Doug Bradley

attore inglese

Doug Bradley (1954 – vivente), attore inglese.

Bradley nel 2010

Citazioni di Doug Bradley

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  • [Su Hellraiser: Revelations] Era chiaro che la ragione dell’esistenza del film era per non perdere i diritti sul franchise: dovevano assolutamente avere un film pronto entro settembre, ed io ho ricevuto questa telefonata a metà luglio... (dalla convention Days of the Dead Atlanta, gennaio 2017)[1]
  • [Su Hellraiser: Revelations] La mia reazione effettiva [...] fu di dire «vaffanculo». Non avete portato altro che danni al franchise sin da quando siete arrivati: possibile vi interessi così poco di un vostro prodotto? Siete arrivati ad un passo dal perdere i diritti: be’, sapete che vi dico? Magari avreste dovuto perdere quei fottuti diritti, e forse sarebbero andati a qualcuno a cui sarebbe fregato. Che ne pensate? (dalla convention Days of the Dead Atlanta, gennaio 2017)[1]
  • Durante Hellraiser, ero a conoscenza che Pinhead era stato in passato un uomo. Non sapevo chi e non sapevo quando. Non avevo discusso nessun dettaglio specifico della sua backstory con Clive per Hellraiser, ma sapevo che era un essere umano. Ho usato questa informazione per ancorare due elementi: il primo, che tra le tante cose che ho percepito riguardo a Pinhead, il guardarsi allo specchio fosse [fonte di] malinconia e senso di smarrimento. L’ho collegato al senso di perdita della sua umanità che non riusciva a ricordare. Decisi che non riusciva a ricordare chi fosse stato, ma che avesse la consapevolezza di essere stato umano, un fatto che spiegava anche – ai miei occhi – la sua infinita fascinazione per gli esseri umani e per gli angoli oscuri e contaminati delle loro menti e anime. (da un Q&A a Screamfest, 15 aprile 2018)[2]

Da Hellraiser

Intervista di John Nicol, Fangoria, n. 313, maggio 2012; riportato e tradotto in Doug Bradley racconta Hellraiser, Ilzinefilo, 9 aprile 2018

  • Spesso ho detto che Hellraiser e Prigionieri dell'inferno sono semplicemente una storia faustiana, e Pinhead ha molto del Mefistofele.
  • Quando ho letto la sceneggiatura ho trovato elementi familiari provenienti da almeno un paio di personaggi di Clive che ho interpretato a teatro, ma non so se lui fosse conscio di questo. Probabilmente sapeva che costavo poco.
  • Una parte oscura? Certo, ce l’abbiamo tutti, ma ti assicuro che non ha nulla a che vedere con uncini e catene e far soffrire altra gente. Di sicuro ho un’immaginazione oscura.
  • Dicono che come attori noi mettiamo una parte di noi stessi in ogni ruolo che interpretiamo, e quella piccola del ruolo che recitiamo rimane con noi. Nel caso di Pinhead non sono sicuro di voler avere quella parte. Se ho messo qualcosa di me nel personaggio non l’ho fatto coscientemente e continuo a non vederla.
  • È stato sempre importante per me mantenere quel senso di anonimità nella mia testa, per quel senso di assenza, mistero ed enigma che secondo me appartiene al personaggio. Mi ha sempre dato fastidio essere chiamato Pinhead sul set, proprio per quella ragione.
  • Lui è molte cose per me. Potere, melanconia, perdita, curiosità ed aridità emozionale, sentimenti, colori e uno specifico brano musicale di Antonio Vivaldi, insomma molte cose. Non ultima l’odore della colla del lattice!

