Edgardo Franzosini
Edgardo Franzosini (1952 – vivente), scrittore, biografo e traduttore italiano.
Citazioni di Edgardo Franzosini
modificaArthur Cravan fu poeta, scrittore, pittore, critico d'arte, conferenziere e pugile (ma, secondo Blaise Cendrars, anche scassinatore, raccoglitore di arance nelle piantagioni della California, pescatore di merluzzi al largo di Terranova, conducente di taxi e ricattatore: tutte occupazioni che Cravan intraprese e quindi abbandonò perché attratto, come scrisse lui stesso, dalla "meravigliosa vita del fallito". Verso la fine di giugno 1910 pare fosse arrivato a pesare 104 chili e 200 grammi. "Il mio talento" ammise in quell'occasione, senza tuttavia chiarire a quale talento si riferisse "forse non è esattamente proporzionale alla mia corporatura, ma sono certo che anch'esso, col tempo, crescerà".[1]
Questa vita tuttavia mi pesa molto
modificaDavanti al portone del numero 3 di rue Joseph-Bara, un palazzo color grigio piombo e con il tetto di tegole che non ha conservato più nulla dell'eleganza di un tempo, è seduta, come al solito, Madame Soulimant. Madame Soulimant è la custode. Lì, davanti al portone, passa quasi tutta la giornata – e d'estate spesso anche la notte –, spostando la sedia di legno dal piano impagliato da destra a sinistra del piccolo arco d'ingresso a seconda dell'ora. «Buongiorno, Monsieur Bugatti» dice rivolgendosi a un uomo che sta attraversando l'androne. L'uomo risponde con cortesia, togliendosi il cappello di feltro nero dalla tesa larga e scoprendo una fronte ampia e prominente. È alto ed è vestito in modo elegante, ma ha le spalle curve e l'andatura rigida e impacciata.
Citazioni
modifica- Rembrandt si sente a proprio agio solo in mezzo agli animali, solo a contatto con quella comunità senza parole. Il giardino zoologico è la mia consolazione, ha scritto un giorno al fratello. Quando sono di fronte a loro e li fisso negli occhi, racconta alla madre, mi sembra, non metterti a ridere, di rendermi perfettamente conto delle loro gioie e delle loro pene. Lo so che pare una sciocchezza, una cosa sentimentale, dice sconcertato dalle sue stesse parole, ma è così. (pp. 18-19)
- Le sole bestie che hanno condiviso per qualche mese con Rembrandt lo studio di rue Duméril sono state due piccole antilopi del Senegal, un maschio e una femmina. Gliele ha inviate un giorno Michel L'Hoëst, il direttore dello zoo di Anversa, affidandole alle sue cure. [...] Una delle due però, la "piccola" come la chiama per distinguerla dal maschio, di taglia leggermente più grande (Rembrandt non vuole dar loro un nome, la considera una di quelle cose che, nel rapporto tra uomo e animale, ha l'inutile scopo di umanizzare le bestie), la piccola, dunque, si accovaccia davanti alla porta d'ingresso e, da allora, ogni notte prenderà sonno in quel punto. Le due antilopi del Senegal rimarranno da giugno a settembre in rue Duméril, per poi tornare alla loro gabbia di Anversa. (pp. 36-37)
- Dal cielo cade una luce diafana e toccandosi con la punta delle dita il cappello Rembrandt sente, sotto i polpastrelli, il feltro inumidito. Passando accanto a un chiosco di giornali si ferma un momento a osservare sulla prima pagina di un quotidiano le fotografie di alcuni cavalli, ritratti in zone di guerra, con il muso coperto da maschere antigas. (pp. 107-108)
Il giorno seguente il corpo di Rembrandt Bugatti viene trasportato a Milano. Sotto un violento rovescio di pioggia, alla presenza del padre, della madre, del fratello Ettore[2], della cognata e dei nipoti, la salma viene inumata senza solennità nella tomba di famiglia. Solo dopo la guerra verrà riesumata per essere seppellita a Dorlisheim, dove ora riposa accanto ad altre quattro che portano il suo stesso nome.
Note
modifica- ↑ Da L'importanza di non chiamarsi Fabian Avenarius Lloyd; in Arthur Cravan, Grande trampoliere smarrito, a cura di Edgardo Franzosini, Adelphi, 2018, p. 143. ISBN 978-88-459-3295-3
- ↑ Ettore Bugatti, progettista di automobili e imprenditore, più grande di Rembrandt di tre anni, è stato il fondatore della casa automobilistica Bugatti. Cfr.voce su Wikipedia.
Bibliografia
modifica- Edgardo Franzosini, Questa vita tuttavia mi pesa molto, Adelphi, 2015. ISBN 978-88-459-3012-6
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikipedia contiene una voce riguardante Edgardo Franzosini