste storie si reinventa ogni volta. E talvolta accade che questo linguaggio risulti incredibilmente inedito e fresco e che anche vetusti procedimenti stilistici vengano combinati in modo da risultare incredibilmente freschi ed efficaci. Un esempio di questi straordinari raggiungimenti linguistici e culturali è nel mio ricordo l'opera di Dmitrij Prigov nella quale, grazie a una geniale alchimia combinatoria, da dense stratificazioni linguistiche e culturali scaturiscono significati inediti.[1]
Intervista di Titti Marrone, repubblica.it, 7 aprile 2022
- La versione ufficiale russa su Bucha, che si tratterebbe di una messinscena, ha la stessa logica che porta il professor Fomenko a sostenere che la storia europea sia stata falsificata nel 1500 dagli europei, negatori del grande passato della Russia. E così come la vera storia russa sarebbe stata alterata, gli ucraini avrebbero ammazzato 470 persone disponendole in un set dell’orrore. Ci crede il popolo? Sì, perché questa è la sola informazione che passa.
- [Su Vladimir Putin] Convivono in lui idealizzazioni e mistica del Kgb che lo ha sollevato dalla sua parte socialmente misera. Alla fine lui stesso non sa che cosa realmente stia avvenendo: vive da segregato, non si fida di nessuno, vede solo sudditi che gli portano le notizie che vuol sentire e che servono a loro per conservare il proprio posto comodo. Uno degli effetti del Covid è stato poi liberare tra la gente le fantasie più strane e dare ai Paesi poteri più forti del solito. L’effetto di ciò sui russi è stato micidiale.
- [«Può attuare la minaccia nucleare?»] Esperti militari russi dicono che può farlo senza problemi. Ma una volta dato l’ordine, ci sono altre cinque persone che dovrebbero attivare i codici necessari a scatenare un attacco nucleare. Se uno si rifiuta, diventa un eroe, e sarebbe anche la fine di Putin.
Intervista di Stefania Parmeggiani, repubblica.it, 16 aprile 2022
- Fomenko e i suoi seguaci sostengono che tutti i libri di tutte le biblioteche del mondo sono stati rimpiazzati da volumi falsi, realizzati da conoscitori della calligrafia antica con l'utilizzo di pergamene invecchiate, inchiostri diluiti e sigilli contraffatti. Anche metodi di datazione, come quello al Carbonio 14, sarebbero basati sulla menzogna. La civiltà greca non sarebbe mai esistita, la Palestina biblica era situata in Italia, di Ivan il Terribile ce ne furono quattro... Possiamo andare avanti per giorni.
- [Su Vladimir Putin] Di sicuro [la nuova cronologia] gli è utile perché secondo le dottrine che si basano sulla Nuova cronologia è arrivato il momento di ripristinare la giustizia e porre fine all'umiliazione storica del grande popolo russo.
- Tutti i collaboratori di Putin sono costretti a leggere l'opera omnia di Aleksandr Dugin, filosofo, esoterista e fondatore del Partito nazionalbolscevico. I testi della sua Noomachia, corrente filosofica che predica la guerra tra civiltà, sono nei piani di studio di molte università, raccomandati agli insegnanti delle scuole statali.
- Secondo il concetto di Russkij Mir, le terre "ancestrali slave" prima o poi si concentreranno attorno alla poderosa Terza Roma, ossia Mosca. Perché sia possibile ricomporre i pezzi di questa Russia ideale, bisogna che nasca un superuomo. E questi prima di agire dovrà aspettare il momento in cui sarà finita una grande peste, la Morte Nera che falcerà i popoli, come indicato nell'Apocalisse.
- Putin ha una mentalità atavica, mistica, oscura. È uno che non usa il computer, non naviga su Internet, dà ascolto ad eremiti, va in clausura sul Monte Athos, crede a indovini e sciamani.
- [Sulla Z] Ci sono diverse interpretazioni, molte plausibili. Io ritengo verosimile che sia lo stesso segno che portavano addosso i soldati del gruppo d'assalto nazista Zentr, che Hitler mandò a conquistare l'Ucraina. Un gruppo di crudeltà inumana che abbiamo visto in tanti film, nei quali però si avvertiva sempre una strana, inspiegabile romanticizzazione di quella forza distruttrice, di quella estetica.
- Penso che questa guerra sia già un gigantesco fallimento: a parte Putin, nessuno la vuole, la gente finisce in prigione perché usa parole proibite. Forse alla fine saranno i generali a fermare questa follia perché a differenza del Grande Capo utilizzano la logica.
Intervista di Guido Caldiron, ilmanifesto.it, 29 aprile 2022
- [I sostenitori della nuova cronologia] sono convinti che nell'antichità la Russia fosse molto più grande e potente di quanto è spiegato nei libri di Storia: il suo territorio avrebbe corrisposto di fatto a quello dell'intero continente europeo e a una parte dell'Asia. E perfino a Londra c'era in realtà uno Zar, un re di origine russa. Si trattava di una società basata sulla «mentalità russa», frutto del cristianesimo locale avversario irriducibile della Chiesa di Roma, su saldi valori morali improntati alla tradizione e su quella che potremmo definire come giustizia sociale. In base a questa narrazione perfino Gesù Cristo sarebbe stato in realtà russo, nativo di Kherson, uno dei centri oggi al centro della guerra, e una delle città sacre della antica religione russa. Questo primato del «Russkij Mir», l'idea che l'intera civiltà europea guardasse in qualche modo alla Russia, è stato però cancellato, addirittura tutti i libri precedenti al XVI secolo sono stati riscritti e gli originali bruciati perché di quella storia non restasse alcuna traccia: il tutto ad opera del clero e degli occidentali che hanno così cercato di imporre la propria egemonia sul mondo fin dall'antichità.
