Claudio Rutilio Namaziano

poeta e politico romano
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Claudio Rutilio Namaziano (fl. 414-415 d.C.; ... – ...) poeta e politico romano.

Nave romana, da una moneta. Proprio su una nave Rutilio Namaziano compie parte del suo viaggio verso le Gallie

De reditu suo modifica

  • Ascolta, bellissima regina del tuo mondo, | accolta tra le stelle del firmamento, Roma; | ascolta, madre di uomini e di dei: | grazie ai tuoi templi non siamo lontani dal cielo.
Exaudi, regina tui pulcherrima mundi, | inter sidereos, Roma, recepta polos; | exaudi, genetrix hominum genetrixque deorum: | non procul a caelo per tua templa sumus. (I, 47-50)
  • O Roma, nessuno, finché vive, potrà dimenticarti [...] | Hai riunito popoli diversi in una sola patria; | la tua conquista ha giovato a chi viveva senza leggi; | offrendo ai vinti il retaggio della tua civiltà, | di tutto il mondo diviso hai fatto un'unica città.
[Roma] sospes nemo potest immemor esse tui [...] | Fecisti patriam diversis gentibus unam; | profuit iniustis te dominante capi; | dumque offers victis proprii consortia iuris, | Urbem fecisti, quod prius orbis erat. (I, 52, 63-66)
  • Non ti ha dato danno la Libia con le sue sabbie infuocate | non ti ha respinto l'Orsa, armata del suo gelo.
Te non flammigeris Libye tardavit arenis, | non armata suo reppulit Ursa gelu. (I, 59-60)
  • Si alza un avverso vento di Borea: ma anche noi | lottiamo ai remi per risalire, mentre il giorno occulta gli astri.
Adversus surgit Boreas, sed nos quoque remis | surgere certamus, cum tegit astra dies. (I, 399-400)
  • Proseguendo per mare già si staglia la Capraia, | un'irta isola piena di uomini che fuggono la luce.
Processu pelagi iam se Capraria tollit; | squalet lucifugis insula plena viris. (I, 439-440)
  • Non si possono più riconoscere i monumenti dell'epoca trascorsa, | immensi spalti ha consunto il tempo vorace. | Restano solo tracce fra crolli e rovine di muri, | giacciono tetti sepolti in vasti ruderi. | Non indignamoci che i corpi mortali si disgreghino: | ecco che possono anche le città morire.[1]
Agnosci nequeunt aevi monumenta prioris: | grandia consumpsit moenia tempus edax. | Sola manent interceptis vestigia muris, | ruderibus latis tecta sepulta iacent. | Non indignemur mortalia corpora solvi: | cernimus exemplis oppida posse mori. (I, 409-414)
Munera fortunae metuunt, dum damna verentur. (I, 443)

Note modifica

  1. Da Le città muoiono, in Il ritorno, a cura di Alessandro Fo, Einaudi, Torino, 1992, p. 31. ISBN 978-88-06-12585-1

Bibliografia modifica

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