Dolce (cucina)
alimento caratterizzato da un sapore dolce
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Citazioni sul dolce inteso come portata di cucina.
- – Dolcetto? Che cos'è? Ha un buon sapore?
– Ma come? Non lo sai? Ahh... altroché, i dolci sono le cose più squisite che si possono trovare in tutto l'universo. (Dragon Ball Z) - I dolci non devono avere un senso, per questo sono dolci! (La fabbrica di cioccolato)
- Il dolce non è propriamente un cibo. Il dolce stimola meno lo stomaco che la fantasia: quell'angolo riposto della nostra fantasia che s'ispira alle voluttà dei sapori. Gli uomini privi di siffatta fantasia tengono il dolce per un'aggiunta inutile, una superfluità, un lusso. Nell'ordine dei cibi il dolce tiene il luogo del vizio, meglio ancora di un peccato è il caso di dire dolcissimo. Non è senza una precisa ragione che il dolce viene alla fine del pasto. I dolci noi non li accettiamo se non saziata la fame, placata la necessità. Implacata ancora in noi la fame, i dolci e comunque le sostanze zuccherate ci ripugnano al solo guardarle. Le bestie che non mangiano se non per nutrirsi, rifiutano i dolci. Del pari gli uomini bestiali, i quali terminano il pasto sul formaggio. L'assaporamento dei dolci richiede una inclinazione naturale alla fantasia e ai rapimenti poetici. Viene il dolce alla fine del pasto siccome si ridesta la poesia spento che è il dramma e la necessità. E quindi uscimmo a riveder le stelle. Il dolce fa dimenticare quel che di necessario e dunque di cupo e di mortale è nell'operazione del nutrirsi, ci riconcilia con la parte divina della vita e fa rifiorire in noi il riso. (Alberto Savinio)
- La vita è come i dolci. Puoi avere tutti gli ingredienti e le istruzioni della ricetta, ma non basta perché siano buoni. (Alessandro D'Avenia)
- Nessuno di noi aveva più fame, ma è proprio questo il bello del momento dei dolci: tutta la loro raffinatezza si coglie solo quando non li mangiamo per placare la fame, solo quando l'orgia di dolcezza zuccherina non soddisfa un bisogno primario, ma ci ricopre il palato di tutta la benevolenza del mondo. (Muriel Barbery)
- Sappiamo da fonti, e anche da incisioni, che grandi artisti, come Gian Lorenzo Bernini, si sono dedicati alla fattura di dolci monumentali per l'aristocrazia romana. Queste opere erano fatte in gelatina, in panna montata, in creme di vario colore e solidità. Tali produzioni dovevano essere estremamente libere, capricciose, perché è molto più facile modellare in gelatina che non in creta o, addirittura, in marmo. Nella preparazione dei dolci manca quella ostilità quella refrattarietà di una materia come il marmo, per esempio, che appunto impedisce di esprimersi con la fantasia sbrigliata con cui si possono esprimere opere effimere. (Federico Zeri)
- Sono esistite culture alle quali era estranea l'espressione figurativa, ma che si sono manifestate in altri modi: fra questi la cucina, la preparazione dei cibi, può avere un ruolo primario. A volte può essere significativa la sola ricetta di un cibo. Ma la preparazione dei dolci, come accadde nell'Italia barocca, ha costituito un fatto artistico di prim'ordine. (Federico Zeri)