- Credo che l'apparente semplicità di ogni progetto storico che si basa sull'evocazione di una «purezza originaria» possa fare presa facilmente su una popolazione in difficoltà e, allo stesso tempo, annunciare le peggiori tragedie. Penso a quanto ha scritto Umberto Eco ne Il nome della rosa, quando Guglielmo da Baskerville rispondendo all'inquisitore che gli chiede cosa faccia più paura nella vita, non ha dubbi ad affermare: «La purezza». Così, oggi in Russia si percepisce il desiderio di ricostruire a tavolino un passato ideale e puro e per farlo si guarda ad un tempo che precede sia l'era sovietica che quella dell'Impero zarista, forse perché in quelle stagioni era più difficile separare nettamente il «Russkij Mir» dal mondo esterno: una stagione di grandezza e innocenza cancellata da un complotto occidentale.
- Secondo la «Nuova cronologia» c'è un «piano» che solo una sorta di «eletto» potrà realizzare per restaurare la grandezza russa del passato e ricondurre alla verità la Storia e il mondo intero. Se da un lato questa visione si alimenta di una paranoia costruita su un fondo di miti sconclusionati, dall'altro auspica esplicitamente che tutti i popoli e le nazioni della Rus' originale siano riuniti in una sola nazione, guidata dalla poderosa Terza Roma, vale a dire da Mosca. È questa visione messianica, intrisa di mitologia come di esoterismo che ha accompagnato l'invasione e che fa dubitare che alla guerra si possa porre davvero fine attraverso strumenti razionali o alle forme consuete della diplomazia.
Intervista di Davide Romano, mosaico-cem.it, 11 giugno 2023
- Sono nata in una famiglia intellettuale ebraica di Kyiv di cultura e lingua russa, come tante altre famiglie della "classe creativa" nelle capitali delle quindici repubbliche dell'Unione Sovietica. [...] Queste famiglie ebraiche intellettuali erano in gran parte laiche ed estranee al mondo ebraico tradizionale. Persino i miei nonni non conoscevano né lo yiddish né l'ebraico. Ciononostante, gran parte della famiglia fu fucilata dai nazisti nel 1941 a Babi Yar, che è uno dei tragici episodi della Shoah. I nazisti scegliendo le vittime consideravano la "razza", non certo lingua e/o religione. Il resto della famiglia fu poi perseguitato per gli stessi motivi razziali dalle autorità staliniane nel corso della grande campagna antisemita sovietica ("lotta contro i cosmopoliti") del 1948/1953.
- Penso che dopo aver visto la propaganda russa mentire su qualsiasi cosa (ad esempio, affermare che la Russia non avesse iniziato la guerra contro l'Ucraina), mi credereste se vi assicuro che non ci sono neonazisti in Ucraina. La Russia usa questa parola, mentendo palesemente, solo per fare pressione sui nervi delicati dell'opinione pubblica occidentale.
- Se la propaganda russa, strappando l'argomento dal suo contesto, mostra in giro alcuni tatuaggi che si fanno incidere, probabilmente in caserma nelle ore libere, alcuni ragazzacci che si sono arruolati per diventare paracadutisti nel battaglione Azov, posso invitarvi a interessarvi a quali tatuaggi hanno quelli della "Brigata Folgore" o della "Legione straniera" francese. Statisticamente i tipi del genere sono ovunque, ma il loro numero è irrilevante.
- Ora in Ucraina non solo non c'è antisemitismo a livello di dichiarazioni, ma dirò di più: dopo l'inizio dell'invasione russa, Israele per l'Ucraina è un Paese eroico e un campione per il futuro. [...] Quanto al becero antisemitismo di bottegai e diseredati, dei giovanotti che aderiscono all'estrema destra, questo tipo di "giudeofobia" probabilmente esiste in Ucraina, così come esiste in tutto il mondo, e l'Italia non mi sembra faccia eccezione. È importante che in Ucraina nessuno permette a queste tendenze di aprire bocca.
- A livello dello stesso Putin e dei suoi amici, l'antisemitismo, sinceramente, non si è verificato. [...] Ciononostante, nel corso degli anni noi intellettuali abbiamo spesso rabbrividito di fronte alle occasionali pubblicazioni dei personaggi russi di spicco che alludevano in un modo assai cruente al "popolino piccolo che allunga le proprie mani sui risparmi della gente normale" o a "coloro i quali, sfortunatamente, non sono stati ammazzati tutti dai tedeschi a loro tempo". Questo partiva dall'ideologo del regime Prilepin, quello dell'attentato non riuscito, e dall'autoproclamato filosofo Dughin, oltre che da parte di propagandisti qualunquisti, i quali ultimamente danno sempre più voce alla retorica aggressiva, brusca, manipolando le latenti pulsioni antigiudaiche.
- Alla Russia di Putin oggi l'Ucraina è indispensabile come una testa di ponte, un cuneo che penetra nell'agognata e odiata Europa. L'obiettivo è interferire sempre di più nei loro processi politici, a partire dalle elezioni. Tra gli obiettivi russi, c'è anche l'intenzione di continuare ad aizzare il terrorismo internazionale, a erodere il diritto internazionale, a iniettare denaro nelle classi governanti europee, a investire nelle correnti estremiste dei Paesi europei, creando instabilità e caos. Tutto ciò nell'ottica assurda di "ripristinare la grandezza passata della Russia".
Note
modifica- ↑ a b Dall'intervista di Tatiana Shabaeva, "Diffidate dai casi letterari di russo c'è solo lo pseudonimo", it.rbth.com, 8 dicembre 2010.
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