Da Hellraiser 2. Hellbound

Intervista di John Nicol, Fangoria, n. 314, giugno 2012; riportato e tradotto in Doug Bradley racconta Hellraiser, Ilzinefilo, 9 aprile 2018

  • Con quel personaggio così affascinante ed intrigante e con così poco tempo su schermo nel primo film, sentivo di aver solamente grattato la superficie.
  • Mi sono limitato a fare al meglio il mio lavoro, sperando bastasse. A quanto pare è bastato! In più, sebbene Pinhead era nel poster del primo film, sulla copertina di “Time Out” e altri giornali, non facevo parte della promozione di quel film. Non ho fatto una sola intervista all’epoca, e tutti gli articoli facevano riferimento al mio personaggio – ancora anonimo, lo ricordo – mentre io non ero mai menzionato.
  • [Su Tony Randel] Penso che alcuni elementi “infernali” vengano da lui, ma non ho dati per poterlo affermare. Non è qualcosa che io abbia mai approfondito: non ho neanche mai saputo che esistesse una mitologia di Hellraiser.

Da Hellraiser 3

Intervista di John Nicol, Fangoria, n. 315, agosto 2012; riportato e tradotto in Doug Bradley racconta Hellraiser, Ilzinefilo, 9 aprile 2018

  • Devo dirlo, ho lavorato bene con la troupe americana: non c’è dubbio che io venissi dal nulla ed ora ero trattato come una star, quindi ricordo quell’esperienza come una delle mie più felici.
  • Naturalmente tutto è diverso, sia perché stavamo dall’altra parte del mondo sia perché Clive non era più coinvolto – sebbene il soggetto fosse sviluppato da Pete Atkins e Tony Randel, e scritto da Pete, quindi in perfetta continuity – e l’effetto fu quell’inevitabile processo che si ha in ogni sequel di un film, e poi nelle acque turbolente del franchise.
  • Hellraiser è considerato ora un “film horror americano” più che uno britannico, come mi sembra di capire dalla tua domanda. Hellraiser è in qualche modo compromesso dalla cosa, perché è stato scritto ed originariamente concepito per essere ambientato a Londra. Una volta eccitati da quello che hanno visto, la New World ha deciso che voleva un seguito ambientato in America, il che significava una scomoda ibridazione con il film originale, di cui soffre anche Hellraiser 2: il terzo film si presenta in modo deciso come film americano.
  • È un film a più strati, che la sua ambientazione sia grintosa o meno, e contiene molti dei miei “momenti Hellraiser” preferiti. Tutti merito di Tony Hickox.

Da Hellraiser 4. Bloodline

Intervista di John Nicol, Fangoria, n. 316, settembre 2012; riportato e tradotto in Doug Bradley racconta Hellraiser, Ilzinefilo, 9 aprile 2018

  • Ad uno sguardo superficiale Bloodline era molto ambizioso, con un copione complicato rispetto almeno a quanto visto prima. Tre storie diverse, tre epoche differenti – passato, presente e futuro – e grandi effetti speciali ovunque ti giri. Come si può pensare di arrivare a tutto questo con lo stesso budget di Hellraiser 3 rimane un mistero per me.
  • Se qualcosa poteva andare storto, ci andava. Abbiamo avuto incendi, un alluvione, uno sciopero, il ragazzo ha avuto la varicella!
  • Imparai le mie battute mentre ero al trucco e sperai che quella roba avesse senso con ciò che mi avrebbe circondato, perché non avevo più idea di quale fosse la trama del film.
  • Con tutti questi problemi e una tonnellata di scene rigirate l’anno successivo, è un miracolo che sia uscito fuori un film da distribuire. Alla fine, è un film decente e presenta alcuni dei momenti più forti e memorabili della serie.
  • È facile dire che se stilassi una lista di posti dove si potrebbe trovare Pinhead, ce ne sarebbero davvero tanti prima di arrivare nello spazio, ma non ho lavorato con Clive per vent’anni senza aspettarmi l’inaspettato.
  • È irrilevante il posto: spazio profondo, sott’acqua, Paradiso o Inferno. Ciò che importa è che la storia abbia un contesto drammatico, e Bloodline rientra alla perfezione nello schema delle cose.

Da Hellraiser 5. Inferno

Intervista di John Nicol, Fangoria, n. 317, ottobre 2012; riportato e tradotto in Doug Bradley racconta Hellraiser, Ilzinefilo, 9 aprile 2018

  • Al contrario del solito ho ricevuto con molto anticipo il copione dalla Dimension Films, accompagnato da una nota criptica che diceva all’incirca «Ecco il copione, leggilo. Se vuoi fare di nuovo Pinhead va bene, altrimenti non c’è problema». Parole molto strane! Iniziando a leggere la mia impressione è stata molto positiva. Mi piaceva che la storia iniziasse senza alcun riferimento che facesse pensare ad un film di Hellraiser, e quindi non importava se non conoscevi gli elementi della serie. Poi arriva la prima scena del crimine e, se sei uno che ha seguito la serie, ti basta un’occhiata per capire tutto quello che inizia a succedere da quel punto in poi. Pensai che fosse una scelta azzeccata.
  • Mentirei se dicessi che mentre leggevo il copione non pensavo «Ok, sono quasi a metà film e ancora non sono in scena. Ah, aspetta, eccomi. Oh... non ci sono già più...» E via fino alle ultime pagine. Molti fan mi avevano detto che erano rimasti seccati che il film fosse stato venduto grazie alla presenza di Pinhead – il cui volto riempie le locandine dei DVD – solo per poi scoprire che si vede solo per pochi momenti.
  • Le scene rigirate di Bloodline sono state la prima occasione in cui qualcun altro abbia scritto per Pinhead, e la prima volta che io ho avuto dubbi sul testo. Principalmente perché erano "americanismi" e strano slang.

Da Hellraiser 6. Hellseeker

Intervista di John Nicol, Fangoria, n. 318, novembre 2012; riportato e tradotto in Doug Bradley racconta Hellraiser, Ilzinefilo, 9 aprile 2018

  • Anche in questo caso Hellseeker era una sceneggiatura pre-esistente che era stata trasformata in un film di Hellraiser: credo che abbiano fatto un buon lavoro, ma era troppo tardi per rimetterci mano e la cosa era frustrante. Tutto questo andava fatto già settimane prima.
  • Ci siamo riusciti, alla fine, sebbene Rick ed io non eravamo d’accordo su tutto. Lui rimaneva fermo nell’opinione che questo dovesse rimanere un film a sé stante: aveva senso solo se questo fosse il primo Hellraiser. Comunque non voleva richiami ai precedenti film, ed io accettai questo punto base, sebbene trovassi assurdo avere questi due personaggi principali della serie che si incontrano di nuovo ma senza parlare.
  • Il personaggio del vagabondo e la cosa del «Qual è il tuo piacere?» è tutta opera di Rick. Abbiamo avuto questa idea pazza di tenere tutto segreto, ecco perché nei crediti risulto come Charles Stead. E ha funzionato! Charles è il nome di mio padre mentre Stead è il nome da ragazza di mia madre.

Da Hellraiser 7. Deader

Intervista di John Nicol, Fangoria, n. 320, febbraio 2013; riportato e tradotto in Doug Bradley racconta Hellraiser, Ilzinefilo, 9 aprile 2018

  • Quando la Dimension ha contattato i miei agenti per il film, mi hanno offerto lo stesso compenso di Hellseeker... per fare in totale due film. Non serve un genio per capire che lo stipendio è stato quanto meno dimezzato. Così per la prima volta mi sono rifiutato di interpretare quel ruolo: anzi, i miei agenti hanno detto di no subito, anche senza discuterne con me, sapendo che sarei stato perfettamente d’accordo. È servita un’enorme quantità di tempo per mettersi seduti a negoziare, eppure tutto andò così male che mi venne detto che se non si trovava un accordo avrebbero organizzato dei provini per il nuovo Pinhead. L’idiozia si risolse da sola e io cominciai a fare il pendolare fra Londra e Bucarest.
  • Era frustrante e seccante che la Dimension non fosse interessata a generare nuovo materiale per il franchise: si limitava ad usare il materiale che aveva già davanti.
  • Temo di aver dato l’impressione di essere scontento del film o riluttante a farlo. Spero di no, perché non è così. Ha un ottimo cast e ho tanti bei ricordi delle riprese.

Filmografia

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